Crescere senza padre e non sapere niente su di lui ha delle ripercussioni?

Greta

Sono cresciuta senza un padre. Ora ho 26 anni e se prima di qualche anno fa per me era una situazione normale, da qualche tempo a questa parte sto soffrendo molto. Ho intrapreso un percorso psicologico che sta avendo molti riscontri positivi, ma nonostante ciò in certi momenti sento un vuoto enorme. Ho una madre che mi ha cresciuto al meglio delle sue possibilità, ma nonostante ciò non mi ha mai parlato dell'assenza di mio padre fino a quando io con fatica da grande le ho chiesto. Ma nonostante ciò è un tema tabù, entrambe facciamo molta fatica ad affrontare il discorso e quando accade, spesso in momenti di lite, c'è poco da dire. Sento molta difficoltà nelle relazioni e nonostante io sia una persona introversa e che ha bisogno del proprio spazio... Sto iniziando ad avere molta paura della solitudine. Ho paura sia dal punto di vista lavorativo, che emotivo, che relazionale. Avevo molta paura anche a livello sessuale, ma da poco ho sbloccato questo grazie all'incontro di una persona che però è durata molto poco. Non ho mai avuto una relazione seria, e inoltre ho avuto pochissimi incontri. In fase adolescenziale zero.

3 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile,

dalle tue parole si sente un dolore che sembra essersi fatto più chiaro e più intenso con il tempo. Crescere senza un padre può essere vissuto inizialmente come una “normalità”, soprattutto quando si è bambini, ma spesso alcune domande e alcuni vuoti emergono più avanti, quando si diventa adulti e si iniziano a costruire legami, identità e progetti propri. È comprensibile che oggi tu senta questo vuoto in modo più forte, anche se stai facendo un percorso che ti sta aiutando.

Il fatto che tu abbia intrapreso una psicoterapia e che tu ne riconosca i benefici è un elemento molto importante. Allo stesso tempo, ciò che descrivi fa pensare che alcune ferite non si chiudano semplicemente, ma vadano attraversate più volte, magari in momenti diversi della vita. Quel senso di mancanza che riaffiora non significa che il percorso non funzioni, ma forse che stai toccando parti molto profonde di te. Come vivi questi momenti in cui il vuoto si fa più presente?

Il rapporto con tua madre sembra carico di affetto ma anche di silenzi. Quando un tema diventa tabù, spesso resta sospeso e difficile da elaborare, e questo può lasciare una sensazione di solitudine emotiva anche all’interno di una relazione importante. Ti sei mai chiesta cosa rappresenta per te oggi il non poter parlare apertamente di tuo padre con lei, e che effetto ha questo sulle tue relazioni attuali?

La paura della solitudine che descrivi, insieme alle difficoltà relazionali e affettive, sembra collegarsi a questa storia di assenze e di poche esperienze precoci. Non aver avuto relazioni o incontri in adolescenza può lasciare la sensazione di essere “in ritardo”, ma ogni percorso ha i suoi tempi. L’incontro che racconti, anche se breve, sembra aver aperto qualcosa: forse non è tanto la sua durata a contare, quanto ciò che ha reso possibile dentro di te.

Per il futuro, potrebbe essere utile continuare a portare questi temi nel tuo percorso psicologico, senza forzarti a “riempire” subito il vuoto o a superare la paura della solitudine. A volte il lavoro sta proprio nel dare un senso a quella mancanza, riconoscerla, e capire come ha influenzato il modo in cui ti avvicini agli altri. Non sembri sola nel tuo cammino: stai già facendo qualcosa di importante per te stessa.

Un caro saluto.

