Problemi con uno zio

Denisa

Salve a tutti, ho una domanda in merito a mio zio (fratello di mia madre). Praticamente l’anno scorso e mancata mia nonna il che ci ha portato ad incontrarci tutti i parenti. Il problema si è presentato quando questo zio ha iniziato ad attaccarmi su tutti i punti di vista da quello fisico pente pesavo 75 kg e sono alta 165cm e ho 29 anni e sono sposata, al fatto che ho solo una figlia e non ho altri figli (lui ha 8 figli e ha 40 anni più i meno) e tante altre cose. Al che ho evitato di rispondere perche essendo in periodo di lutto e rispetto per mia nonna, le sue erano frecciatine pesanti. Un episodio in particolare mi ritorna in mente quando ero appena adolescente eravamo ad una grigliata e lui mi ha abbracciata da dietro senza che me ne accorgessi e ha infilato la mano sotto la maglietta fino al seno, io mi sono scansata e mia madre ha visto la scena, e gli ha fatto una scenata e litigata la davanti a tutti. E da allora lui per qualsiasi così mi attacca anche se io non proferisco parola e non lo considero. La domanda e perché nonostante io non gli dia corda lui continua ad attaccarmi?

4 risposte degli esperti per questa domanda

Ciao Denisa, mi spiace per la tua situazione.

Premesso che considero gli zii figure fondamentali all'inteno della famiglia, normalmente consiglio di passare sopra a battute "innocenti" anche se pesanti, anche per il quieto vivere della famiglia. In questo contesto però non vi è nulla di innocente e quindi ti consiglierei di interrompere le frequentazioni con questa persona che fatico a chiamare zio proprio in considerazione di quell'approccio sensuale a dir poco inappropriato

Marchetti Fiammetta 

Iscrizione Ordine degli psicologi n 2882 del 22 gennaio 2019

Disponibile per consulenze anche on line o via whatsapp 

Dott.ssa Fiammetta Marchetti

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La Spezia

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Buongiorno, capisco il suo disagio, ha fatto benissimo a cercare un confronto attraverso la sua domanda. Purtroppo, non conoscendo suo zio, non è possibile dare risposte precise e certe alla sua domanda. Sicuramente, il comportamento che lei descrive è indice di un disagio psicologico. Probabilmente, il fatto di essere stato respinto da lei lo ha messo di fronte alle sue difficoltà che, però, non è ancora in grado di affrontare. Per non doversi confrontare con l'idea di avere dei "problemi" da risolvere, suo zio sta cercando di far apparire lei come una persona "problematica". Non sempre le persone hanno la forza di vedere e accettare di avere sofferenze e disagi psicologici. Uno dei modi per allontanarsi dal confronto con le proprie fragilità è attribuirle agli altri. Forse suo zio sta cercando di fare apparire "sbagliata" lei perché non ha la forza e il coraggio di confrontarsi con le sue personali difficoltà ed errori. La cosa più importante è che lei riesca a non farsi "suggestionare" e convincere da questa tesi. È suo zio ad avere dei problemi, non lei. Se il comportamento di suo zio genera in lei (che non ha assolutamente nessuna colpa o responsabilità) disagio o sofferenza, potrebbe essere utile avere un confronto con uno psicologo. Nel caso, sono disponibile ad incontrarla anche online o in presenza. Mi contatti pure anche via WhatsApp se desidera ulteriori informazioni o chiarimenti. Un cordiale saluto, Dott.ssa Claudia Cenni.

Dott.ssa Claudia Cenni

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Savona

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Gentilissima, riporti una situazione che richiederebbe un approfondimento sulle dinamiche e i rapporti dei membri che riguardano la tua famiglia. Sicuramente non stai permettendo a questo zio di avvicinarti come ha fatto in passato . Suggerisco di non avere rapporti con questo zio che ha ti ha mostrato un interesse particolare sin da quando eri giovanissima, inoltre tu hai anche una figlia . Sarebbe importante non avere rapporti con questa persona che certamente non si comporta come dovrebbe. 

Ciao Denisa, quello che racconti è molto delicato, doloroso e — soprattutto — grave. Le tue domande sono più che legittime, e la tua capacità di raccontare con chiarezza sia gli episodi recenti che uno avvenuto in adolescenza dimostra lucidità e consapevolezza. Provo a risponderti con rispetto e onestà. La risposta più probabile è che il problema non sei tu, ma lui.
Una persona che ha commesso un gesto molestamente invasivo — come quello che descrivi — e che è stata smascherata davanti a tutti, spesso prova rabbia, vergogna e frustrazione, ma non se ne assume la responsabilità. Allora può accadere che sposti quella tensione su chi gli ha ricordato il proprio comportamento, ovvero su di te. Invece di chiedere scusa, affrontare ciò che ha fatto, cerca di "punire" te per esistere, per essere lì, per ricordargli implicitamente chi è. In sostanza: tu sei diventata un bersaglio perché rappresenti qualcosa che lui vuole cancellare o controllare. Attaccarti sul corpo, sulle scelte di vita, sulla maternità non ha nulla a che fare con te: è un modo per cercare di svalutarti, abbassarti, toglierti potere. Perché? Perché una persona che ti ha aggredita e che non riesce a controllarti emotivamente, spesso cerca di farlo con la violenza verbale o simbolica. Tu non rispondi, non lo cerchi, non lo consideri. Questa tua forza silenziosa — anche se dolorosa — può farlo sentire ancora più frustrato. Per chi ha bisogno di dominare gli altri per sentirsi forte, l’indifferenza è insopportabile.      Ma soprattutto: quello che ha fatto da adolescente non è stato un episodio qualunque. È stata una molestia sessuale. Non è normale, non è "uno scherzo", non è un incidente. È un atto grave. E che tua madre l’abbia affrontato apertamente dimostra che anche lei ha riconosciuto subito la gravità della cosa. Anche se da allora gli attacchi sono "solo verbali", il legame tra quella violenza e il suo comportamento attuale è evidente. Probabilmente, continuare ad attaccarti è per lui un modo di ribadire un potere malato che ha cercato di avere su di te, e che tu non gli hai mai concesso. Smetti di chiederti cosa c’è che non va in te.
Non sei tu a provocarlo. Non c'è nulla che giustifichi i suoi attacchi. E il tuo silenzio in segno di rispetto (durante il lutto) non è debolezza, ma dignità. Se possibile, evita il contatto con lui. Se ci sono occasioni familiari inevitabili, cerca alleati (tuo marito, tua madre) che ti stiano vicino. Nessuno dovrebbe affrontare da sola un contesto ostile, soprattutto quando c’è una storia pregressa. Parlane con un terapeuta.
A volte, elaborare eventi come quello dell’adolescenza richiede uno spazio sicuro, professionale. Non tanto perché tu abbia un problema, ma perché meriti di lasciare andare quel peso, e vivere senza sentirti attaccata, in colpa o sotto osservazione.    Denisa, hai fatto già qualcosa di coraggioso: hai dato voce a questa storia.
E nessuno ha il diritto di farti sentire sbagliata. Hai il diritto di mettere confini, di proteggerti, e di guarire.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Massa-Carrara

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