Il silenzio

IL SILENZIO

Nel terribile e surreale periodo della pandemia era emerso un elemento, tra i tanti, non certo abituale nella nostra cultura, e cioè il silenzio.
Il silenzio è una dimensione strana per noi, dimenticata e sepolta sotto il nostro abituale modo di vivere, frenetico, spesso nevrotico, inondato di suoni, rumori e movimento. La nostra realtà è piena di parole, più o meno vuote, e di suoni da quando c’è la radio, la televisione, lo streaming. La stessa musica, anche qui più o meno bella o noiosa o fracassona, è onnipresente. Soprattutto i giovani hanno le orecchie piene di note, a volte in quantità persino eccessive.
Abbiamo bisogno di rumore intorno a noi per sentirci più tranquilli, perché è la nostra normalità quotidiana: il rumore della TV accesa, delle automobili e delle motociclette che passano, delle persone che si chiamano, delle grida. Così come abbiamo bisogno di parlare o ascoltare un chiacchiericcio che riempie e ci distrae.
Ma cosa succede quando tutto questo non c’è, e l’impressione è che la vita sia sospesa, in una parentesi di staccata neutralità? Beh, il silenzio è per noi minaccioso, fa paura, è privo di significato e di contenuti. Dico “per noi” perché, se pensiamo ad altre culture, come quella dei monaci tibetani, ad esempio, o di certe popolazioni che vivono ancora a stretto contatto con la natura, il silenzio assume tutt’altro aspetto, ben più abituale ed amichevole.
Forse anche noi dovremmo recuperare il gusto del silenzio, che associo al pensiero, alla possibilità e capacità di rientrare in noi stessi, riprendere contatto con la nostra interiorità, riportare la nostra attenzione, benevola e/o critica, su chi siamo, cosa proviamo e magari cosa sbagliamo nel rapporto con chi ci sta intorno. Ma questa è una pratica difficile, per qualcuno impossibile, perché il silenzio è vissuto come un vuoto che terrorizza, un nulla mortifero.
Ma è davvero un vuoto? Non contiene davvero nulla? Non credo proprio! Il silenzio può comunicare, e molto. Comunichiamo con noi stessi ma anche con l’altro. Il silenzio veicola pensieri, impressioni, emozioni, sentimenti; e ancora facilita la nascita di pensieri, fantasie, riflessioni. Nel silenzio elaboriamo, creiamo, capiamo, intuiamo. Quando il rumore fuori diventa un rumore interno, manca la tranquillità e la lucidità. La definizione di “silenzio assordante” ci fa capire quanto può essere potente questa dimensione.
Arrivare a vivere il silenzio in maniera costruttiva comporta per noi un cammino, di scoperta e di maturità. Penso ai citati monaci tibetani che, nel loro contesto di vita connotato dal silenzio, sono in grado di raggiungere alte vette di riflessione e di meditazione. Ma non è necessario arrivare a quei livelli o pensare che solo quelle condizioni favoriscano il raggiungimento della meta. Lo possiamo fare tranquillamente nelle nostre realtà di vita, introducendo il silenzio, nel distacco dalle preoccupazioni, dalle ansie, dalla fretta continua e dai desideri infiniti.
Il silenzio ci può avvolgere come una calda coperta o un velo gelido e nero.

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