Mi sono fidanzato, ma non riesco più a farmi amici

Stefano

Ho 21 anni e mi sono fidanzato per la prima volta nella mia vita 2 anni fa. E' una relazione abbastanza leggera che non mi provoca alcuno stress, anche se all'inizio ci fu un brutto periodo molto stressante per chiunque fosse nella mia cerchia di amici, poiché la mia attuale ragazza era la ex ragazza del mio migliore amico 2 anni fa, che poi lei ha lasciato appena io e lei ci siamo resi conto dei sentimenti che avevamo l'un per l'altro. Parlavo veramente ogni giorno con il mio migliore amico, ero depresso e soffro anche di una disabilità fisica che mi ha portato a isolarmi per tanto tempo, ma lui ogni giorno il suo di tempo voleva spenderlo con me a parlare o fare altro. A un certo punto dai suoi racconti sentivo di poter vivere la sua vita, perché per me c'era solo quello, l'immedesimazione, ovvero il mio unico modo di uscire dal mio isolamento senza veramente uscirne. Mi sentivo spesso spento quando ero senza di lui, e quando era disponibile era come se finalmente tutte le mie energie tornassero, poi ho incontrato la sua ragazza che ormai conoscevo già fin troppo bene (dai racconti del mio amico), e, malgrado la mia timidezza, iniziammo a parlare, di passioni, sentimenti, persone e opinioni. Ci eravamo innamorati, e abbiamo tenuto la nostra relazione nascosta, per paura di ferirlo e di confrontarlo a riguardo dopo che lei lo ha lasciato. 2 mesi dopo l'ha scoperto e non mi parla più da allora. So benissimo di averlo ferito e di non essere stato onesto, ma anche se è passato tutto questo tempo e ho avuto le esperienze migliori della mia vita continuo a sentire questo buco in pancia ogni volta che penso a lui; cosa che capita ogni volta che sento di poter fare amicizia con qualcuno, e allora mi fermo, e mi distacco evitando per settimane a qualcuno con cui potrebbe nascere una amicizia vera. Non so se ho "paura" di rimpiazzarlo con qualcun altro, e non rimpiango le mie scelte, sento di essere uscito da quell'isolamento che mi ero creato grazie ad esse, ma vorrei egoisticamente che il mio ex amico mi perdonasse e che tornasse a essere quello che era per me. Mi scuso per il mio modo di scrivere, sono conscio di essere molto ripetitivo con le parole.

9 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno Stefano,

la situazione che ci ha raccontato è ricca di implicazioni. L’esperienza che ha vissuto con il suo amico e la sua attuale ragazza è decisamente intensa e sarebbe importante per lei capirne tutta la portata, dal momento che si dovrebbe partire da lì per capire la sua difficoltà a instaurare nuove amicizie. Lei sente il bisogno di essere perdonato dal suo amico, e già questo bisogno ci dice molto del come si pone di fronte a ciò che ci ha raccontato. Fare la pace con i propri vissuti è necessario per raggiungere una libertà indispensabile ad attuare nuove scelte. Resto a disposizione se lo desidera e la saluto cordialmente, d.ssa Manuela Leonessa

Dott.ssa Manuela Leonessa

Dott.ssa Manuela Leonessa

Torino

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Buongiorno, quello che ha vissuto nella sua amicizia passata è stato, emotivamente, molto più di una semplice "amicizia": era per Lei un punto di riferimento, quasi un modo per sentirsi vivo nonostante l’isolamento. È comprensibile quindi che la rottura di quel legame Le lasci ancora oggi un senso di vuoto.

La relazione con la Sua attuale compagna Le ha permesso di uscire da quell’isolamento, e questo è un passaggio positivo e importante. Tuttavia, sembra che non abbia ancora elaborato del tutto il senso di colpa per ciò che è accaduto. Questo potrebbe essere il motivo per cui oggi, quando percepisce che potrebbe nascere una nuova amicizia importante, si blocca: come se temesse di rivivere quel dolore o il timore di “sostituire” quella persona.

Desiderare il perdono del Suo amico non è egoistico, è umano. Ma il vero passaggio di guarigione non dipende da lui: nasce dal momento in cui Lei riesce a perdonarsi pienamente per le scelte fatte, che comunque riconosce come fondamentali per il Suo benessere.

Le suggerirei di considerare un percorso terapeutico individuale per elaborare questa ferita rimasta aperta e alleggerirsi dal peso emotivo che ancora porta. Non tanto per tornare indietro, ma per potersi permettere, oggi, di costruire relazioni nuove e sane senza paura.