Dott. Vincenzo Capretto

Dott. Vincenzo Capretto

Roma

Il Dott. Vincenzo Capretto offre supporto psicologico anche online

Buongiorno Greta, quello che stai vivendo è molto comprensibile. Spesso alcune ferite restano silenziose per anni e poi, quando cresciamo e iniziamo a costruire la nostra vita adulta, chiedono finalmente spazio. Non perché prima non esistessero, ma perché ora hai gli strumenti per sentirle. Crescere senza un padre, soprattutto senza che questa assenza sia mai stata davvero nominata, può lasciare un vuoto difficile da decifrare. Non è solo la mancanza di una figura, ma la mancanza di parole per capirla. Il silenzio intorno a questo tema, anche con tua madre, probabilmente parla di un dolore che per lei è ancora difficile da toccare, non di disinteresse verso di te.

Le difficoltà nelle relazioni e la paura della solitudine spesso nascono proprio da qui: dal desiderio di legame che convive con il timore di non essere scelta o di restare sola. Non c’è nulla di sbagliato in questo, è una reazione umana a una storia complessa.Il fatto che tu stia facendo terapia e che qualcosa si stia muovendo, anche sul piano affettivo e corporeo, è molto importante. Le esperienze brevi non sono fallimenti, ma passi. E non avere avuto relazioni in adolescenza non dice nulla sul tuo valore o sulla tua capacità di amare.

Il vuoto che senti non va riempito in fretta, va ascoltato. Il dolore che emerge ora non è un passo indietro: spesso è il segno che stai andando più a fondo.

Non sei indietro, né sbagliata.

Stai iniziando a prenderti cura di una parte di te che ha aspettato a lungo.

Un caro saluto

Dott. Fabiano Foschini

Dott. Fabiano Foschini

Milano

Il Dott. Fabiano Foschini offre supporto psicologico anche online

Cara Greta,

ti rispondo con molta delicatezza, perché da quello che scrivi emerge una grande consapevolezza e anche tanto dolore che stai finalmente permettendoti di sentire.

Sì, crescere senza un padre e senza una narrazione su di lui può avere delle ripercussioni, e il fatto che queste emergano ora, a 26 anni, è assolutamente comprensibile. Non significa che “prima stessi meglio”: spesso significa che ora hai gli strumenti emotivi per guardare quello che prima doveva restare in silenzio per poter andare avanti. Il vuoto che senti non è “un capriccio” Quando una figura genitoriale è assente non solo fisicamente ma anche simbolicamente (nessuna storia, nessuna spiegazione, nessun racconto), il vuoto non è solo la mancanza di una persona, ma:

  • la mancanza di una narrazione su di sé

  • la difficoltà a rispondere, anche inconsciamente, a domande come:
    “Da dove vengo?”, “Cosa dice questo di me?”, “Sono stata scelta o lasciata?”

Il fatto che tua madre abbia fatto del suo meglio non annulla questo vuoto. Possono coesistere entrambe le verità: una madre presente e amorevole e una ferita legata a un’assenza mai nominata.

Quello che racconti sulle relazioni è molto coerente con la tua storia:

  • desiderio di vicinanza e paura dell’abbandono

  • bisogno di spazio e terrore della solitudine

  • difficoltà a lasciarsi andare, anche sessualmente, finché qualcuno non ti ha fatto sentire vista

Non è che tu “non sia portata” per le relazioni. È più probabile che una parte di te abbia imparato presto a non aspettarsi nessuno, per proteggersi. Il fatto che tu abbia vissuto uno sblocco recente è molto significativo: il tuo corpo e le tue emozioni stanno rispondendo, anche se l’esperienza è durata poco. Questo non la rende meno importante.

Il fatto che tu sia in terapia e che tu ne senta i benefici è una risorsa enorme. E voglio dirti una cosa importante:
sentire più dolore mentre si cresce non è un fallimento del percorso, spesso è il segno che stai finalmente entrando in contatto con parti di te che prima dovevano restare anestetizzate. Quel vuoto che senti non va “riempito” in fretta. Va riconosciuto, legittimato, ascoltato. Non è una mancanza in te: è una ferita relazionale che ora chiede spazio.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

La Dott.ssa Antonella Bellanzon offre supporto psicologico anche online