Dispepsia funzionale

Luca

Buongiorno. Da 5 anni soffro di quotidiani disturbi digestivi, associati ad un calo ponderale di 10kg. Fatte tutte le analisi, mi è stata diagnosticata la dispepsia funzionale, molto probabilmente di origine psichica. Il gastroenterologo mi ha chiaramente detto “devi capire cosa non riesci a digerire nella tua vita”.
La domanda che vi pongo è questa: come posso combattere questa “malattia”? Basta davvero solo capire cosa “non mi va giù”?
Ho 40 anni, soffro di questo problema da 5. Dati utili: 8 anni fa sfratto da casa, 7 anni fa perdita del padre, 4 anni fa separazione. Un chiaro declino negli ultimi anni, ma io non so cosa mi fa più male e, se anche lo scoprissi, non saprei come “digerirlo”...
Grazie per il vostro tempo.

7 risposte degli esperti per questa domanda

Caro Luca,

Anche se dagli esami clinici e medici che ha eseguito risulta che la  sua condizione ha cause psicogene (è psicosomatica), non è detto che il problema-causa sia da ricercare esattamente in "cosa non le riesce digerire".

È sicuramente molto buono che abbia già individuato alcuni eventi stressanti alla base di una probabile sofferenza. 

Tuttavia, oltre a questi fatti certamente molto importanti, possono esserci molti altri significati da vedere. Il mio consiglio è di esaminarli insieme a un professionista che lavori con problemi psicosomatici.

Il lavoro da fare è soprattutto quello di integrare gradualmente la dimensione corporea con quella emotiva e mentale.

Per esperienza e formazione, so che le problematiche psicologiche che prendono la via somatica hanno bisogno di tempo per essere riequilibrate e guarire. 

Se ha necessità non esiti a contattarmi tramite il modulo che trova sulla mia scheda, sono disponibile per ulteriori chiarimenti e per aiutarla.

Un saluto.

Salve Luca,

Direi che di cose da digerire lei ne avrebbe parecchie!! Da come scrive mi sembra un uomo molto reattivo a dirle la verità, nonostante i traumi del suo passato l'abbiano ferita, mi sembra una persona molto pratica che cerca delle soluzioni.

Vede, credo che il discorso stia proprio qui: sembrerebbe che lei non abbia difficoltà a "mandar giù", su questo mi sembra molto ferrato. Il problema sembrerebbe invece proprio la digestione di ciò che ingurgita, come se non lo elaborasse. Questa parte fa più riferimento alle emozioni che gli accadimenti le hanno suscitato, il dolore che ha provato, sembra che lei non vi sia connesso, tanto che non saprebbe inquadrare il problema. Per uno come lei che (se interpreto correttamente) ad ogni problema trova una soluzione, se non trova il problema resta appeso! Ed ecco che ciò che non va né su e né giù (resta appeso) non può essere digerito.

Si rivolga ad un professionista e provi a scendere un po infondo a vedere cosa trova di appeso.

Buona giornata.

Dott.ssa Michaela Mortera

Dott.ssa Michaela Mortera

Macerata

La Dott.ssa Michaela Mortera offre supporto psicologico anche online

Buongiorno, I disturbi psicosomatici ci parlano della stretta relazione esistente tra il nostro corpo e la nostra mente. Nella sua vita ci sono stati una serie di eventi che possono aver contribuito all'instaurarsi del problema. Non si tratta però di comprendere unicamente sul piano razionale ma raggiungere il mondo emotivo per favorirne una espressione e liberazione. Un percorso psicoterapeutico la può aiutare in questo, nella consapevolezza che le somatizzazioni hanno spesso luogo quando le emozioni e la sofferenza, non avendo potuto esprimersi attraverso la parola, si sono espresse attraverso il corpo. 

Cordiali saluti.

Gentile Luca,

laddove siano state escluse patologie organiche, come Lei ha fatto, è assai plausibile che i fattori psicologici concorrano alla patologia funzionale gastrica.

Come Lei coglie molto bene, è particolarmente complesso fare da soli un lavoro come quello che Le chiede il gastroenterologo (d'altro canto, se Lei cogliesse la difficoltà, non soffrirebbe di questo problema o comunque non in questo modo). La cosa migliore da fare sarebbe rivolgersi a un professionista della salute mentale (psicoterapeuta) con cui cominciare un percorso volto a comprendere quali modi di essere nel mondo concorrono a mantenere queste difficoltà.Con lo psicoterapeuta potrebbe indagare meglio alcuni eventi esistenziali (come ad esempio, quelli da Lei citati) e soprattutto il modo in cui questi sono stati riconfigurati e inseriti in trama narrativa. Alla specifica intersezione tra questi aspetti, quelli contestuali attuali e quelli progettuali, si instaura verosimilmente la modalità che la mette in scacco ed è qui che va ricercato il significato del malessere. La psicoterapia serve proprio a modificare quei modi di essere nel mondo che concorrono a determinare la sofferenza aprendo possibilità di essere altrimenti e nuove possibilità d'azione.

 

in bocca al lupo, cordialmente. DMP

Dott. Daniel Michael Portolani

Dott. Daniel Michael Portolani

Brescia

Il Dott. Daniel Michael Portolani offre supporto psicologico anche online

Buongiorno, per "digerire" le robe devono tornare "un pò su", cioè dalla pancia devono andare verso la testa, devono poter essere pensate. Al momento non so se sia ciò di cui lei ha bisogno. Le consiglio di prendere un appuntamento per la valutazione del funzionamento psichico. Se vuole sono disponibile, in questo periodo, mediante colloqui online. Buona giornata. 

"ma io non so cosa mi fa più male e, se anche lo scoprissi, non saprei come “digerirlo”..."

Per questo servirebbe la terapia: per digerirlo insieme.

Non si faccia vincere dal timore di rivelazioni o di sconvolgimenti, chieda aiuto, consapevole del fatto che il professionista a cui si affiderà la accompagnerà nel suo viaggio di scoperta supportandola.

Le ricordo che, in questo periodo di emergenza, molti studi professionali sono chiusi, ma i professionisti continuano a dare supporto in modalità online.

In bocca al lupo.

 

Buongiorno Luca, sembra che elementi utili per lavorare su questa difficoltà siano molti e già in evidenza.

"Basta davvero solo capire... " lei chiede.

La parola interessante è "capire" : siamo abituati ad affrontare tutto cercando di capire cioè comprendere razionalmente nessi casuali tra gli eventi. Ma con noi stessi e con i livelli più profondi del nostro funzionamento, che sono l'essenza della relazione che ci costituisce come insieme di mente, corpo, emozioni (e spirito, per che ci crede), questo approccio è inadeguato e insufficiente. La sua difficoltà è un'occasione per scoprire che esistono altre forme di relazione con sé stesso e con le sue fatiche esistenziali. E allora si, " basterà" entrare in relazione con esse in queste diverse modalità per sciogliere il sintomo sul quale si sta interrogando.

Credo che un supporto professionale di tipo psicologico, che la conduca in questa nuova prospettiva, potrebbe esserle molto utile.

Le auguro di trovare l'approccio adeguato ad una difficoltà che nasconde una potenzialità di trasformazione positiva.

Dott.ssa Gemma Facchinetti

Dott.ssa Gemma Facchinetti

Bergamo

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