Se vuole, rimango a disposizione. Un saluto

 Gloria Simoni

Gloria Simoni

Pistoia

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Ciao Stefano, 

quello che racconti è complesso, ma non perché ci sia qualcosa di sbagliato in te. È complesso perché parla di legami profondi, di bisogni emotivi veri, e di una ferita che non hai mai davvero smesso di portare con te. Da quello che scrivi si sente quanto il tuo ex migliore amico fosse diventato una sorta di ancora: qualcuno che ti faceva sentire vivo, collegato al mondo, soprattutto in un periodo in cui ti eri isolato. Quando ci affidiamo così tanto a una persona, quell’amicizia non è solo un’amicizia; diventa uno spazio sicuro, quasi una parte di noi. Perdere quel legame, e per di più perderlo in un modo che senti dipendere anche dalle tue scelte, lascia un dolore che non va via facilmente. E non deve sorprenderti che riemerga ogni volta che senti che una nuova amicizia potrebbe crescere.

Non è “paura di rimpiazzarlo” nel senso superficiale del termine. È più simile alla sensazione di tradire qualcosa di importante, o di rischiare di rivivere un dolore già vissuto. Il tuo corpo e la tua mente si ricordano perfettamente quanto ti è costato perdere quel legame, e si proteggono come possono: frenandoti, congelandoti, facendoti tirare indietro.

A volte ci si sente in colpa anche quando si sa di aver seguito un bisogno vero, quello di uscire dalla solitudine, quello di lasciarsi andare a un sentimento reale. Da fuori non vedo cattiveria nelle tue scelte: vedo un ragazzo che ha trovato per la prima volta qualcuno con cui ha sentito di poter respirare, dopo anni di isolamento, e che ha seguito quel sentimento senza avere ancora gli strumenti per gestire tutto il resto. Questo non cancella il dolore che hai causato, né lo giustifica, ma parla della tua umanità, non di una tua malizia. Il senso di “buco nello stomaco” che descrivi somiglia molto al lutto: non solo per la persona persa, ma per la versione di te che esisteva accanto a lui. E un lutto emotivo può restare incastrato per molto tempo, soprattutto se non c’è stato modo di chiuderlo, di parlarne, di capire. Allo stesso tempo, però, una cosa la stai già dimostrando: hai costruito una relazione che ti ha fatto crescere, ti sei aperto, hai provato a vivere, nonostante la timidezza, nonostante la disabilità, nonostante la paura. Questo non è poco. È già un passo enorme fuori dal guscio in cui eri rimasto per anni.

Forse ciò che ti blocca oggi non è tanto il timore di sostituire qualcuno, quanto la paura che le nuove amicizie possano chiederti di essere vulnerabile di nuovo… e che vulnerabilità e perdita vadano sempre a braccetto. Non è così. Ma serve tempo perché il corpo lo creda davvero. Un’amicalità nuova non cancella la vecchia, e non la tradisce. Le relazioni sono capitoli, non rimpiazzi. E quella ferita, anche se sembra immobile, può trovare un modo di respirare senza dover determinare tutto ciò che viene dopo. Sul perdono del tuo ex amico… capisco benissimo il desiderio, ma il perdono non è qualcosa su cui puoi avere controllo. Quello che puoi fare è riconoscere per te stesso che allora hai fatto del tuo meglio con gli strumenti che avevi, e che oggi stai cercando di affrontare in modo adulto le conseguenze emotive di quel passato. Questa è già una forma di riparazione interna, anche se lui non c’è più.

La cosa importante è non smettere di darti la possibilità di costruire legami nuovi. Non per sostituire qualcuno, ma per permettere a te stesso di avere una vita che non ruota attorno a un’unica persona. Il dolore che provi non significa che non sei pronto agli altri; significa che hai amato davvero, che hai perso davvero, e che adesso stai imparando ad allargare quello spazio senza sentirti in colpa.

Un caro saluto

Dott. Fabiano Foschini

Dott. Fabiano Foschini

Milano

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Hai fatto un passo molto importante scrivendo qui e raccontando con tanta sincerità una parte così delicata della tua vita. Dalle tue parole si sente quanto siano state intense le esperienze degli ultimi anni, l’uscita dall’isolamento, l’innamoramento, ma anche la perdita di un’amicizia che per te era quasi vitale. Ti sei trovato in una situazione affettiva molto complessa, in cui qualunque scelta avrebbe portato con sé anche del dolore. Il legame con il tuo ex amico continua a vivere dentro di te, il senso di colpa, il “buco nello stomaco” e la difficoltà a lasciarti andare in nuove amicizie parlano dell’importanza che quella relazione ha avuto per te, non di una tua incapacità di volere bene. È comprensibile che tu tema di ferire ancora qualcuno o di “sostituirlo”, ma questo non annulla il valore dei sentimenti che provi né la possibilità, nel tempo, di costruire legami nuovi e significativi.

