Problemi di integrazione con i compagni di classe

Alessandro

Salve, il figlio di mia moglie ha 13 anni e da quasi due anni si è trasferito in Italia con la madre da un paese del Sud America. Ha iniziato a frequentare la prima media con buoni risultati scolastici ma purtroppo con problemi di integrazione con i compagni di classe. All'inizio sembrava fosse stato accolto bene, ma dopo pochi mesi abbiamo assistito ad un progressivo isolamento da parte dei compagni di classe fino ad arrivare ai pugni nella pancia e prese in giro. A quel punto stanchi di sopportare abbiamo fatto presente quanto successo alla scuola, sono stati chiamati i genitori di alcuni compagni di classe, alcuni hanno portato la cosa nelle loro famiglie, altri ci sono venuti a cercare chiedendo un confronto tra i ragazzi. Quest'anno, in seconda media, le cose non sono andate di nuovo bene, non siamo arrivati alle violenze fisiche, ma l'isolamento è stato più subdolo, probabilmente nostro figlio è passato per uno “spione“ e così siamo passati all'esclusione ( quando i compagni di classe hanno organizzato un'uscita dopo la scuola non lo hanno chiamato mai ), a volte lo hanno preso in giro. Fatto sta che non ha legato con quasi nessuno, un paio di compagni di scuola sono venuti a casa nostra qualche volta, ma poi quando i due o tre “leader“ della classe hanno organizzato qualcosa, loro gli sono andati dietro e non hanno chiamato nostro figlio, in definitiva nostro figlio non ha amici, gioca solo con la playstation va a scuola mal volentieri e dice spesso che vuole tornare nel suo paese di origine, che quella scuola è piena di gente negativa ( per usare un termine soft ), che l'Italia è un paese brutto ( altro termine soft )incolpando la madre di averlo portato in Italia. Abbiamo parlato con uno psicologo della scuola, il quale ha pensato ad un paio di strategie per integrarlo maggiormente: gruppi di studio sia a scuola che extra scuola, fargli frequentare un corso di musica dove può incontrare altri ragazzi che non frequentano la sua scuola, però non ci sono stati risultati, i due compagni che sono venuti a casa, come detto, poi si adeguano al gruppo e non lo hanno chiamato e per quanto riguarda il corso di musica, tutto finisce lì senza conseguenze positive. Abbiamo provato a iscriverlo a basket ma dopo un primo interesse ha rinunciato a frequentare il corso. Sembra si stia chiudendo in se stesso e che non voglia provare a fare altre amicizie, nel timore forse di rivivere il rifiuto. Siamo molto preoccupati per la sua integrazione e perciò stiamo pensando ad una nuova scuola, nel particolare una scuola media dei Salesiani dove dovrebbe essere più seguito sia dal punto di vista scolastico che dal punto di vista umano e si dovrebbe più curare la socializzazione. Siamo però nel dubbio perché da una parte abbiamo una situazione negativa ma almeno già conosciuta, dall'altra una situazione non conosciuta che potrebbe essere migliore ma solo il tempo potrebbe confermarcelo. Mi chiedo, è una cosa buona cambiare scuola e iniziare una terza media dove ci sarà già un certo equilibrio, con un gruppo già formato, con dei “ruoli“ già stabiliti ? Grazie

4 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, la situazione che lei pone è complessa. Suo figlio ha lasciato un paese dove era radicato per venire a vivere in altro paese e doversi ricreare nuovi affetti, amicizie e connettersi anche relazionalmente ed energeticamente con un paese completamente diverso.Mi chiedo se il ragazzo abbia mai potuto elaborare le emozioni che hanno contraddistinto questa importante separazione che è accaduta. Di certo quando le cose non possono essere riparate e c'è una situazione relazionale ormai compromessa dove l'integrazione non è stata curata dalla scuola ma si è solo colpevolizzati i ragazzi senza creare uno spirito di corpo, risulta non tanto idoneo tenerlo forzatamente lì. Certo non c'è nessuna sicurezza che in altre parti si troverà bene, se non l'accudimento che la scuola potrà avere, ma anche la possibilità del ragazzo di essere seguito in modo che non si ricreino  situazioni di isolamento  che favoriscano una nuova esclusione. E' importante valutare se la scuola dove va ha già affrontato problematiche di integrazione  come sono state seguite e che percorso hanno avuto. Proverei anche  a chiedere a suo figlio cosa vorrebbe fare per dargli la responsabilità un pò della scelta e farlo sentire supportato e non semplicemente trasferito. Cordiali saluti 

