Depressione e infelicità relazionale

Maria

Ho 26 anni e convivo con un uomo molto più grande di me, l’unico con cui abbia mai avuto esperienze sentimentali e sessuali. Se agli inizi di questa relazione, della durata di 8 anni, c’era gioia da entrambe le parti, da due anni ha iniziato a deprimermi a causa del desiderio insistente da parte sua di avere dei figli. L’argomento era già stato affrontato anni fa e io avevo espresso la volontà di non parlarne prima dei 30 anni, senza che ci fossero obiezioni. Vorrei concludere degli studi su cui mi sto specializzando. Il grave problema è che da due anni (dunque da quando avevo 24 anni) ogni giorno per me è un calvario: anche se non faccio alcunché di male (ho anche un impiego che mi permette di non gravare sulle spalle del partner, dunque economicamente pago ciò che mi serve con i miei soldi), vengo letteralmente sommersa di offese perché non ho ancora figli. Mi viene spesso ripetuto che sono senza valore e vengono annichilite le mie ambizioni lavorative. Ho dovuto rinunciare ad un dottorato su pressione di questa persona e soffro molto perché mi sento imprigionata. Io ho 26 anni e non ho mai avuto altre esperienze con gli uomini, mi sento molto disorientata e avverto un senso di soffocamento immane perché questa persona, alla mia età, aveva già un’esistenza pienamente vissuta, al contrario di me. Eppure pretende che io rinunci alla mia, consumandomi in questo modo. Cosa posso fare? È difficile liberarsi di una relazione di 8 anni, ma sembra che l’uomo che conobbi si sia trasformato in una specie di folle, che invece di darmi forza me la toglie. Forse teme per la sua età e vede in me l’unica ancora di salvezza per il suo futuro, ma io non sono una martire, o dovrei esserlo? Per una cosa che ad oggi, nelle attuali condizioni, non voglio realizzare? Mi sento più spaventata e inerme ogni giorno che passa e mi sono anche ammalata per questa situazione.

8 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Maria,

la scelta di avere dei figli è un elemento molto importante per l'equilibrio e la progettualità nella coppia. Se, al momento, lei ha alte priorità credo che sia molto complesso prendere in considerazione una scelta così impegnativa e trasformativa della propria quotidianità. Altro aspetto sono i comportamenti svalutanti che subisce in modo ripetuto da parte del suo compagno: quali potrebbero essere le ragioni di questa dinamica e per quale motivo lei tollera questa situazione? Da quello che scrive credo che possa essere opportuno rivolgersi ad una specialista per lavorare sulla vostra coppia o singolarmente con lei per comprendere la sua storia, la relazione sentimentale e l'area di vulnerabilità che contribuisce a perpetrare la condizione che sta vivendo da tanto tempo.

Cordiali saluti

Dott.ssa Giovanna Canziani

Dott.ssa Giovanna Canziani

Bologna

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Buongiorno Maria, ho letto con attenzione la sua richiesta e mi sento di risponderle così.

Innanzitutto, essendo una Psicoterapeuta ad indirizzo Psicosomatico, sono rimasta colpita che abbia scritto che si è ammalata. Infatti, credo che la malattia sia un segnale molto preciso che il corpo ci manda per comunicarci che qualcosa non va e che occorre lavorare su cosa ci ha fatto ammalare perché esiste un profondo legame tra psiche e corpo. Ora non so nello specifico che malattia abbia lei, ma ogni malattia o disagio fisico ha significati e ci comunica delle cose ben diverse e specifiche, che bisogna prendere in considerazione sia da un punto di vista medico, ma anche psicologico.

Credo che anche il senso di soffocamento che avverte e la sua inadeguatezza nella situazione sentimentale attuale siano da prendere in considerazione con un percorso di cura psicologico.

Infine, cara Maria, le malattie arrivano come un momento per riflettere e sono momenti di crisi, nell’attuale situazione di emergenza in cui tutti ci troviamo e le dirò di più sono anche positivi se decidiamo di ascoltare il nostro corpo e prendercene cura per raggiungere un cambiamento. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti e/ o informazioni

 

Dott.ssa Viviana Coniglio

Dott.ssa Viviana Coniglio

Pavia

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Cara Maria, 

sembra da quello che scrive, che la situazione le sia abbastanza chiara. 
Si trova in una condizione difficile e mi rendo conto di quanto questo la possa far sentire frustrata. 
Quando in una coppia, per tempi e/o per priorità, ci si trova a volere cose diverse questo può succedere. 
Quello che va evitato è una convivenza con accuse e recriminazioni che, oltre a creare disagio, fanno perdere il rispetto per se stessi.  Se ho capito bene, probabilmente sente che continuare la sua relazione significa dover rinunciare alle sue ambizioni.

