insoddisfazione personale

Lorena

Buongiorno, ringrazio anticipatamente per la risposta. Sono una donna adulta di 54 anni, sposata e con figli adolescenti. Riassumo in breve ciò che mi turba: pur avendo sempre lavorato in ruoli anche di responsabilità tendo dopo qualche anno a non essere soddisfatta di ciò che faccio e della figura che ricopro al lavoro. Ho gestito l'ufficio HR di un'azienda, impiego svolto per circa 20 anni, ho anche lavorato per 6 anni in un ufficio estero come manager commerciale, in seguito, grazie ad una laurea conseguita con fatica 5 anni fa, ho iniziato a lavorare nel sociale con orari piu "umani" e stipendio decisamente ridotto. Ne sono stata felice ma ora non mi basta più. Mi rendo conto che sono stata fortunata ad avere lavoro e addirittura l'opportunità di poterlo fare in contesti e mansioni differenti, resta il fatto che mi manca non avere realizzato il mio sogno di ragazza: diventare medico. Sono cresciuta in un contesto difficile e già prima del conseguimento del diploma ho iniziato a lavorare. Non so come uscirne, vivo male e sono sempre insoddisfatta.

9 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno Lorena. 
Da cio' che leggo lei e' una donna da mille risorse che forse non riesce a riconoscere. 
Mi piacerebbe sapere in cosa si è laureata. 
Sa... nella vita non e' mai troppo tardi per inseguire un sogno anche se la strada non e' facile. Oppure ci possiamo riorganizzare in una direzione più consona a come siamo oggi e alle competenze che abbiamo. 
La prima cosa da fare e' che lei trovi un obiettivo su cui lavorare. Da quello io utilizzo la tecnica dello "Scalatore" per vedere i passi che ci sono da fare e i tempi per poterli realizzare ed arrivare all'obiettivo. 
Se vuole approfondire può contattarmi per whatsapp. 
Un cordiale saluto 

Dott.ssa Mariagrazia Facincani 

Dott.ssa Mariagrazia Facincani

Dott.ssa Mariagrazia Facincani

Verona

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Cara Lorena,

Ho letto con attenzione quanto condiviso con noi. Sicuramente ciò che emerge a prima acchito è un desiderio di non arrendersi, di continuare a perseguire un' ideologia. Questa forza, immagino, nel tempo, sarà stata una risorsa preziosa,  che allo stesso tempo stimola in me una riflessione: quanta pressione a "dover essere" e a "dover fare" può nascondere?

Quando parla di insoddisfazione, soprattutto in relazione a un sogno non perseguito, immagino che dietro possa esserci innanzitutto un tentativo di riconoscere un bisogno. Ecco perché può utilizzare questo campanello non come qualcosa da cui fuggire o combattere, ma come qualcosa di cui servirsi.

In vista di questo suggerimento, resto a disposizione qualora volesse iniziare un percorso insieme o se avesse ulteriori dubbi.

Un saluto,

Dott.ssa Alessandra Pace 

Da quello che scrive è come se fosse sempre alla ricerca della vocazione relativa al sostenere le persone: HR, lavoro nel sociale e ora si ripresenta la voglia di diventare medico. Il fil rouge è "essere di aiuto", di "supporto" attraverso la parola, la comunicazione. Anche l’estero, come manager commerciale, richiama la parola, i viaggi. Come Ulisse cerchiamo di tornare a "casa nostra", alla nostra vocazione che sembra essere dal suo racconto in relazione con la parola, il movimento, il supporto. Ma lo scopo finale è poi costruire, sentirsi al proprio posto. Qual è il suo posto, come si sente "a casa"? Le consiglio di leggere due libri che aprono alla dinamica della vocazione: Il codice dell’Anima di James Hillman e Sul Destino di Claudio Widmann.

