Disagio relazionale in famiglia e prospettive future

Giorgia

Buonasera, sono una ragazza di 31 anni, sono single e vivo ancora con i miei. Ho un lavoro che mi appaga ma non sono invece affatto soddisfatta della mia vita familiare e sociale. Apparentemente siamo una famiglia tradizionale e serena, in realtà io sono cresciuta tra i continui litigi tra mio padre e i miei nonni materni, in cui mia madre ha cercato sempre di fare da mediatore senza prendere posizione ma cercando solo di appianare contrasti per far tacere tutti. Da piccola non ho mai preso posizione pur facendomi una mia idea, ma la reazione comunque è stata sempre del pianto di nervosismo. Anche ora, quando succedono episodi di liti forti, reagisco col pianto ma tra le lacrime cerco di dire a chi sbaglia in cosa sbaglia secondo me, prendendo posizione sul singolo episodio. In tale situazione mia madre interviene per zittirmi perché non vuole che manchi di rispetto ai suoi genitori, mio padre inveisce contro di me dicendo che parlo troppo se dò ragione a loro anziché a lui. Per quanto credo fortemente necessaria una terapia psicologica per tutta la famiglia, attualmente credo che l'urgenza sia il mio benessere. Evitare le situazioni non mi è possibile perché, essendo di carattere molto mite, vengo spesso usata come valvola di sfogo da tutti i miei familiari quando devono parlare per sfogarsi di tale situazione; quando per un periodo abbastanza lungo ho lavorato in un'altra città mi sono spesso sentita dire che li avevo abbandonati e spesso mi hanno fatto sentire in colpa,quindi allontanarmi fisicamente non aiuterebbe. Cosa posso fare per preservare la mia salute mentale? Credo che tutta questa situazione abbia influito fortemente sulle mie relazioni amicali e sociali: non mi fido degli altri, ho diverse conoscenze ma poche reali amicizie storiche e non riesco a farmene di nuove. Quando conosco persone nuove tendo a parlare poco, mi sento noiosa o poco interessante, preferisco ascoltare ma non sono di certo una compagnia piacevole. Ho avuto una relazione sentimentale di diversi anni con un ragazzo, anche lui di poche parole, che soltanto quando non poteva più rimandare ha avuto il coraggio di dirmi che non aveva le stesse mie prospettive future. Da tanto tempo medito sull'intraprendere un percorso per poter stare meglio : quale figura sarebbe più adatta alla mia situazione?

4 risposte degli esperti per questa domanda

Carissima Giorgia,

è necessario che tu prendi consapevolezza che sei una donna oramai e se lavori potresti anche andare a vivere da sola. A volte i genitori che hanno paura di vedere crescere i figli cercano di farli sentire in colpa nel momento in cui finalmente capiscono la direzione che devono seguire. La famiglia di origine non deve essere una prigione ma una base sicura da cui sempre si può ritornare. Credo che per avere una vita sociale devi raggiungere la tua indipendenza  psicologica ed affettiva senza farti coinvolgere da problemi che comunque non dipendono da te e di cui non devi farti carico. I litigi familiari non devono diventare problemi tuoi che devi risolvere tu. Questo non è reale. Loro sono adulti e responsabili, sono loro che devono impegnarsi nella risoluzione non tu. Inoltre ti suggerisco di intraprendere un percorso di Psicoterapia individuale con una donna. Ti aiuterà tanto a riscoprire la tua forza.

Cordiali saluti

 

Dott.ssa Iolanda Lo Bue

Dott.ssa Iolanda Lo Bue

Roma

La Dott.ssa Iolanda Lo Bue offre supporto psicologico anche online

Sicuramente, essere in mezzo a tali conflittualità familiari costituisce una posizione veramente scomoda! Tentare di dirimere le questioni, cercando di riportare calma, assumendo una sorta di neutralità è la cosa più difficile da realizzare, perchè ognuno ti vuole dalla sua parte, e quindi rischi di entrare in collusione con una posizione, scontrandoti poi con l'altra (rappresenti sempre - come scrivi - una valvola di sfogo).

Come venirne fuori? Intanto hai sperimentato che lavorare in un'altra città ti ha aiutata a sentirti meglio, anche se poi le accuse di abbandono e tradimento ci sono state lo stesso, ma è questa comunque la strada giusta, tirarti fuori per non rimanere invischiata nello scontro generale. C'è bisogno di maggiore individuazione e di autonomia, che puoi raggiungere anche con un sostegno psicologico fornito da uno psicoterapeuta: un percorso di crescita che ti aiuti a guardarti dentro, a riconoscere le tue fragilità e migliorare la tua capacità di sentirti sicura, e soprattutto di poterti fidare delle persone che tu potrai scegliere come amiche. Allargare il cerchio delle amicizie potrà allentare la tensione e la pressione, diventata troppo coinvolgente, che proviene dalla tua famiglia. Così, potrai predisporti anche ad un rapporto affettivo con una persona che sappia valorizzare i tanti lati positivi del tuo carattere, e sappia amarti come persona.

Salve Giorgia,

da quanto scrive mi sembra che abbia le idee molto chiare: ha proprio bisogno di un supporto psicoterapeutico per ritrovare il suo benessere!!

Anche in relazione al suo contesto familiare ha pienamente ragione: le dinamiche familiari disfunzionali e i continui conflitti che la “obbligano” tuttora nel mezzo sono state esperienze traumatiche che hanno segnato il suo Sè e hanno determinato grandi ferite.

Credo che lei abbia bisogno di un percorso psicoterapeutico per rinforzare il suo Sé, la sua autostima e ritrovare un equilibrio che le consenta di gestire al meglio le dinamiche familiari e di godere della vita relazionale (di cui lei afferma di non essere soddisfatta ) che, afferma ancora con grande consapevolezza, ha subito l’influenza della situazione che ha descritto. A tal proposito potrebbe esserle d’aiuto elaborare le esperienze traumatiche subite sin da piccola attraverso l’EMDR.

Rimango in ascolto, qualora volesse ulteriori informazioni.

 

Buongiorno, concordo pienamente con lei quando dice che ora l'urgenza è il suo benessere personale.

Lei si chiede cosa fare per preservare la sua salute mentale, e la prima cosa che mi verrebbe da dirle è di cercare di distaccarsi dalle questioni familiari in cui si sente, anche suo malgrado, invischiata.

Il distacco non è tanto una questione di allontanamento fisico, cosa da lei già sperimentata e che non le ha portato giovamento, quanto piuttosto un lavoro psicologico e per questo credo che  intraprendere un percorso psicoterapeutico possa esserle molto utile.

Rispetto alla sua situazione, anche tenendo conto delle sue ottime capacità introspettive e di autoanalisi, mi sento di consigliarle un percorso psicoanalitico.

Questo tipo di lavoro, attraverso il focus, oltre che sui contenuti consci, su quelli inconsci della vita psichica che si manifestano attraverso i sintomi o anche i sogni, mira non tanto all'eliminazione di un sintomo(nel suo caso le difficoltà relazionali), quanto a ridargli un nuovo senso all'interno della propria storia e a trovare in questo modo una consapevolezza delle proprie difficoltà e delle risorse che si possiedono per affrontarle, per arrivare a un nuovo equilibrio che permetta una maggiore serenità.

Se desidera saperne di più, io lavoro nella sua zona e se potessi esserle in qualche modo utile, non esiti a contattarmi!

Cordialmente.