Ciao Franca,
immagino il tuo disagio rispetto a ciò che racconti.
Nelle tue parole sembra essere contenuta la risposta alla tua domanda. Mi spiego. Tu dici di ridere nei momenti difficili (situazioni spiacevoli a scuola), oppure in quelle situazioni che ti vedono anche direttamente coinvolta affettivamente (come perdite di persone care, vedi nonno, oppure separazione/distacco da persone care, vedi ex ragazzo). Sembrerebbe esserci, da come scrivi, una tua difficoltà a "reggere pubblicamente" le emozioni del dispiacere o dolore. Il fatto che davanti agli altri ridi, mentre da sola ti lasci andare al pianto, mi fa supporre che sei una ragazza sensibile alla vergogna, come se temessi cioè di mostrare agli altri il lato di te più vulnerabile.
Non conoscendoti, in questo contesto posso offrirti solo alcune domande come SPUNTI DI RIFLESSIONE per te:
- ti apri in genere agli altri, cioè condividi le tue emozioni, piacevoli e spiacevoli, con le persone care (genitori, fratelli, amici, compagni...)?
- quando vedi una persona dispiaciuta o addolorata cosa senti intimamente? ti dispiace per l'altro oppure giudichi negativamente la sua reazione?
- che cosa immagini potrebbe accadere (dentro di te e fuori di te) se qualcuno a te familiare ti vedesse piangere? ti è mai successo? se si, cosa hai provato in quella circostanza?
Vedi Franca, alcune persone credono che manifestare le proprie emozioni di tristezza o di dispiacere sia sinonimo di "debolezza". In realtà però non è così. La vulnerabilità infatti non è debolezza, ma uno dei tanti aspetti della nostra umanità che ci consente di essere avvicinati dagli altri e, a nostra volta, di avvicinarci agli altri.
SUGGERIMENTO:
Potrebbe esserti utile approfondire questo "disagio" con lo psicologo scolastico per esplorare il mondo delle tue emozioni e dei tuoi sentimenti e prendere consapevolezza della ricchezza del tuo mondo interno.
Ti faccio i migliori auguri