Buongiorno signora, per prima cosa credo sia importante valorizzare il riconoscimento di questi aspetti della sua vita, vissuti con fatica. E' possibile che la sua storia, gli input che hanno indirizzato le sue scelte, siano stati utili sino ad oggi per aiutarla a definire un ruolo "adulto" ma forse, proprio in questa fase della vita, inizino ad evidenziare dei "non risolti" che la portano a provare i sentimenti che ben ha descritto. Potrebbe esserle utile svolgere una consulenza con uno psicoterapeuta per comprendere meglio gli aspetti di fatica legati al suo passato e definire, insieme, degli obiettivi per il futuro. Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento. Cordiali saluti Ilaria Coronelli

Dott.ssa Ilaria Coronelli

Dott.ssa Ilaria Coronelli

Pavia

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Buongiorno Lorena,

capisco quanto possa essere faticoso convivere con questa sensazione di insoddisfazione ricorrente, soprattutto dopo aver investito tanto impegno e responsabilità in percorsi diversi e significativi. Dalle sue parole emerge una donna capace, determinata, che ha saputo costruire molto anche partendo da un contesto complesso. Non è raro però che, ad un certo punto della vita, emergano domande profonde sul proprio percorso e sul significato del proprio lavoro, da cui il bisogno di sentirsi pienamente in linea con ciò che si desidera, con la propria storia e con ciò che si sogna ancora per sé.

Credo che le possa essere utile cercare di dare spazio ad entrambe le parti: quella che riconosce con gratitudine il valore del percorso fatto e quella che vive l’insoddisfazione… forse anche un po’ di rabbia o tristezza per quel sogno non realizzato di diventare medico.

All’interno di un percorso di supporto psicologico, si potrebbe approfondire cosa rappresentava per lei l’idea di diventare medico (ad esempio: il desiderio di prendersi cura degli altri? il valore sociale simbolico della professione? ….)

Perseguendo tali valori anche attraverso strade diverse, si potrebbe lavorare per trovare una nuova direzione che le permetta di sentirsi più in sintonia con sé stessa, senza cancellare ciò che ha costruito ma integrandolo in una storia che possa ancora evolvere.

Un cordiale saluto

Dott.ssa Stefania Croci

Legnano (MI) e ON LINE

Dott.ssa Stefania Croci

Dott.ssa Stefania Croci

Milano

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Quando sentiamo che non raggiungiamo i nostro obiettivi personali o quando non realizziamo qualcosa che per noi è importante avvertiamo un senso di malessere psicologico. Questo avviene perché viene meno la nostra sicurezza che riguarda noi stessi in primis e tutte le situazioni intorno a noi su cui facciamo affidamento.
Identificare la causa dell’insoddisfazione o le cause (al plurale se ci sono diversi fattori che si concatenano e contribuiscono alla nascita di questo sentimento): comprendere cosa ci fa sentire scontenti può essere un processo complesso che richiede tempo per analizzarsi.
Bisogna essere coscienti di se stessi affinché sia possibile fare scelte consapevoli ogni giorno e attuare cambiamenti (anche piccoli) quotidianamente per migliorare il proprio equilibrio.

Trovo molto coraggioso ridefinirsi e mettersi in discussione ad ogni età e le sue parole sono un atto di grande coraggio. 

Dott.ssa Eleonora Dax

Dott.ssa Eleonora Dax

Pavia

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Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso qualcosa di così personale. Non è affatto semplice esporsi e parlare apertamente di ciò che ci turba, soprattutto quando, all’esterno, tutto può sembrare “a posto”: un lavoro stabile, una famiglia, una vita che funziona. Eppure, lei sente che dentro qualcosa non trova pace, e questo merita attenzione e rispetto.Da ciò che racconta, emerge chiaramente una persona capace, determinata, che nella vita non si è mai tirata indietro di fronte alle responsabilità. Ha lavorato tanto, si è rimessa in gioco più volte, ha costruito percorsi diversi e complessi, spesso sacrificando se stessa per fare la cosa giusta, quella più sensata o più sicura per la sua famiglia. Ma nonostante tutto, quella sensazione di incompletezza continua a tornare, come se nessun ruolo, per quanto importante, riuscisse davvero a colmare un vuoto più profondo.

Il sogno di diventare medico, che lei cita con tanta sincerità, non è soltanto un ricordo giovanile: è il simbolo di una parte di sé che ha sempre voluto “curare”, capire, prendersi cura in senso ampio degli altri, ma anche della propria vocazione. Anche se la vita l’ha portata su strade diverse, quel bisogno non è mai scomparso: si è solo spostato in altri ambiti, come il lavoro nel sociale, che in fondo è una forma diversa, ma affine, di prendersi cura. Solo che, quando una parte di noi resta inascoltata troppo a lungo, prima o poi torna a farsi sentire.