Un percorso con uno psicologo potrebbe aiutarti a dare un posto a questa storia dentro di te, ad alleggerire il peso del senso di colpa e a ritrovare gradualmente fiducia sia negli altri che in te stesso.

 

Dott.ssa Klarida Rrapaj

Dott.ssa Klarida Rrapaj

Roma

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 È comprensibile che questa ferita rimanga aperta: hai vissuto una relazione molto intensa con il tuo amico, quasi una ancora emotiva in un periodo difficile della tua vita, e la rottura ha toccato parti molto profonde della tua identità e del tuo bisogno di connessione.

Quello che descrivi – il “buco nello stomaco”, la difficoltà a costruire nuove amicizie, la paura di sostituirlo – somiglia più a un lutto non elaborato che a un semplice senso di colpa. Non stai rimpiangendo le scelte fatte, ma stai rimpiangendo il legame che avevi e ciò che rappresentava per te.

Secondo me  ci sono due direzioni importanti che puoi prendere:

1. Dare spazio al dolore senza trasformarlo in colpa infinita. Riconoscere la responsabilità non significa punirti per sempre: la sofferenza che provi è un segnale del valore che quel rapporto aveva, non una condanna.


2. Costruire nuove relazioni senza leggerle attraverso la lente del passato. Evitare i legami per paura di perdere o ferire qualcuno ripete l’isolamento da cui sei uscito. Potresti provare, con piccoli passi, a tollerare il disagio iniziale e osservare che non ogni amicizia riproduce quella storia.

Il desiderio di essere perdonato è umano. Ma la cosa più importante, ora, è permettere a te stesso di andare avanti, anche se una parte di te rimarrà affezionata a ciò che è stato. Il perdono – se arriverà – sarà un dono, non una condizione per la tua crescita.

Buon pomeriggio, grazie per aver scritto.

Questa difficoltà ad avvicinarsi ad altre persone che potrebbero diventare amiche potrebbe ricondursi all'esperienza precedente. "Se quando avevo un amico, ho dovuto chiudere questo rapporto perché mi sono innamorato della sua fidanzata, cosa mi dice che non risuccederà?". Potrebbe essere questo che si verifica più o meno consapevolmente? Probabilmente andrà chiarito il rapporto col suo amico, ammesso che ci siano le condizioni per farlo. Ha provato a chiedere a lui di parlare e di chiarire ciò che prova? Probabilmente parlarne con uno specialista potrebbe portarla a fare chiarezza e a gestire il tutto al meglio.
Cordialmente, Dottor Savasta.

Dott. Antonino Savasta

Dott. Antonino Savasta

Pistoia

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Dalle tue parole emerge quanto questa amicizia sia stata per te un punto di riferimento fondamentale, quasi un’ancora che ti ha permesso di uscire dall’isolamento e di sentirti vivo. È comprensibile che la rottura con il tuo amico ti lasci ancora oggi un “vuoto nello stomaco” e che questo influenzi la tua capacità di aprirti a nuove relazioni.
Il dolore che provi nasce dal conflitto tra due bisogni: da un lato la gioia di aver trovato una relazione che ti ha dato nuove energie e ti ha permesso di crescere, dall’altro il rimpianto per aver perso un legame che per te era vitale. Non si tratta di scegliere se “rimpiazzare” o meno il tuo amico, ma di riconoscere che ogni relazione ha un suo valore unico e non sostituibile.
Quello che descrivi – il fermarti quando senti che una nuova amicizia potrebbe nascere – è una forma di protezione: temi di rivivere la perdita o di tradire il ricordo di quel legame. Ma questa stessa protezione rischia di impedirti di costruire nuove connessioni autentiche. Lavorare su questo significa imparare a distinguere tra il passato, che non può essere cambiato, e il presente, che può offrirti nuove possibilità.
Un percorso psicologico può aiutarti a trasformare questo “buco” in una spinta verso relazioni più equilibrate, dove tu possa sentirti libero di vivere senza il timore costante di ferire o di perdere. Non si tratta di cancellare il ricordo del tuo amico, ma di integrare quella esperienza nella tua storia personale, così da non bloccare il futuro.
Se lo desideri, possiamo fissare un appuntamento per esplorare insieme queste dinamiche e individuare strategie pratiche che ti permettano di aprirti di nuovo alle amicizie senza paura.

