Il corpo come ultimo rifugio dell’ansia
Chi ha sempre gestito tutto con la testa spesso è il primo a sottovalutare ciò che accade sotto il collo. Il corpo viene trattato come un veicolo, una struttura da mantenere in efficienza, ma raramente ascoltato come luogo emotivo. Fino a quando non comincia a parlare da solo.
L’ansia corporea si manifesta in pazienti che non si sentono ansiosi nel senso comune del termine. Non si definiscono emotivi, non si sentono fragili. Eppure convivono con dolori muscolari continui, fitte al petto, disturbi gastrointestinali, insonnia resistente, palpitazioni improvvise. Tutto apparentemente senza motivo.
Questa forma di ansia ha radici profonde nel sistema nervoso autonomo, e spesso è l’esito di un’eccessiva attivazione mantenuta nel tempo, ignorata o razionalizzata fino al punto in cui il corpo è costretto a prendere il comando.
Il controllo razionale come difesa
Molte persone ad alto funzionamento vivono secondo una convinzione implicita: più capisco, meno soffro. È un’illusione elegante e rassicurante, ma parziale. Comprendere è utile, certo, ma non sempre è sufficiente. Quando le emozioni non trovano spazio per essere sentite e vissute, si trasformano in segnali fisici.
Il caso di Andrea.
Andrea, 38 anni, ingegnere informatico. Nessun sintomo emotivo esplicito, ma una stanchezza muscolare cronica, cefalee ricorrenti e dolori intercostali notturni. Dopo accertamenti medici senza esito, ha iniziato a esplorare l’ipotesi psicologica. “Non ho problemi, la mia vita va bene. È solo il mio corpo che ogni tanto si ribella.”
Durante il percorso è emerso un modello di autoesigenza estrema e un’incapacità appresa, sin dall’infanzia, a nominare le emozioni. Il lavoro clinico si è orientato sull’alfabetizzazione corporea e sulla riconnessione con la dimensione affettiva.
La mente non comanda tutto
Uno degli ostacoli più difficili per questi pazienti è accettare un principio semplice, ma rivoluzionario: il corpo non obbedisce alla logica. Il sistema nervoso non risponde alla volontà razionale. L’ansia, quando viene ignorata sul piano cognitivo, cerca altre strade: e il corpo è la più potente.
Studi sul vagal tone e la neurocezione (Porges, 2011) dimostrano come il sistema nervoso autonomo registri segnali di pericolo anche in assenza di minacce oggettive, attivando risposte fisiologiche che il soggetto fatica a decifrare. Il corpo sa prima della mente. E spesso, sa meglio.
Come iniziare ad ascoltare il corpo senza temerlo
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Riconoscere il sintomo come messaggio, non come malattia
L’ansia corporea è un linguaggio. Un malessere che si è tradotto in carne. Ascoltarlo significa restituirgli dignità, non medicalizzarlo. -
Praticare l’interocezione
L’interocezione è la capacità di percepire i segnali interni (respiro, battito, tensione muscolare). Si può coltivare con tecniche semplici: body scan, respirazione diaframmatica, grounding corporeo. -
Sospendere il giudizio cognitivo
Non serve “capire” tutto subito. Serve sentire, nominare, accogliere. In questo processo, l’aiuto psicologico può facilitare il passaggio da un controllo mentale a una presenza incarnata. - Integrare il corpo nella narrazione di sé
Il corpo non è un nemico, ma una parte trascurata della nostra storia. Lavorare in psicologia significa anche restituire continuità tra pensiero, emozione e sensazione.
Conclusione
L’ansia corporea è il tentativo estremo della psiche di farsi ascoltare. Non è un segno di debolezza, ma una richiesta di verità.
Per chi ha sempre vissuto nella mente, il corpo può sembrare un enigma. Ma è proprio lì, in quella parte ignorata, che si nasconde la possibilità di guarire.
Bibliografia essenziale
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Porges, S. W. (2011). The Polyvagal Theory: Neurophysiological Foundations of Emotions, Attachment, Communication, Self-regulation. Norton.
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Taylor, S. (2006). Clinically significant somatic symptoms: An overview of the diagnostic and therapeutic challenges. Journal of Clinical Psychiatry, 67(Suppl 5), 16–21.
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Mehling, W. E., et al. (2012). Body awareness: a phenomenological inquiry into the common ground of mind–body therapies. Philosophy, Ethics, and Humanities in Medicine, 7(1).
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Van der Kolk, B. A. (2014). The Body Keeps the Score: Brain, Mind, and Body in the Healing of Trauma. Penguin.
La consapevolezza è il vero lusso che ci cambia la vita!
Dr. Elena De Franceschi - Psicologa clinica - e.defranceschi@psicoaosta.com - info@psicoaosta.com
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