Buonasera Alessandro,

non posso rispondere alla sua domanda, dovrebbero essere presi in considerazione molti fattori sia interni che legati al sistema scuola. Il ragazzo, oltre alle violenze fisiche e psicologiche subite, però sembra voler comunicare la propria opposizione al trasferimento. Credo che sarebbe molto importante che veniste seguiti, come famiglia, da un professionista, state vivendo un grande cambiamento, ognuno nel proprio ruolo, ma il ragazzo è l'unico che non lo ha scelto ma subito. Inoltre un percorso di psicoterapia individuale potrà aiutarlo ad elaborare il cambiamento e rafforzarsi nelle capacità relazionali.

Per quanto riguarda la scelta imminente le consiglio di consultare lo psicologo scolastico e le insegnanti.

Saluti

Dott.ssa Monica Palla

Dott.ssa Monica Palla

Pisa

La Dott.ssa Monica Palla offre supporto psicologico anche online

Buonasera Alessandro,

per un ragazzo adolescente subire atti di bullismo a scuola è un vero e proprio evento traumatico. Cambiare scuola in una situazione come questa potrebbe davvero "proteggerlo" da tutta una serie di fobie, paure e ansie sociali che giustamente rischiano di coinvolgerlo.

Il sistema scuola sembra essersene occupato come poteva fare ma, da quello che racconta, non sembra che vostro figlio abbia ricominciato ad aver fiducia nelle relazioni e che il bullismo in se, sia diminuito.

Ognuno è giusto che si faccia carico del proprio pezzo e si assuma la propria responsabilità. La scuola per l'intervento sul bullismo, voi genitori creando e aiutando il ragazzo a darsi delle possibilità e la responsabilità di vostro figlio stesso che ha imparare ad acquisire fiducia nell'altro e in se stesso.

Fatte queste considerazioni ribadisco l'importanza del cambiare scuola in una situazione così pesante in quanto il pezzo che potete fare voi e quello che può fare vostro figlio sono ridotti rispetto ad un sistema scuola che sembra sottovalutare il problema.  In un'altra scuola non v'è certezza di un miglioramento ma, rimanendo su questa lunghezza d'onda, il peggioramento sociale, scolastico e personale è pressochè certo.

L'approccio salesiano non protegge da eventuali lotte interne alla classe ma per probabilità presenta una struttura maggiormente tutelata e tutelante. Una volta cambiata la scuola inoltre, consiglio di prendere in considerazione anche l'affiancamento di uno psicologo dell'età evolutiva e dell'adolescenza che possa aiutare vostro figlio a re-integrare i pezzi legati a queste esperienze disfunzionali per consentirgli una nuova integrazione con le prossime.

Resto a disposizione

Salve Alessandro, ho letto con attenzione alla sua lettera e mi sembra che il figlio di sua moglie, abbia intorno a se una famiglia unita che ha preso a cuore la sua situazione e questo è già un ottimo inizio. il ragazzo, sa di non essere comunque solo ad affrontare il suo problema di integrazione. Le strategie che avete adottato non hanno dato i frutti che speravate, ma l'importante che vostro figlio vi ha sentito vicini. Forse il ragazzo con i suoi problemi di integrazione sta chiedendo alla sua famiglia di stargli vicino. Integrarsi a volte può essere difficile, magari  ci può essere una depressione lieve mascherata, stò ipotizzando perchè non ho notizie certe. Comunque il fatto di cambiare scuola e iscriversi ad un istituto dei Salesiani vi lascia nel dubbio. come mi scrive, Alessandro, qui c'è una situazione negativa conosciuta, dall'altra parte chissa? Questo è sempre il dilemma di quando si intraprende un percorso nuovo, comunque decidiate , l'importante che siate vicino a vs figlio come gia' state facendo. Seguite quello che il ragazzo. vi suggerirà e sostenetelo.

Buona vita per tutto