Assertività

ASSERTIVITA'

Definizione

Lo studioso  che ha elaborato le prime teorie sui comportamenti assertivi è stato A. Salter nel 1949 studiando la base e gli effetti dell’ansia sociale.

Nel 1963 Lazarus e Bandura hanno approfondito gli studi sull’assertività e dal quel momento l’assertività è stata oggetto di numerose considerazioni nell’ambito psicologico.

Si può definire l’assertività come una modalità di comunicazione flessibile, attraverso la quale si affermano i propri punti di vista senza prevaricare né essere prevaricati.

Si può altresì definire come la capacità di usare qualsiasi contesto relazionale a proprio vantaggio. La persona assertiva, infatti, rappresenta chi è al timone della propria vita e non in balia degli eventi.

La risposta assertiva va valutata all’interno della situazione sociale e consiste in un processo continuo di revisione della propria modalità comunicativa.

L’obiettivo di una comunicazione assertiva è il raggiungimento della capacità di ridurre sia  le proprie componenti aggressive che quelle passive.

 

CARATTERISTICHE DEL TIPO AGGRESSIVO

La persona aggressiva è concentrata sui propri desideri , sul proprio bisogno di potere, senza considerare gli altri e non rispettandone i limiti.

Utilizza qualsiasi mezzo a propria disposizione, anche distruttivo e violento. Sono presenti componenti di ansia associate a rabbia e ostilità.

 

CARATTERISTICHE DEL TIPO PASSIVO

La persona passiva subisce le situazioni senza opporsi, pensando più ad accontentare gli altri che se stesso. E’ facilmente influenzabile.

Questo comportamento è dettato dal bisogno di ottenere il consenso di tutti ed evitare qualsiasi contrasto.

E’ presente un forte senso di colpa associato a componenti fortemente ansiose.

L’assertività e i livelli di comunicazione

L’assertività si basa sulla funzionalità di 5 livelli.

Il primo consiste nella capacità di riconoscere le emozioni e di evitare il coinvolgimento negativo, come ad esempio il senso di vergogna.

Il secondo è la capacità di comunicare emozioni e sentimenti, anche negativi, attraverso svariati strumenti comunicativi. Racchiude il controllo delle reazioni motorie senza che vengano alterate o inibite dall’ansia.

Il terzo livello comprende la consapevolezza dei propri e degli altrui diritti.

Il quarto livello comprende la disponibilità ad avere la stima di sé e degli altri.

L’ultimo livello comprende la capacità di auto-realizzazione.

Per giungere a questo bisogna avere una immagine positiva di se stessi. 

Infatti, un ‘ambiente interno’ rilassante permette di affrontare situazioni anche difficili, mettendo a propria disposizione, in modo chiaro e sereno, i propri mezzi.

STILI DI COMUNICAZIONE VERBALE

Andiamo ad analizzare quali sono i diversi stili di comunicazione verbale nel soggetto passivo, aggressivo e assertivo.

Il soggetto passivo utilizza affermazioni lunghe e ripetitive, con una voce bassa e tremolante, esitazioni, schiarimenti di voce e parole riempitive come ‘forse’;

vengono usate spesso giustificazioni e offerta di scuse;

frasi che minimizzano i propri bisogni e quindi poche affermazioni che iniziano con il pronome ‘io’ e frasi di autocommiserazione.

Il soggetto aggressivo, al contrario, utilizza spesso affermazioni che iniziano con il pronome ‘io’;

domande o frasi minatorie, sarcastiche per svilire l’altro o per indurre sensi di colpa;

la voce è concitata.

La persona assertiva utilizza frasi coincise, chiare e adeguate al contenuto con una voce ferma e costante;

usa domande per capire i sentimenti e i pensieri dell’altro;

non utilizza imperativi, ma critiche costruttive senza colpevolizzazione.
 

STILI DI COMUNICAZIONE NON VERBALE

La comunicazione verbale è strettamente connessa a quella non verbale ed è importante considerare che in presenza di un conflitto tra comunicazione verbale e non, prevale ciò che viene espresso a livello non verbale. Vediamo i diversi stili adottati.

Il soggetto passivo si siede sull’orlo con i piedi arcuati.

Le spalle sono piegate verso il basso e le braccia incrociate sul petto come a proteggersi.

Spesso si copre la bocca con la mano e ha uno sguardo sfuggente diretto verso il basso.

