Mio figlio si distrae facilmente per chiacchierare perdendo la concentrazione sulla lezione

Cristina

Ho un bambino di quasi 8 anni, a scuola ha la media del distinto ma ad ogni colloquio emerge lo stesso problema, fin dal primo anno della scuola materna: si fa trascinare dai bambini più vivaci, parla a voce alta, si distrae facilmente per chiacchierare perdendo la concentrazione sulla lezione in corso o al momento del pasto (questo succede anche a casa) e interrompe spesso l'insegnante per raccontarle qualcosa di personale. Quando viene rimproverato si mortifica diventando tutto rosso, a volte piange e comunque non persevera negli atteggiamenti sbagliati. Non e' insomma un elemento di disturbo per la classe ma, pur essendo molto bravo, a detta degli insegnanti, se chiacchierasse meno potrebbe dare molto di più. Noi siamo contenti di lui, ma la sensazione e' che l'insegnante pretenda il massimo perchè "lui può" mentre noi non pretendiamo lo stesso. Siamo combattuti se stimolarlo a dare di più perchè lo dice l'insegnante quando a noi piacerebbe gratificarlo e fargli capire che il suo rendimento quasi ottimo ci inorgoglisce e magari aiutarlo a controllare questo desiderio continuo di parlare. Sembra un problema di autostima, anche il fatto che ceda ai continui stimoli dei compagni più vivaci. Spesso regala le sue cose (gomme, figurine, etc.). E' sempre stato generoso ma a volte penso che si tratti di un modo per farsi accettare. E' un bambino apparentemente molto allegro ma spesso sento in lui e nel suo atteggiamento uno stato di agitazione irrefrenabile. Sicuramente stiamo sbagliando in qualcosa ma non capiamo in cosa. Tutti ci dicono che è un bambino ubbidiente ed educato, ma perchè a scuola si comporta cosi? Io e mio marito abbiamo un metodo educativo in accordo tra noi e che ci pare equilibrato, anche se, fra i due, lui e' più accondiscendente e io un po' più severa. Parliamo tanto tra noi e con lui e abbiamo delle regole che non fatica a rispettare. Non ha mai fatto capricci o scene isteriche se non veniva accontentato in qualcosa, ha sempre capito quando si trattava di un no deciso! E non insisteva troppo per ottenere ciò che non poteva avere, sempre con le dovute spiegazioni. Le nostre punizioni non sono mai corporali ma, seppur "rare", sempre legate alla privazione di un qualcosa a cui tiene come lo sport o un gioco. (gli piacciono molto i giochi tecnologici, come al papà, e spesso sono complici in questo e io mi sento un po' la figura "cattiva" che deve dare delle regole ed un freno su questa passione ad entrambi affinchè non ne abusino). Forse dovremmo gratificarlo di più...non so...sento che dobbiamo correggere il tiro ma non so in che punto. Se mi guardo intorno vedo bambini molto più problematici del mio ma se ho questa sensazione e anche gli insegnanti lamentano questo problema dell'eccessiva distrazione e la parlantina forse è il caso di fare qualcosa. Soprattutto per il suo bene. Vorrei che non crescesse con delle fragilità che potrebbero indurlo in futuro a seguire cattive compagnie per mancanza di carattere e autostima. Tra poco arriverà un fratellino che lui attendeva da tanto tempo, ma, nonostante ciò, temo che il suo arrivo possa destabiliazzarlo ulteriormente. Non so se sia il caso di chiedere una consulenza psicologica di persona, ho paura di turbarlo. Scusi il poema. la ringrazio per l'attenzione.

15 risposte degli esperti per questa domanda

Cara Cristina, la sua lettera trasuda tanta attenzione e preoccupazione per questo bimbo. Questo è già un primo passo fondamentale. Una situazione di un bambino di otto anni come lei la descrive può avere varie spiegazioni poiché i bambini presentano spesso sintomi simili per difficoltà diverse tra loro. Può andare da un disturbo dell’attenzione ad un disagio solo nell’ambiente scolastico ad un problema familiare ma anche essere addebitato ad una semplice crisi di sviluppo. Sarebbe forse importante richiedere una consulenza psicologica-psicoterapeutica familiare per fugare ogni dubbio. E laddove questo non bastasse una visita da un neuropsichiatria infantile che possa evidenziare o escludere un disturbo dell’attenzione.
