Gentile Margherita,
in qualità di insegnante elementare per tanti anni, oltre che psicologa clinica, mi sembra di poter ravvisare un po’ di confusione nella ricerca di soluzione dei problemi di suo figlio.
Mi spiego. Un bambino di sei anni, quando entra in classe può avere le difficoltà che lei descrive, come ad esempio qualche rallentamento nell’apprendimento o meglio nella velocità di apprendimento.
Ma, poiché attraverso le difficoltà scolastiche un bambino può esprimere disagi di vari tipi, dalla sfera cognitiva a quella relazionale e/o affettivo e/o familiare è indispensabile procedere per esclusione.
Per prima cosa è necessario che le insegnanti descrivano accuratamente le difficoltà che suo figlio incontra, attraverso degli esempi concreti. Questo è compito dell’insegnante.
Tenga conto che il ciclo scolastico elementare è diviso nei primi due anni e nei successivi tre anni nella scuola primaria. Questo significa che un bambino ha davanti a sé due anni di tempo per imparare a leggere e a scrivere. Ho avuto bambini che, pur nella norma, hanno imparato a leggere a aprile e maggio e poi non hanno avuto più problemi.
Se ci fossero problemi di dislessia la diagnosi si può fare a fine seconda, ma tra un po’ verso maggio le insegnanti avranno una visione più chiara, se ci fossero difficoltà tipiche di chi ha problemi di dislessia.
Una volta precisate le difficoltà e la loro origine, allora si può pensare ad una visita neuropsichiatrica per una valutazione completa.
Nel frattempo se il bambino lo desidera potrebbe frequentare dei compagni di scuola, sempre con le dovute cautele anticovid.
Solo una volta che si ha un quadro chiaro si possono intraprendere altri percorsi come la consultazione di uno psicologo.
A disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti
Giordana Milani