Fare una scelta a volte é difficile e complicato e spesso è il frutto di un processo che non sempre abbiamo la forza di portare avanti da soli. Perciò se sente che le sue "forze" vengono meno, non esiti a chiedere aiuto.
Le faccio un grande in bocca al lupo, 

 

Dott.ssa Graziella Torrisi

Dott.ssa Graziella Torrisi

Milano

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Gentile signora,

una donna non è tale se è all’interno di una relazione. Una donna è tale anche fuori da questa. Non è accettabile abdicare alla propria dignità, progettualità, valore in nome di un uomo. L’amore è una cosa seria che va costruito, curato, accompagnato, manutenuto, protetto.

Non è accettabile abdicare a sé stessa. In nome di che cosa? Dell’amore? Quale amore? Quello che sta vivendo? Mi pare più odio. (Sto provocando apposta).

Mi sembra ovvio che un argomento importante e complicato come questo che non si possa affrontare in due righe, perciò, se crede, mi può contattare anche online attraverso il mio sito.

In attesa, le porgo cordiali saluti.

Gentile signora,

una donna non è tale se è all’interno di una relazione. Una donna è tale anche fuori da questa. Non è accettabile abdicare alla propria dignità, progettualità, valore in nome di un uomo. L’amore è una cosa seria che va costruito, curato, accompagnato, manutenuto, protetto.

Non è accettabile abdicare a sé stessa. In nome di che cosa? Dell’amore? Quale amore? Quello che sta vivendo? Mi pare più odio. (Sto provocando apposta).

Mi sembra ovvio che un argomento importante e complicato come questo che non si possa affrontare in due righe, perciò, se crede, mi può contattare anche online attraverso il mio sito.

In attesa, le porgo cordiali saluti.

Cara Maria,

leggendo il suo scritto emerge tutta la sua sofferenza, e sinceramente le cose che leggo mi destano un pò di preoccupazione. Mi sembrano al confine con un maltrattamento psicologico. Lo dico con cognizione di causa, lavorando in questo ambito. 

Quando ci troviamo di fronte ad un partner che ci svilisce, ci offende e cerca di controllare le nostre decisioni e le nostre azioni è molto facile che ci si trovi dentro una relazione disfunzionale, ed è auspicabile capire cosa fare per il benessere individuale. 

Colgo dalle sue parole un desiderio di uscire da questa relazione e secondo me anche con un supporto psicologico potrebbe arrivare a prendere la decisione migliore per lei. 

A presto

Buongiorno,

alcuni uomini instaurano relazioni con donne molto più giovani con l'idea di poterle dominare. Non si rendono conto che le persone crescono, maturano, diventano grandi, seguendo una strada che difficilmente coincide con le loro aspettative. Giunge un momento in cui la giovane ragazza diventa donna e non è più la persona dipendente e facilmente manovrabile dei primi tempi.

Forse non è il suo compagno ad essere cambiato, ma lei. E questo è difficile da accettare per lui. Certamente il problema del figlio, come dice, esiste... ma forse è solo la rappresentazione concreta di un problema tra di voi più globale, che investe la vostra relazione su più aspetti.

Il suo compagno sembra essersi trasformato in folle perchè ha perso la ragazzina della quale un tempo si era innamorata? Ha difficoltà a rapportarsi con una donna, persona paritaria? Lei non vuole più un uomo che troppo, oggi, incarna la figura protettiva paterna?

Tutte domande... bisogna capirci di più in questa dolorosa situazione.

Un caro saluto.

Ciao Maria, 

io credo che questa situazione che ti sta provocando una grave soffetenza  possa essere esemplificata con la metafora della "gabbia". Non ti senti più libera di essere te stessa, non solo nell:ambito relazionale-affettivo ma anche in quello professionale, e sopratutto mi sembra che tu venga svalutata costantemente con un impatto sulla tua autostima.

Quando vi siete conosciuti 8 anni fa eri una giovanre ragazza, sicuramente con tanti progetti ma meno consapevole di ora. Forse il tuo compagno più grande pensava che saresti rimasta "per sempre" quella ragazzina e non è stato in grado di vivere la normale evoluzione delle persone, soprattuto, molto giovani.

Inoltre io non so come si esplicitino esattamente le critiche nei tuoi confronti, ma questo atteggiamento può essere considerato violenza psicologica e a lungo termine dedtrutturate il tuo sistema di sicurezza intetno.

Capisco che sia difficile mettere in discussione se portare avanti un relazione di 8 anni, considerando anche che il tuo partner è stato il tuo "primo amore ...

Penso però che sia arrivato il momento di consultare uno Psicoterapeuta che attraverso dei colloqui ti renda più chiara quale sia la scelta migliore per te, pet svilupparti pienamente come donna ed essere umano libero. 

Dott.ssa Ileana Fringuelli