L’insoddisfazione che prova non significa che abbia sbagliato tutto, né che manchi di gratitudine per ciò che ha. Al contrario, è un segno di consapevolezza: il suo animo è ancora vivo, curioso, desideroso di significato. Forse oggi non si tratta di inseguire un sogno in senso letterale, ma di capire cosa di quel sogno è ancora attuale, e come può farlo vivere nella sua quotidianità. A volte, la “cura” che cerchiamo fuori può ritrovare spazio in un progetto personale, nel volontariato, nello studio, nella scrittura o anche semplicemente nel permettersi di tornare a sentire entusiasmo per qualcosa di nuovo. Il punto non è cancellare ciò che è stato, ma riconoscere che ogni tappa della sua vita ha avuto un senso, anche quelle che ora le sembrano incomplete. E oggi, a 54 anni, non è affatto tardi per ridare voce a ciò che la fa sentire viva.

Le suggerirei, se se la sente, di esplorare questi sentimenti con l’aiuto di un professionista, non per “curare” qualcosa di rotto, ma per dare spazio e significato a ciò che la sua parte più autentica sta cercando di dirle.

Non c’è nulla di sbagliato nell’essere inquieti. L’inquietudine, a volte, è solo il modo in cui l’anima ci ricorda che non ha smesso di sognare.

Un caro saluto

Dott. Fabiano Foschini

Dott. Fabiano Foschini

Milano

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Cara Lorena,

grazie per aver condiviso con tanta sincerità il tuo stato d’animo. Si percepisce chiaramente la profondità del tuo percorso, la tua determinazione e la fatica di chi ha sempre dato tanto — al lavoro, alla famiglia, alla vita — ma ora sente un vuoto difficile da colmare.

L’insoddisfazione che descrivi non nasce da ingratitudine, ma da una parte di te che continua a cercare un senso più pieno. È come se avessi seguito per anni strade logiche, necessarie, giuste, ma non del tutto tue. E ora quella voce interiore — la ragazza che sognava di fare il medico — torna a farsi sentire.

È importante riconoscere che non è mai troppo tardi per dare spazio a quella parte di sé, anche se non potrà forse tradursi nel diventare davvero medico. La medicina, però, non è solo una professione: è un simbolo. Racchiude il desiderio di curare, comprendere, essere utile in modo profondo. E in questo senso, il tuo passaggio al sociale — pur con le sue fatiche — ne è già un’espressione. Forse ora serve un passo ulteriore: trovare una forma più autentica e personale per esprimere ciò che ti muove davvero.

Permettiti di reinventarti, anche in piccolo. Ci sono mille modi per nutrire il sogno originario: corsi di formazione in ambito sanitario, volontariato in strutture di assistenza, attività di mentoring o di supporto psicologico. Non serve “ricominciare da zero”, ma riconnettersi con ciò che dà senso. Accetta che l’insoddisfazione può essere una bussola. Non è una condanna: è un segnale che ti invita a un nuovo equilibrio. A volte è proprio l’inquietudine che ci permette di non fermarci in un ruolo che non ci rappresenta più.

Lorena, ciò che stai vivendo non è un fallimento: è una nuova tappa del tuo percorso di crescita, una fase in cui la vita ti invita a rimettere insieme le parti di te — quella pragmatica, quella che si è sacrificata, e quella che ancora sogna.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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La sensazione che descrivi è molto più comune di quanto si pensi, soprattutto in persone che hanno investito molto nella propria crescita e che, raggiunti certi traguardi, si trovano a chiedersi se la direzione scelta corrisponda davvero ai propri desideri più profondi.

Dalle tue parole emerge una forte spinta evolutiva: non ti sei mai fermata, hai cambiato ruoli, affrontato nuove sfide e conseguito una laurea da adulta, segno di coraggio e determinazione. Tuttavia, questa stessa tensione verso il miglioramento può trasformarsi, col tempo, in un senso di insoddisfazione costante — come se nulla fosse mai “abbastanza”.

Il rimpianto per non aver potuto realizzare il sogno di diventare medico rappresenta probabilmente un simbolo di ciò che senti mancare oggi: la possibilità di prenderti cura in modo pieno e riconosciuto, di sentire che ciò che fai ha un significato profondo.
Riflettere su come portare nel presente quell’intenzione originaria — magari in forme diverse, coerenti con la tua vita attuale — potrebbe aiutarti a ritrovare senso e serenità.

Un percorso di supporto psicologico può offrirti uno spazio per comprendere meglio queste dinamiche e ricostruire un equilibrio tra ciò che hai realizzato e ciò che ancora desideri.

Resto a disposizione anche online
dott. Giovanni Noè

Dott. Giovanni Noè

Dott. Giovanni Noè

Cosenza

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