Figlio 19enne solitario

CINZIA

Ho un figlio di 19 anni compiuti da pochi giorni. Sempre stato bravo a scuola ed arrivato alla maturità con un buon voto di uscita. Ha però problemi relazionali che mi fanno preoccupare, anzi già da anni c'è qualcosa che non va ma che non abbiamo mai approfondito.
Fin dalle elementari e scuole medie tendeva a isolarsi. Mi ricordo come fosse ora quando l'insegnante di educazione fisica delle medie mi disse che si metteva spesso per i fatti suoi, ma mi chiese se extra-scuola avesse una vita sociale.... era scarsa ma l'aveva.
Colpa probabilmente anche nostra come genitori che evitavamo eventuali feste di compleanno dei bambini, non ha mai voluto fare sport di squadra perché ogni volta che ha iniziato qualcosa si è sempre tirato indietro quando le cose diventavano competitive. Ha resistito per un tempo maggiore a nuoto, forse proprio perché disciplina individuale.
Quindi non è mai riuscito a crearsi un gruppo di amici... diciamo che si appoggiava a un compagno di scuola vicino di casa ma le uscite erano sempre un po' "forzate" da noi invitandolo a uscire...
Ha poi trovato nel tempo gruppetti di ragazzi da cui però è sempre stato messo da parte in modi più o meno garbato e di questo ci ha sofferto... arrivando quasi a supplicare di essere tenuto dentro.
Loro giustificavano questa decisione (parlo dell'ultimo in ordine di tempo) in quanto lui anche se con loro era una presenza "assente" ... era indifferente che lui ci fosse o meno... dicevano che nessuno sentisse o meno la sua presenza e non si era creato "Gruppo".
Allora ha iniziato a frequentare un ragazzo come lui, accantonato dalla stessa compagnia per gli stessi motivi... ma è una frequentazione poco assidua... poche uscite... se non si vedono nemmeno si sentono.... non hanno interessi e ambizioni...
Lo vedo spento anche in casa, passivo... disinteressato ma in costante ricerca di conferme sul fatto che gli voglio bene e di contatto fisico... mi fa piacere se mi chiede un abbraccio e si stende con me nel letto a vedere la Tv ma ritengo che alla sua età dovrebbe avere altri interessi e voglia di vivere.
Non ha mai avuto una ragazzina... lo vedo debole.
Adesso sta cercando lavoro dopo il diploma ma si dovrebbe "caricare" un po' per presentarsi in un certo modo ad un eventuale prestazione lavorativa, si sa che il mondo attuale lascia indietro chi non sta al passo.
Ho cercato di dirgli che se sente la necessità di avere un aiuto che non sono in grado di dare io ne può parlare con uno psicologo... qualcuno che riesca a sbloccare la sua testa.
Ha bisogno di un interruttore che si accenda in lui che gli faccia capire che è il momento adesso di iniziare a vivere da adulto e invece mi sembra che il mondo vada avanti e lui resta sempre lì impassibile, taciturno, insicuro e senza stima di se stesso.
Se chiedo cosa c'è che non va non mi dà risposte...
Non so come fare... se lo assilliamo troppo temo di avere effetto contrario, ma se lo lasciamo stare ho paura che resti in questo stato di "niente"....
Come prenderlo?

5 risposte degli esperti per questa domanda

Spesso questo comportamento è dovuto alla paura del giudizio quindi ha un atteggiamento evitante per difendersi dall'ansia procurata dalla vicinanza dei coetanei. Potreste provare a proporgli vacanze con gruppi sconosciuti. Ci sono agenzie tipo we road che organizzano viaggi di questo tipo, stare insieme a sconosciuti è talvolta meno ansiogeno ed è un inizio. Sicuramente dovete anche proporgli di parlare con qualche specialista motivandolo con la possibilità di parlare con un estraneo competente può facilitare la propria autocomprensione

Dott.ssa Carla Fineschi

Dott.ssa Carla Fineschi

Siena

La Dott.ssa Carla Fineschi offre supporto psicologico anche online

Salve Cinzia

comprendo i suoi dubbi, ma credo che se lei vede delle difficoltà o un disagio di suo figlio ne debba parlare con lui così da anche a lui la possibilità di parlarne. Potete rivolgervi insieme ad uno specialista, un terapeuta familiare e farvi ascoltare insieme, perché si aprirà un canale di comunicazione sconosciuto adesso.

