Cosa succede?

Fernanda

Buonasera, mi chiamo Fernanda. Ho 35 anni e da un po’ di tempo a questa parte desidero mollare tutto e andare via. Mi spiego: sono sposata da 16 anni ( si, ho iniziato presto, dopo una gravidanza inaspettata e un matrimonio obbligato) … la mia prima figlia ha 16 anni, la seconda 13 e il piccolo ha 3 anni. Lavoro da qualche tempo nell’azienda di mio padre e frequento il 2 anno di università. Il problema è che da quando è nato il mio ultimo figlio ho una specie di avversione per la maternità e la famiglia. È come se fossi stanca di questo continuo pensare agli altri e quasi zero a me stessa. La mia vita sembra quella di una pallina in un flipper: sveglia presto, figli a scuola, 25 km in auto per raggiungere il lavoro ( che non mi piace ma ho bisogno di lavorare a causa di problemi creati dai miei suoceri 5 anni fa) … lavoro, lavoro fino a sera… torno a casa e ricomincia il flipper. Tempo per studiare ( unica mia passione )… di notte. Non riesco a seguire i corsi, ho anche chiesto a mio padre di aiutarmi un pochino, di concedermi un po’ di tempo almeno per seguire i corsi, ma per lui questa storia dell’università è una sciocchezza ( anche se fino a questo momento ho tenuto una media di voti alta). Così accade ( molto, troppo spesso) che desidero andare via, lasciare i figli, mio marito, portare con me solo i miei libri e me stessa. Inoltre ho un rifiuto per mio figlio di 3 anni, non riesco ad accettare di aver messo al mondo un maschio, non so il perché. Non ho comprensibile da parte di nessuno, né dai miei, ne’ dalla mia famiglia, mentre dal mio canto non mi risparmio per nessuno. Provo malessere, è come se stessi urlando in mezzo a tante persone senza che nessuno si volti a guardare. Sono da condannare? Come posso reagire?
Grazie mille per l’aiuto

4 risposte degli esperti per questa domanda

Salve Fernanda, Mi dispiace molto per la situazione che descrive e comprendo il disagio che può vivere in questo momento, soprattutto quando riferisce che i tuoi pensieri non possono essere condivisi e condivisibili. Ritengo fondamentale che lei possa chiedere un consulto psicologico per cercare di esplorare meglio pensieri e vissuti emotivi connessi alla vita attuale ed a questa maternità che sembra aver scombussolato un po' tutto.

Ritengo inoltre che uno spazio psicologico possa essere utile per trovare strategie efficaci per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL 

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

Il Dott. Francesco Damiano Logiudice offre supporto psicologico anche online

Buonasera Fernanda, dal suo breve racconto emerge un bisogno di trovare la propria strada e questo è positivo. Invece rispetto al “non accettare il suo bimbo di 3 anni” sembra più un non risolto verso la sua famiglia di origine forse è ancora troppo invischiata e non riesce distaccarsi psicologicamente. Potrebbe confrontarsi con suo marito e valutare di cercare un lavoro part-time che le possa consentire di frequentare l’università. Fernanda non si condanna nessuno cerchi di capire se è disposta a fare sacrifici per la propria famiglia che in un modo o nell’altro è un bene prezioso da accudire e custodire.
Le auguro buona serata
Dott.ssa Saracino Alessia

Dott.ssa Alessia Graziella Saracino

Dott.ssa Alessia Graziella Saracino

Pavia

La Dott.ssa Alessia Graziella Saracino offre supporto psicologico anche online

Gentile Fernanda,

dalla sua descrizione si osserva importante stanchezza, pesantezza e senso di "bicchiere pieno strabordante". Da come dice è proprio vero che il tempo per lei come persona e individuo è molto difficoltoso ritagliarsi nella frenesia delle sue giornate.

Cosa può essere successo con la nascita del figlio? E' un bambino vivace? Lei desiderava una femmina?

Mi sembra inoltre di capire che ha già provato a parlarne in famiglia ma chi le sta vicino non comprende totalmente la sua necessità e la sua voglia di studiare.

La domanda sono da condannare è riferita a lei o ai familiari? Le risponderei che in nessun modo si è da condannare perchè lei comunque sta facendo molto per gli altri e forse è arrivato il momento dove lei ha bisogno di pensare anche a se stessa e ai suoi sogni. Lei per di più sta cercando di non far mancare nulla a nessuno. Forse però in questo momento ha messo troppi impegni insieme e di conseguenza ha tanto stress personale attivo in lei.

Potrebbe valutare inoltre un percorso di psicoterapia individuale per avere uno spazio solo suo dove potersi aprire, confrontare con un esperto, neutro e che non giudica, cercare le sue risorse e anche la strada e il coraggio nelle proprie scelte future.

Resto disponibile per informazioni, richieste aggiuntive, eventuale consulenza online o se volesse rispondere in privato alle domande poste.

Cordialmente

Dott.ssa Federica Ciocca

Psicologa e psicoterapeuta

Ricevo a Torino e online

Dott.ssa Federica Ciocca

Dott.ssa Federica Ciocca

Torino

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Cara Fernanda,

la situazione che Lei riporta ed il desiderio d'evasione ha poco a che vedere con il luogo in cui si trova e le persone con cui si relaziona, ma molto con il tipo di vita che sta conducendo. Emerge il racconto di un'esistenza dedicata alla dimensione del dovere a scapito di tutto ciò che può per Lei essere piacere, questo la porta a detestare tutto ciò che la circonda ed a vivere un rifiuto per la sua condizione, anche di madre.

Non deve sentirsi egoista nel suo bisogno di maggiore benessere, questo è umano ed è infondo ciò che spesso salva la vita a molti. Questo non significa "mollare tutto e scappare", poichè scappando, spesso, ci si ritroverebbe punto e capo, vittima di sensi di colpa e stati d'animo negativi; ma piuttosto cambiare l'approccio nei confronti di ciò che si sta vivendo ed amplificando la sfera della passione nella sua vita. Un aiuto da parte di un professionista potrà di certo indirizzarla.



 

Un caro saluto

Dott.ssa Francesca Ardigò