Mi sembra di capire che la sua domanda sia legata ad un suo stato di preoccupazione. Preoccupazione incomprensibile se vista alla luce di quello che è il comportamento di suo figlio: è ubbidiente, generoso, educato, socievole, forse chiacchiera e si distrae ma cosa c'è di "strano"? L'insegnante si lamenta perchè si fa trascinare dagli amici, ma lei giustamente dice una parolina magica "pretendere"; se si smette di pretendere si riesce a capire meglio tutto. La pretesa è l'incapacità di costruire obiettivi condivisi. L'insegnante pretende ascolto ed attenzione, ma si è chiesta come insegna? Ma il problema comunque mi pare consista maggiormente su questa nuova nascita; credo che sia utile per lei consultare uno psicologo per capire come sta vivendo questo momento. Perchè mi pare di capire che lei sia così spostata su quello che succede a suo figlio da non capire nulla di quello che succede a lei stessa. Agitata e confusa è preda di ansie di controllo e preoccupazioni che scarica cercando di trovare il "modo perfetto" di educare i figli. Mi faccia sapere. Cordialmente
Buogiorno Cristina ho letto con interesse ed attenzione la sua mail. Leggendo e rileggendo mi è parso che nel suo caso non siate voi come genitori a porre un quesito, quanto piuttosto il mondo sociale, in questo caso gli insegnanti, con cui vostro figlio si confronta al di fuori dal contesto famigliare. Le sue sono parole di preoccupazione, ma sopratutto di orgoglio per un figlio che, nel complesso, cresce bene, impara a rapportarsi con i coetanei, mostrando generosità ed empatia, voglia di scherzare e di essere complice, amore verso i genitori e rispetto delle regole, quando esse siano giustificate e spiegate al bambino. L'essere vivace in classe, senza che questo vada ad intaccare il suo rendimento scolastico, non deve costituire motivo di preoccupazione. Un bambino che cresce è normalmente portato ad esprimere la sua curiosità , la sua vitalità , certe volte anche compiendo piccole " biricchinate" che possono spazientire gli insegnanti, ma da quello che lei racconta nella sua mail, non emergono elementi tali da destare preoccupazione. Momenti di scoraggiamento e dubbio sono normali da parte di un giovane genitore, il consiglio che mi sento di darle, l'unico, è di rivolgersi ad uno psicologo di persona, serenamente. Cordialmente
Purtroppo Cristina è sempre la solita storia: da una parte i genitori che educano i figli in base a criteri personali che tengono conto oltre che delle esperienze della loro vita di figli, dall'altra preparando il proprio figlio a rispondere in modo adeguato alle richieste che arrivano dall'esterno. La scuola richiede regole, norme, disciplina, metodo, che devono essere rispettate in modo rigido. Non tutti i bambini si adeguando a queste norme spesso perchè sono vivaci, più creativi, più ribelli. Non sempre questi atteggiamenti vanno interpretati come un segnale di disagio, suo figlio infatti ha un buon rendimento scolastico, un inserimento accettabile e capisce quando è il momento di fermarsi. Va anche detto che gli insegnanti davanti a un bambino che può rendere di più, chiedono il massimo, senza tener conto che per i bambini, a quell'età , la loro priorità è divertirsi e confrontarsi con il gruppo dei coetanei, soprattutto se, come nel caso del suo bambino, c'è un grande bisogno di essere accettato e quindi è attratto dai compagni più vivaci, più intraprendenti, forse proprio a causa di una insicurezza. Va anche detto che spesso gli insegnanti, con la continua richiesta di avere risultati sempre migliori dai loro alunni, mandano un messaggio ambiguo, siccome puoi dare di più devi sforzarti a farlo, ottenendo spesso risultati contrari, perchè il bambino, va sì incoraggiato, ma potrebbe non sentirsi accettato per quello che è. Come fanno a sapere quanta fatica costa a suo figlio quella media? Troppo spesso si colpevolizzano i genitori per come educano i loro figli, quando gli stessi messaggi che arrivano dall'esterno li confondono e disorientano, non va mai bene niente. Anche dagli stessi cosidetti esperti