La motivazione nella valutazione delle Risorse Umane

Il comportamento individuale è funzione di due variabili: le caratteristiche della persona e quelle della situazione.
Un costrutto teorico deve sempre trovare una base scientifica che lo possa declinare, in questo caso ci viene in aiuto un autore leader nel contesto della motivazione.
McLelland (1948), che sviluppò quella che comunemente è definita “teoria delle tre motivazioni”, consentendo di interpretare un’ampia gamma di comportamenti sociali.
Le Tre Motivazioni che la ricerca ha indicato come rilevanti ai fini organizzativi e professionali sono: la tensione al risultato (Achievement), il desiderio di mantenere rapporti amichevoli con gli altri (Affiliation) e il desiderio di esercitare potere (Power).
Vediamo adesso di analizzare in dettaglio questi tre spunti motivazionali.

Tensione al Risultato:
L’obiettivo primario è quello di raggiungere o superare uno standard di eccellenza e/o migliorare la propria prestazione. Quando questa motivazione viene stimolata, l’individuo seleziona i propri comportamenti al fine di:

  • eguagliare la performance di quelli che rappresentano l’eccellenza;
  • raggiungere o superare uno standard di eccellenza che ci si è prefissati;
  • realizzare qualcosa di nuovo, di unico o innovativo.



Motivazione all’Affiliazione
In questo caso l’obiettivo è evitare di deteriorare la relazione o le relazioni strette ed amichevoli con gli altri. Stimolando questa motivazione l’individuo si comporta tenendo conto degli obiettivi al fine di:

  • stabilire, ripristinare o mantenere relazioni strette e “amichevoli”, di essere accettato e di piacere agli altri.
  • ripristinare relazioni amichevoli qualora queste si siano incrinate;
  • partecipare alle attività di gruppo considerate prevalentemente sotto il profilo sociale.



La Motivazione al Potere
In questo tipo di motivazione l’obiettivo è esercitare influenza e controllo sugli altri al fine di tutelare una forma di leadership e dare quindi una guida al gruppo.

L’individuo seleziona i propri comportamenti al fine di:

  • esercitare azioni di potere, come ad esempio:
    - attuare comportamenti violenti che facciano colpo sugli altri (ad esempio l’aggressione);
    - offrire aiuto, consigli e supporti non richiesti;
    - esercitare controllo sugli altri provando a regolarne il comportamento o a definire le loro condizioni di vita;
    - provare a influenzare e a convincere gli altri in modo che questi accondiscendano o si conformino piuttosto che comprendere o opporsi.

 

  • provocare negli altri forti emozioni positive o negative
    - affermare la propria forza, la propria reputazione ed il proprio posto all’interno della gerarchia.

    Il modello delle “tre motivazioni” attua una forma consapevole ed autonoma di cambiamento organizzativo, polarizzando i contenuti di affiliazione e orientamento che spesso sono definiti dalla cultura organizzativa.
    L’autore quindi definendo tali teorie “motivazionali” ha contribuito a dare una linea guida al complesso sistema della motivazione rendendola valutabile e quindi oggetto di formazione.

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