In generale, i gesti sono ripetitivi, incerti e rapidi.

Ha una distanza eccessiva nei confronti dell’interlocutore.

Quello aggressivo si muove in continuazione, ha le braccia conserte, il corpo proiettato verso l’alto.

Ha una distanza eccessivamente ravvicinata che invade l’altro.

Al contrario, la persona assertiva muove le mani in modo aperto ed invitante, ha una postura rilassata e mantiene una distanza adeguata nei confronti dell’interlocutore.


Per quanto riguarda l’assertività sono molto importanti le IDEE IRRAZIONALI , che sono quelle spinte dal non dover dire qualcosa per non ferire l’altro, ostacolando così l’espressione dei propri sentimenti.

Le idee irrazionali sono innumerevoli, tra cui:

– devo sempre essere approvato da tutte le persone per me importanti;

– devo mostrarmi sempre competente in tutto ciò che faccio;

– mi considero fragile, inadeguato e quindi bisogno di dipendere dagli altri.

 presentazione di un caso clinico

Ho avuto in cura una giovane coppia che ha chiesto il mio intervento in quanto avevano continui litigi, tanto da pensare ad una eventuale separazione come unica via d’uscita.

Vorrei raccontarvi il percorso che ho adottato per aiutarli a individuare che il motivo della loro mancanza di comunicazione derivava dal non conoscere i principi fondamentali della comunicazione assertiva.

La comunicazione è uno dei fondamenti su cui poggia la relazione uomo-donna. Purtroppo, spesso la cultura e l’educazione posso avere inciso negativamente. A molte donne e a molti uomini, infatti, non è stato insegnato ad esprimere i propri sentimenti, a legittimare le proprie richieste, a rifiutare le richieste indesiderate.

Inoltre, spesso si crede al noto luogo comune che tra due persone che si amano ‘ le parole non sono necessarie, ci si capisce al volo’. Quando accade che le proprie aspettative e speranze che l’altro capisca ‘intuitivamente’ vanno disattese, la rabbia e la delusione prendono il sopravvento.

Ovviamente, come spesso accade, mi sono sentita dire frasi come: ‘non mi dice mai quello che prova’, ‘ dice di amarmi ma non me lo dimostra’, ‘ è inutile continuare a parlare, tanto non capisce’.

Invece, ristabilire un livello comunicativo in cui ognuno può dar voce alla propria emotività e affettività, è la via da percorrere.

Per questo, ho iniziato a far loro conoscere il concetto di ‘chiedi e non pretendere’: chiedere significa anche accettare il diritto dell’altro a dirci ‘no’; ad esempio, è diverso sentirsi dire ‘smetti di guardare la televisione mentre ti parlo’ rispetto a ‘ mi farebbe piacere che quando parliamo io abbia la tua attenzione’.

Un altro aspetto molto importante è quello di saper fare domande, invece di accusare: diverso è chiedere ‘mi dai una mano?’ che dire ‘come al solito, non mi aiuti’.

Siamo poi passati ad un argomento spinoso: imparare a criticare quello che l’altro fa e non quello che l’altro è. Quasi sempre, nella coppia si tende a voler cambiare il partner, facendo notare quello che non va con continue critiche. Questo inevitabilmente porta la persona criticata ad alzare barriere di difesa, che non fanno che aumentare la lontananza comunicativa. Al contrario, è di grande aiuto nella coppia riconoscere quello che il partner fa per noi, non dandolo per scontato, ma anzi mostrando il nostro apprezzamento.

Dopo svariati incontri, durante i quali la coppia mostrava una certa resistenza a cambiare il proprio  modo di comunicare e di relazionarsi, ho reputato opportuno dare loro una sorta di ‘compiti a casa’ per sperimentare la richiesta di gratificazione. Questo passaggio è stato molto utile, perché hanno sentito dentro di loro che c’è la reale possibilità di cambiare, di stare meglio insieme, di interrompere i loro continui litigi.

La mia soddisfazione è stata soprattutto quella di sentirli esprimere anche sentimenti negativi, quali rabbia, frustrazione, tristezza senza colpevolizzare l’altro.

Non è stato certo un percorso facile nè breve, ma il raggiungimento di una serenità di coppia è stato possibile anche perchè la loro motivazione a salvare il loro rapporto era molto forte e questo ha permesso loro di riuscire a mettersi in discussione, aspetto fondamentale per ogni cambiamento terapeutico.

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