arrivano consigli a volte diametralmente opposti che fanno riferimento alle scuole di pensiero, alla mancanza di esperienza diretta con un figlio, o in base alla propria esperienza personale. Potrebbe parlarne con gli insegnanti cercando di trovare un accordo con loro per tranquillizzare il bambino che non c'è niente di sbagliato in lui, spiegandogli che a scuola le insegnanti sono tenute a mantenere un certo ordine, quantomeno per "tenere la classe". Da parte delle docenti sarebbe meglio non essere così rigide, i bambini per fortuna sono tutti diversi, mentre l'istituzione scolastica, tende a omologarli tutti, senza valorizzare le potenzialità e le capacità di ognuno. Per quanto riguarda invece voi genitori se ritenete necessario confrontarvi con qualcuno che possa aiutarvi a interpretare i messaggi le lancia vostro figlio, potrebbe esservi d'aiuto, considerato che tra poco arriverà un fratellino e questo scatenerà una "normale gelosia" ma anche la paura di non essere più amato come una volta. Auguri
Gentile Cristina partendo dal presupposto che un colloquio di persona, con la famiglia e con i figli è sempre consigliabile si può fare un po' il punto della situazione. Lei presenta un quadro familiare quasi perfetto, un bambino con qualità intellettive ottime e una situazione di prossimo cambiamento del vostro sistema (l'arrivo di un altro figlio). E' probabile che in questa situazione di regole, di sintonia tra lei e suo marito, di aspettative (anche da parte degli insegnanti) nei confronti di questo bambino così capace possa averlo messo un po' in crisi. Il sintomo di questa crisi potrebbe essere un atteggiamento disturbante, una mancanza di concentrazione, un irrequietezza e un relazionarsi con gli altri in modo confuso alla ricerca di conferme. Educato, ubbidiente ed ed allegro da un lato, agitato, mortificato e con bassa autostima dall'altro. E se stesse cercando la sua dimensione prima che un grande cambiamento gli tolga un po' dello spazio che fino ad ora è stato solo suo? Credo che qualche breve seduta di counseling familiare e poi si lavoro con suo figlio sia davvero consigliabile. A maggior ragione vista la sensibilità,l'intelligenza e le capacità espresse da tutti. In ogni caso ascoltare i propri figli è già un primo passo. I bambini, non si preoccupi, non si turbano così facilmente. Hanno sempre motivi forti e importanti (anche se agli adulti possono sembrare piccolezze) per loro che creano disagi e comportamenti a volte inadeguati. Si ricordi, tra l'altro, che chi si occupa di bambini, ha in genere la sensibilità di usare strumenti il meno invasivi possibile, e di rimanere nel campo del gioco e dello scambio ludico. Si tranquillizzi e pensi che ogni scelta fatta con rispetto e ascolto nei confronti dei propri figli non può arrecare danni.
Dott.ssa Simona Adelaide Martini

Dott.ssa Simona Adelaide Martini

Milano

La Dott.ssa Simona Adelaide Martini offre supporto psicologico anche online

Gentile Cristina, Le faccio i miei complimenti per il bel "poema" che ha scritto. Alla Sua dettagliata descrizione del caso, vorrei rispondere in maniera estremamente sintetica, anche perchè ho letto gli interventi dei miei colleghi e mi sembrano sufficientemente esaustivi. La vorrei solo invitare a mettere in relazione le problematiche del suo bambino, con il rapporto tra Lei e Suo marito/compagno. Questo significa che modificando il vostro rapporto di coppia, potreste modificare il comportamento del vostro bambino. Ora, forse voi sarete già una coppia affiatata. Bene, in tal caso il mio consiglio è quello di "mostrare" al piccolo quanto vi vogliate bene. Fateglielo vedere più spesso e questo sarà per lui una formidabile iniezione di autostima. Per ulteriori chiarimenti, può visitare il mio sito: www.robertoruga.it La saluto cordialmente
Credo, che in questo caso sia veramente utile distinguere di chi è il problema se del bambino o dell'insegnante. Non è questa una differenza banale ma una differenza semplice e come tale fondamentale da attuare nei confronti del comportamento del bambino a scuola.