Ti saluto

Dott. Giuseppe Zucaro

Dott. Giuseppe Zucaro

Bari

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Ciao Stefano,

Il tuo migliore amico non era “solo un amico”: era una fonte di energia, identità, stimolo, appartenenza.
In un periodo di isolamento — aggravato anche dalla tua disabilità fisica — lui ti ha permesso di sentirti vivo. Quando hai perso quel legame, non hai perso “solo un amico”, ma una parte del mondo che avevi per anni usato come finestra sulla vita. È normale che oggi si riattivi un dolore così forte quando provi a legarti a qualcuno.  Il senso di colpa è reale, ma non annulla la tua crescita. Sì, lo hai ferito. Sì, non siete stati sinceri.
E sì, è normale che ti resti questo buco allo stomaco. Ma tu non sei rimasto fermo:
hai trovato l’amore, hai trovato esperienze, hai trovato un modo per uscire da un isolamento che ti stava facendo male. Il problema non è ciò che hai costruito:
il problema è che non hai avuto modo di elaborare ciò che hai perso. Non hai avuto un “saluto”, una chiusura, una ricomposizione emotiva.
Il tuo cervello ti riporta lì ogni volta che sente nascere un nuovo legame, perché teme di farti “rivivere” lo stesso tipo di perdita. Non è che “non riesci a farti amici”: è che ogni nuovo rapporto riaccende un lutto irrisolto. Tu non stai evitando le amicizie perché non ti interessano.
Le eviti perché inconsciamente temi:

  • di tradire ciò che avevi con lui,

  • di ripetere lo stesso schema,

  • di soffrire di nuovo,

  • di ferire o essere ferito,

  • di sentire di star “sostituendo” qualcuno che ancora non hai lasciato andare.

Questo blocco è emotivo, non relazionale. È come provare a camminare con un peso sul petto: camminare è possibile, ma difficilissimo. Il desiderio di essere perdonato è comprensibile… ma non dipende solo da te. Vorresti che il tuo ex amico tornasse nella tua vita. È umano, tenero, e totalmente comprensibile. Ma qui ci sono due verità importanti:

• Non puoi controllare la sua reazione. Anche se tu fossi la persona più pentita e sincera del mondo, il dolore che ha provato non può essere “sistemato” da te.

• Il suo perdono non è necessario per permetterti di vivere nuove amicizie. Il perdono più importante — anche se difficile — è quello verso te stesso. Non per giustificarti, ma per accettare che: eri giovane, eri fragile, eri innamorato, hai fatto una scelta difficile, e quella scelta ti ha cambiato la vita. Non sei rimasto immobile: sei cresciuto.

  1. Riconosci che non devi sostituire nessunoLe nuove amicizie non cancellano le vecchie.Spesso, sono proprio quelle che ci aiutano a guarire.
  2. Non lasciare che la paura guidi i tuoi gesti.Quando senti che stai iniziando a legarti a qualcuno e provi quel buco allo stomaco, fermati un momento e chiediti: “Questo è un ricordo di un dolore passato, non una previsione del futuro.”Stai reagendo a un eco, non a un pericolo.
  3. Non punirti evitando i legami. Non è un modo per proteggere la sua memoria.È solo un modo per impedirti di crescere.

Ogni persona che vive una rottura affettiva importante — che sia amore o amicizia — si porta dietro un tempo di elaborazione. Tu non hai fatto in tempo a elaborarlo, perché subito dopo hai iniziato una storia che ti ha travolto. Adesso, due anni dopo, il tuo sistema emotivo ti chiede di completare quel percorso. 

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Quello che descrivi è comprensibile e umano. Hai vissuto una relazione di amicizia molto intensa, quasi “di fusione”, in cui il tuo migliore amico era un punto d’appoggio fondamentale per affrontare isolamento, depressione e disabilità. Per questo oggi, anche se la tua vita è cambiata e hai costruito una relazione affettiva importante, senti ancora quel “buco allo stomaco”: non è solo senso di colpa, è il lutto di un legame profondo che si è interrotto bruscamente.

In CBT questo fenomeno si vede spesso: le esperienze dolorose non risolte riemergono quando si presenta una nuova opportunità sociale. È come se la tua mente dicesse:
“Se mi avvicino a qualcuno, potrei ferirlo o perderlo di nuovo.”
E allora scatta l’evitamento: ti allontani, rimandi, tagli i contatti. Non perché non sai fare amicizia, ma perché hai paura di rivivere quello che è successo.

La verità è che quell’amicizia non è “rimpiazzabile” e non deve esserlo. Ogni relazione è unica. Il tuo desiderio che lui ti perdoni è naturale, ma il perdono non dipende da te: quello che dipende da te è accettare che hai agito come potevi, con i limiti e i bisogni di quel momento, e che oggi sei una persona diversa, più consapevole.

Hai il diritto di costruire nuove amicizie senza sentirti in colpa. Non stai sostituendo nessuno: stai solo permettendo a te stesso di essere meno solo.

Se vorrai, potrai un giorno parlare con il tuo ex amico per chiudere il cerchio; ma la tua vita non deve restare ferma in attesa di una risposta che forse non arriverà.

Non scusarti per il tuo modo di scrivere: sei stato chiaro, autentico e coraggioso nel raccontare qualcosa di così intimo.

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