Non so come sia composta la sua famiglia, e se lei ha altri figli, ma sarebbe molto interessante parlarne.

Come ultima cosa mi chiedo perchè proprio adesso, ovvero perché adesso l'isolamento di suo figlio ed il ritiro sociale la preoccupano?

Grazie dell'attenzione. Buonasera

Buonasera, è abbastanza evidente che suo figlio non abbia una semplice forma di timidezza o di imbarazzo sociale. Suo figlio ha tutto un mondo interno, sconosciuto a chi gli sta vicino e in una buona parte anche a lui. Presenta un ritiro sociale significativo, che andrebbe compreso meglio con l'aiuto di un professionista psicoterapeuta. Avendo fatto a meno tra l'altro di importanti esperienze sociali di crescita con i suoi coetanei, sentirà maggiormente la paura di non essere adeguato in tante situazioni. Sarebbe il momento che cominciasse un percorso di conoscenza di sé e di aiuto con uno psicologo, tenendo presente che non è detto che suo figlio si lasci coinvolgere, perché potrebbe mettere in atto le sue classiche difese da evitamento sociale. Per voi genitori comunque è importante avere un parere più specialistico sullo stato del disagio di vostro figlio, e per sapere come comportarvi. Trattandosi oramai di un adulto. Potreste provare intanto a presentare a lui la possibilità di fare un consulto da uno psicologo, per parlare delle sue difficoltà. Anche come un aiuto per approcciarsi al mondo del lavoro.

Auguri,

dr.Cameriero Vittorio 

Gentile signora Cinzia,

comprendo la sua preoccupazione per suo figlio: teme per il suo stare frequentemente isolato dagli altri e che questo non lo aiuti in un inserimento lavorativo e sociale.

Mi pare di avvertire dal suo racconto una forte presenza genitoriale nella vita del giovane e mi colpiscono in particolare, da un lato, quel suo senso di colpa legata al fatto che, quando era bambino, non lo mandavate alle feste di compleanno e poi le uscite forzate con i suoi coetanei; dall'altro, lo stare di suo figlio con gli amici, ma in disparte con una minima relazione con uno di cui, intuisco, condivide una certa quota di emarginazione dal gruppo. Ora sente lei il bisogno che qualcuno "accenda" suo figlio.

Tutto sommato il ruolo passivo che vede in suo figlio con gli amici mi pare che lo viva anche in casa, dove sono altri a decidere per lui. Sarei curiosa di sapere quale indirizzo di studi superiori abbia frequentato ma soprattutto chi lo ha scelto.

In tutto questo dove sta suo figlio, con i suoi gusti, le sue preferenze, le sue decisioni, i suoi spazi? Ne parlate mai? Anche di piccole cose del quotidiano.

Possibile che suo figlio possa necessitare di un sostegno psicologico ed è importante che sappia che, se e quando lui vuole, ci siamo; lo stesso vale per chi si prende cura di lui. Vedrei bene, a tal proposito, un percorso familiare, laddove tutti i membri della famiglia (padre, madre, figlio/figli) accolgano tale proposta. L'aspetto più essenziale però è che suo figlio trovi il suo spazio a partire dalla famiglia e questo parte da un dialogo con lui, dall'ascoltarlo e rispettarlo, anche nei suoi silenzi, dalla fiducia nelle sue potenzialità e capacità.

Resto a disposizione tramite il Modulo Contatti.

Vi auguro ogni bene.

dr.ssa Chiara Lecca

Cara Cinzia,

la sintomatologia descritta che riguarda suo figlio a mio parere può presentarsi a diverse età ma credo che il significato nascosto abbia comunque una base comune. Avrei già in mente molte domande da fare ad ogni membro della sua famiglia per capire quale possa essere il punto di vista di ognuno sulla condizione di suo figlio quindi che dirle? Il mio consiglio sarebbe quello di intraprendere una psicoterapia familiare e grazie a tale scelta potrebbe dare la possibilità a suo figlio e all'intero sistema familiare di trovare la giusta soluzione per questo "impasse" che può comunque capitare.

A disposizione.

Dr Giovanni Tempesti 

Dott. Giovanni Tempesti

Dott. Giovanni Tempesti

Siena

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