Lasciamo il bambino a casa e capiamo di più come si è strutturata la confidenza corporea tra figlio e genitori. Mi fermo qui per non partire con ipotesi iperboloche, considerando che le pratiche accuditive creano un legame rassicurante, necessario allo sviluppo della competenza corporea ( emozioni incluse) presupposto di una capacità relazionale collaborativa, se questo è l'obiettivo educativo desiderato. Se invece si vuol far evolvere la competitività e la ricerca della supremazia ( nevrosi comprese) astenetevi dalla rassicurazione del contatto affettivo ed usate le "parole" che spiegano ma non soddisfano l'esigenza fondamentale : so di essere amato ( sono aiutato a superare le mie ansie e riconquisto la distenzione neurofisiologica). Il bambino non sa esprimere a parole queste esigenze. Il dramma tipico dei primi figli ( caso in questione) è avere di solito genitori alla prima esperienza che già dal primo abbraccio comunicano la loro ansia da prestazione, e non sostengono il piccolo nella morbidezza di un contatto caldo profumato di gioia. Scusate questi termini che sembrano poetici ma sono, ad una lettura etologica, gli stimoli necessari al neonato per legarsi positivamente alle figure accuditive. In conclusione, più abbracci e meno parole e lavorare (anche con l'aiuto di un esperto) sulla propria ansia genitoriale.
Cara Cristina dal racconto, che non è mai come un colloquio, si può essere deviati nel diagnosticare quali possono essere le cause dei sintomi descritti. Cerco di dare un interpretazione a ciò che appare dallo scritto: il bambino vive la sua età con le problematiche che sono classiche della sua età,e stà sperimentando quelli che possono essere i comportamenti da attuare sia a casa che a scuola, per il momento non darei molto peso agli atteggiamenti ne temere di una possibile fragilità, per verificare ciò aspetterei. Con l'arrivo del secondo fratellino se non ben informato e coinvolto può nascere una gelosia che stà ai genitori con il comportamento adeguato farlo sentire partecipe al fine di diminuire il grado di gelosia che può subentrare. Credo però che la figura materna sia un po ansiosa e per questo consiglio di consultare uno psicoterapeuta per capire se i pensieri, le azioni fatte sono in equilibrio se lo specialista lo ritiene opportuno fare un colloquio con il bambino, ma credo che la prima soluzione possa automaticamente ristabilire la serena vita familiare. Molti auguri
Gentile sig.ra Cristina ho letto la sua e-mail, dalla quale traspare un po' di preoccupazione. Fare i genitori è un mestiere difficile e da quanto mi dice, lei e suo marito ce la state mettendo tutta. A volte comunque, in alcune fasi particolari può essere utile che la coppia richieda la consulenza di un esperto, per ricevere un supporto e tranquillizzarsi. Non credo per il momento sia necessario un intervento diretto sul bambino, che come ha detto lei finirebbe per turbarsi e che comunque non presenta problemi particolari, a parte la vivacità . Credo possa essere più utile una consulenza per la coppia, da parte di un esperto che vi possa sostenere nel difficile compito della genitorialità e sono sicura che anche il bambino ne beneficerebbe, percependo una maggiore tranquillità dei genitori. Cortesi saluti
Gentile Cristina, credo innanzitutto di potermi complimentare con lei e con suo marito per l'attenta e affettuosa riflessione che ponete nel crescere vostro figlio. Complessivamente mi sembra un bambino armonico. Che un bimbo di 8 anni sia facilmente distraibile ed ami chiacchierare con i compagni mi sembra completamente naturale. E' anche corretto che le insegnanti cerchino di delimitare questo comportamento, ma non drammatizzerei. Sento in lei una grande ansia, come se pretendesse di essere un genitore "perfetto" che cresce un bambino "perfetto". Tenga però presente che la perfezione non esiste e non si tratta di una frase fatta e senza costrutto. E' proprio vera!! Pretendere da sé e dagli altri che amiamo "la perfezione" produce spesso talmente tanta ansia da ridurre notevolmente le proprie energie. Energie che potrebbero essere meglio spese. Forse l'agitazione, a volte irrefrenabile, che sente in suo figlio può essere legata a questo suo desiderio di "mamma-perfetta" che viene colto anche da lui che, per fortuna, non sempre ce la fa ad esaudire. Si goda questo bambino e gli faccia sentire che è contenta di lui. Probabilmente lui potrà, col tempo, rinunciare a farsi accettare dai compagni regalando figurine e gomme. Valorizzate, quando è possibile, i suoi aspetti migliori e non solo quelli legati alla riuscita scolastica. Mi permetto di ricordare a lei e a suo marito che, benché l'istruzione sia molto importante, sentirsi apprezzati e accettati nelle proprie caratteristiche individuali è determinante nella vita degli individui. Quanto vado dicendole non è un'incentivazione al lassismo e all'irresponsabilità ma solo una sollecitazione a relativizzare le situazioni permettendo a sè stessa e alle persone che ama un po' più di lievità. Cordialmente.
