Gentile Aurora,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità il suo vissuto. Le sue parole raccontano un’esperienza comune, ma non per questo facile: gestire la quotidianità con una bimba di tre anni e mezzo e un neonato di pochi mesi è una sfida intensa, che coinvolge corpo, mente ed emozioni.
La fase che sta attraversando sua figlia, intorno ai 3 anni e mezzo, è spesso caratterizzata da una forte oppositività, che può risultare molto sfidante, soprattutto nei momenti di routine quotidiana come la mattina.
Quella che descrive sembra essere una manifestazione tipica della cosiddetta “fase del no”, come ha già capito, che si presenta tra i 2 e i 4 anni. In questo periodo i bambini stanno sviluppando una maggiore consapevolezza di sé come individui separati dai genitori, e questo comporta il bisogno fisiologico di esercitare autonomia, testare limiti e affermare la propria volontà. Dire “no”, quindi, non è un rifiuto personale verso di lei, ma un modo per esplorare il proprio potere decisionale.
A questo si aggiunge che, a questa età, le competenze linguistiche e regolative sono ancora in via di sviluppo: spesso il bambino non ha ancora strumenti sufficienti per esprimere frustrazione, stanchezza o disagio in modo più funzionale, e può reagire con opposizione o crisi.
È importante anche considerare il contesto familiare: l’arrivo di un fratellino, per quanto desiderato, rappresenta un grande cambiamento emotivo. È possibile che sua figlia stia cercando, anche inconsapevolmente, un modo per ri-affermare la propria posizione e sentirsi vista, proprio nei momenti di passaggio e separazione (come l'inizio della giornata).
Qualche strategia utile per affrontare questi momenti:
- Offrire due opzioni: ad esempio, “Vuoi pettinarti davanti allo specchio o sul divano?”, oppure “Preferisci lavare i denti con la pasta blu o quella alla fragola?”. Questo dà un senso di scelta e riduce la sensazione di imposizione.
- Preparare con anticipo: anticipare con parole semplici quello che succederà (“Fra poco sarà il momento di…” "quando suona il telefono di mamma andiamo a...") può aiutare ad abbassare l’ansia da transizione.
- Mantenere un tono calmo ma fermo: i bambini hanno bisogno di sentire che il genitore è contenitivo e coerente, anche quando li frustrano.
- Validare le emozioni (“Capisco che non ti va di lavarti i denti, è noioso, ma dobbiamo farlo per la tua salute”) può aiutare a costruire una base emotiva sicura.
- Evitare il braccio di ferro quando possibile: non tutto è urgente o imprescindibile. Alcune battaglie si possono rimandare. Lavare i denti dopo la colazione, raccogliere i capelli più tardi, uscire con un look “creativo”... a volte cedere un po’ è un atto di saggezza.
In generale, non sta sbagliando ad avere dei limiti: i bambini ne hanno bisogno per crescere in sicurezza. Il nodo non è tanto “se” porre un limite, ma come lo si fa: con rispetto, chiarezza e una buona dose di empatia. E soprattutto, scelga le sue battaglie. In questo momento lei è anche una mamma in puerperio, e ogni giornata è una montagna da scalare. Non tutto va fatto alla perfezione. È legittimo liberarsi da alcune aspettative, anche quelle interne. A volte, lasciar correre qualcosa è un modo per prendersi cura – di sé e della relazione.
Se sente che questi momenti diventano troppo frequenti o faticosi, o se desidera uno spazio per riflettere sul nuovo equilibrio familiare, potrebbe essere utile intraprendere un breve percorso di sostegno alla genitorialità, che può offrirle strumenti su misura e uno spazio non giudicante di confronto.
Resto a disposizione, anche per un primo colloquio conoscitivo.
Un caro saluto,
Dottoressa Fernanda Lascala de Senna
Psicologa Clinica | Sostegno alla Genitorialità