Mio figlio ha la tendenza a tirare schiaffi di fronte ai NO

Paola

Buongiorno
Sono una mamma di un bimbo di 3 anni. Premetto che è figlio unico e ha iniziato da poco la scuola materna. È un bambino molto amato, cresciuto da me e mio marito che facendo un lavoro a turni siamo riusciti a crescerlo senza grosse difficoltà.

È un bambino molto allegro...con i soliti capricci di un bambino della sua età come è normale che sia. Facciamo tante cose insieme e gli dedico davvero tanto tempo. Ha la tendenza a voler stare abbastanza in braccio, ma questo l'ho sempre ricondotto ai suoi momenti di regressione che ha vissuto in alcuni momenti importanti.

Con il papà ha un ottimo rapporto... con lui gioca molto come con i nonni e le zie. L'aspetto difficile è che da circa un anno di fronte ai no che gli vengono dati e che ovviamente lui non accetta si arrabbia, ma sfoga la sua rabbia cercando di mordermi o tirando i capelli o dando degli schiaffi. Lo fa solo all'interno della famiglia, con i bimbi all'asilo non lo fa ... dopo aver sfogato la rabbia in questo modo chiede subito scusa dicendo che non lo fa più... questo lo dice sempre anche se io lo guardò da arrabbiata lui cerca subito il contatto fisico, mi abbraccia forte dicendomi scusa mamma.

Io sono intervenuta tante volte, dicendo che non si fa che è giusto che lui tiri fuori la rabbia, ma che deve agirla diversamente piuttosto dando pugni al divano, ma il più delle volte è in braccio a me, quindi gli viene più istintivo darmi schiaffi. Io non so cosa devo fare perché lui chiede sempre scusa. Vorrei sapere se è un comportamento normale e se si quando rientrerà e se posso fare qualcosa in più, oltre a quello che già faccio.

Grazie mille

5 risposte degli esperti per questa domanda

Cara Paola,

credo sia molto importante che lei educhi suo figlio alla gestione della rabbia non con le parole, ma con i fatti. Nel momento in cui si rivolge a lei con aggressività è importante che l'abbraccio e l'attenzione vengano temporaneamente negati, poichè il chiedere scusa richiama l'immediato conforto da parte sua, e questo annulla il peso dell'azione negativa appena messa in atto. Lasciare il bambino nella frustrazione di aver causato dolore alla mamma, almeno per alcuni minuti, è sicuramente più produttivo per correggere il suo atteggiamento. Con questo non voglio dire che suo figlio abbia dei problemi, semplicemente usa i suoi strumenti di bambino per manifestare uno stato d'animo, e va aiutato a gestire la cosa in modo differente. Sono sicura che con un pò di fatica iniziale riuscirà sicuramente a correggere queste modalità. In bocca al lupo!

Dott.ssa Gloria Baisini

Dott.ssa Gloria Baisini

Brescia

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Buonasera Paola,

come prima cosa le chiedo se il cambiamento dell'atteggiamento di suo figlio le sembra essere avvenuto durante un momento particolare; lei parla di circa un anno fa, riesce a ricordare se è cambiato qualcosa in famiglia o all'esterno nella vita di suo figlio? Per esempio, il periodo dell'inizio della materna è un momento importante nella vita dei bambini e degli stessi genitori; per quanto possa essere sereno, si tratta comunque di un cambiamento. Secondariamente, le consiglio di pensare a cosa potrebbe infastidirlo tanto dei suoi 'no', in che modo è solita imporgli dei limiti? Reagisce allo stesso modo con suo marito?

Per quanto riguarda la modalità del 'no' mi sento di suggerirle di anticipare il divieto con un rispecchiamento di quello che pensa possa essere il suo stato d'animo: per esempio, "so che sei tanto arrabbiato perché è difficile ...., peró non si deve....". Questo potrebbe permettergli di riconoscersi nella verbalizzazione dello stato d'animo da voi proposta e farlo momentaneamente calmare.

Spero di esserle stata d'aiuto, non esiti a contattarmi nel caso volesse chiarimenti.

un caro saluto.

 

 

Buongiorno, Paola.

credo che sia importante partita da una distinzione tra rabbia ed aggressività, distinzione per nulla banale, su cui faticano tanti adulti, figuriamoci i bambini...

La rabbia è un’emozione e che quindi ha a che fare con una serie di attivazioni fisiologiche ma anche di vissuti che sono implicitamente legati ad altre emozioni più centrali e significative, altre volte, specie nei bambini all’accettare che qualcosa che si desidera sia non possibile. Rispetto a tutto ciò sarebbe quindi possibile, nella relazione con Suo figlio, fare Lei una parte che lui deve imparare col tempo (si tratta di educazione emotiva) a fare, ossia provate a dire Lei che come lui si sente è rabbia, che lei capisce e le dispiace che lui ci resti male, ma che quel no che Lei sta dando ha un senso, anche di amore e protezione nei suoi confronti. L’intervento sull’aggressività e quindi l’agito del Bambino è bene che con fermezza e pacatezza venga indicato come non adeguato e che possa essere suggerito un modo alternativo in cui sfogarsi, con cui non faccia male a se stesso o agli altri...

tutto questo in linea generale perché poi sarebbe opportuno comprendere i vari episodi e come sia più specificatamente utile intervenire. Certo è poi importante che si chieda al bambino ciò che anche l’adulto sa sostenere e quindi , come modello, non ricorrere all’aggressività quando si è arrabbiati.

Cordialmente

 

Gentile Paola,

nei bambini l’espressione delle emozioni è una componente importante che si sviluppa nei primi anni di vita. La regolazione delle emozioni inizialmente è mediata e vicariata dai genitori in quanto quella parte di cervello deputata alla regolazione emotiva è ancora immatura ed in via di sviluppo. In questo periodo la figura del genitore è usata come base per definire i limiti e le regole, e controllare gli impulsi mentre il bambino assume gradualmente un ruolo più attivo. Il desiderio di contatto fisico e vicinanza che chiede il suo bambino, volendo essere preso spesso in braccio, sono probabilmente la modalità che ha per regolare le proprie emozioni e per assicurarsi la sua vicinanza. In questa fase di sviluppo le parole però non sono la strategia più efficace per far capire al bambino che esistono altri modi per gestire la frustrazione del “no”. Le consiglio di contattare un collega che possa fornirle qualche strategia più efficace per quella fascia di età. 

Cordialmente.

Cara Paola,

suo figlio, come giustamente lei nota, è nell'epoca del NO, ma che sia così veemente ancora a 3 anni è eccessivo. Somiglia a qualcuno? Nessuno di voi due genitori era così da piccolo? O uno dei 4 nonni? :-) Sono certa di sì, sembra trattarsi di un "terreno" particolare.

E' come se lui stesse lottando contro il suo essere piccolo e non avere potere.

Fossi in lei, lo porterei da un/una OTTIMO omeopata di scuola UNICISTA. Penso che gli somministrerà un rimedio chiamato Lycopodium, ma deve essere seguito, per la potenza e il dosaggio del rimedio. Vedrà risultati in poco tempo.

Se lo ritenete, fatevi seguire una volta al mese da un terapeuta di bambini ... che sia anche genitore!

In bocca al lupo.