Gentile signora Cristina, La sua lettera mi fa pensare a come facilmente la scuola possa creare problemi alle famiglie laddove,sinceramente, non sembrano esserci. E lo affermo con cognizione di causa in quanto oltre ad essere psicoterapeuta opero nella scuola da molti anni. I miei colleghi di scuola ,a volte, inconsapevolmente cadono nell'equivoco per cui si confonde ciò che un bambino fa con ciò che il bambino è. Così si usa la categoria del giudizio, elemento su cui si fonda il criterio di valutazione dei processi didattici, anche nella relazione con il bambino e il suo mondo psico-affettivo, che va, invece, accolto, rispettato ed " educato ". Suo figlio, probabilmente, ha una personalità sensibile e ha bisogno di far partecipe gli altri del suo mondo interiore ( che appare vivace!) e per questo si cerca gli "spazi" e le modalità per farlo ,sia a scuola che a casa. Lei e suo marito dovete,a mio parere, semplicemente continuare" a guidarlo e a sostenerlo nel difficile cammino di costruzione della propria identità. Cordiali saluti
Sicuramente c'è qualcosa che non va, lui potrebbe aver letto un episodio con occhi diversi; oppure potrebbe avere un disturbo d'attenzione, sono molto frequenti al giorno d'oggi. Comunque si dovrebbero avere delle ulteriori informazioni con una diagnosi psicologica.
Cara Signora Cristina Nel leggere la sua mail mi viene da pensare quanto venga ascoltato questo bambino? La domanda mi sorge spontanea perché mostra così tanto bisogno di esprimersi. Mi chiedo se può essere possibile che questo bambino abbia come unica via per esprimere sè intimamente ed emotivamente, solamente la via dello studio e della scuola? Quanti momenti ci sono in cui lui e gli altri (genitore, nonno/a amico/a, ecc) sono vicini e possono parlarsi delle loro cose al di fuori delle lezioni? Inoltre questi interlocutori sono dotati di modi opportuni per farlo sentire accolto contenuto e amato per quello che è e non per ciò che fa? Ci sono i contesti ed i modi in cui poter comunicare in modo accogliente? Sono stati costruiti nel tempo? Cordialità e Buone cose.
Salve Cristina, la situazione che state vivendo è una situazione complessa ma sempre più comune in diverse famiglie italiane, dove i genitori si trovano ad affrontare quelle che sembrano essere difficoltà specifiche che emergono in ambito relazionale. All'interno della scuola infatti i bambini vivono le prime situazioni di confronto e giudizio con i compagni, situazioni in qui viene messa in discussione l'immagine di se e dove possono nascere le prime difficoltà ed insicurezze. In questa situazione non è utile portare i bambini dallo psicologo, è utile imparare da uno specialista cosa fare come genitori per aiutare i propri figli a sviluppare una solida autostima. In quelle che vengono chiamate terapie brevi lo psicologo aiuta ed affianca il genitore nello sviluppare strategie e modalità di relazione utili ad aiutare il bambino a costruire una solida immagine di se ed a gestire le problematiche che Lei racconta attraverso degli strumenti specifici. Nel frattempo le consiglio la lettura di un testo illuminante "Modelli di famiglia" di G.Nardone e "Ragazzi e bambini difficili" di A. Fiorenza (Ediz. Ponte alle Grazie), sicuramente sarà sollevata nel sapere che per problemi complessi come quelli che Lei sta vivendo non necessariamente le soluzioni debbano esser altrettanto difficili e faticose, a volte si tratta solo di sapere cosa fare. Cordialmente,