Depressione. Stanchezza, mal di testa, difficoltà a concentrarsi, sonnolenza, ed un solo desiderio: tornare a letto.

Virgilio

Soffro da 6 anni di un disturbo che a giorni alterni mi fa svegliare malissimo. Stanchezza, mal di testa, difficoltà a concentrarmi, sonnolenza, ed un solo desiderio: tornare a letto. Questa estate ho sofferto di una pesantissima depressione. Sono in cura con efexor 150 mg. netto miglioramento ma da qualche settimana soffro sempre a giorni alterni di quella sensazione che provavo questa estate, ma in forma più leggera. Questo non mi permette comunque di affrontare in maniera devìcente la giornata. Avete dei consigli? Pensate che dopo diverse picoterapie possa essere utile rivolgersi alla psicoterapia ipnotica o alla psicologia comportamentista/cognitiva? Grazie mille

15 risposte degli esperti per questa domanda

La sua domanda sembra legata al fatto che lei abbia già sperimentato altre psicoterapie senza aver avuto benefici. Sicuramente un percorso terapeutico le può sicuramente giovare, ma ad una condizione: che non venga interrotto. Iniziare un percorso per poi fermarsi alle prime difficoltà è dannoso perchè la porta ad accumulare più sfiducia nel processo di cambiamento. Varie ricerche hanno evidenziato che non è tanto il modello terapeutico ma la relazione in sè ad aiutare ad uscire dall'impasse. La relazione di fiducia che costruisce con il terapeuta è l'unico fattore di "cura". Cordiali saluti.

Salve, stanchezza, difficoltà di concentrazione, sonnolenza ma soprattutto l'impossibilita che Lei riporta di vivere decentemente la giornata, meritano sicuramente un approfondimento psicoterapeutico. Al di la del netto miglioramento sintomatologico ottenuto grazie alla terapia farmacologia, è consigliabile accostare al farmaco una terapia ipnotica Ericksoniana che in casi come il suo rappresenta una forma di terapia breve con buona probabilità di esito positivo. Mi capita di avere pazienti in cura farmacologia che mi vengono inviati dai loro psichiatri per affiancare la terapia ipnotica a quella farmacolgica ed in genere questo tipo di intervento è di grande aiuto al paziente. Il mio unico consiglio, visto che ha già provato diversi approcci è questo: prima di affidarsi a un ulteriore terapeuta ed iniziare una terapia, seppur breve, faccia un colloquio conoscitivo al fine di chiarire a lei ed al terapeuta le difficoltà che lei sta vivendo e gli obiettivi da raggiungere insieme, sicuramente ne trarrà giovamento.

Gentile Virgilio, I sintomi che riporta possono essere ricondotti alla depressione di cui scrive aver già sofferto. Il farmaco probabilmente li attenua, ma non li elimina, tanto che lei non sente di affrontare in maniera efficiente la giornata. Chiede se possa essere utile rivolgersi alla psicoterapia ipnotica o a quella cognitivo-comportamentale: ne ha già intraprese altre, probabilmente non risolutive. Se ha già escluso possibili cause organiche al suo malessere, attraverso visite ed esami medici, può cercare un'altra strada psicoterapica, chiedendosi perchè le altre non hanno funzionato o sono state interrotte. Più che l'orientamento o la tecnica in sè, è fondamentale il rapporto che si instaura con il terapeuta: cerchi qualcuno di cui sente può fidarsi.

Dott.ssa Claudia Galli

Dott.ssa Claudia Galli

Modena

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Caro Virgilio, i sintomi che descrive sono chiaramente una riaccentuazione del quadro depressivo. Mi pare di capire che si è affidato a uno specialista che le ha prescritto farmaci e con cui segue un percorso psicoterapeutico. Il consiglio che mi sento caldamente di darle è di parlare (o riparlare) di quanto ha scritto col suo specialista con molta franchezza, senza timore di porre domande, dubbi e di sollecitare chiarimenti, sia riguardo alla spiegazione del suo stato attuale (che può richiedere un temporaneo aumento della posologia del farmaco) sia relativamente al percorso di psicoterapia. Se non dovesse ritenersi soddisfatto del chiarimento, può valutare la possibilità di rivolgersi altrove. Non esiste una forma di psicoterapia più valida di un'altra: il fattore decisivo (dando per scontata la serietà e le competenze del terapeuta) è il tipo di relazione che si instaura: se di fiducia, calda, comprensiva e supportiva, ci sono buone probabilità che la psicoterapia avrà successo. Un cordiale saluto.

Caro Signor Virgilio, la depressione - diceva Jung - è una signora in nero, quando appare non bisogna scacciarla ma invitarla alla nostra tavola per ascoltare cosa ci dice. Se le parlo di Jung avrà già capito che sono per un approccio profondo e non cognitivo, non perchè lo disdegni in piano anzi trovo che in certi tipi di patologie come le fobie, le ossessioni, le crisi di panico, i gruppi di auto aiuto possa essere molto efficace ma lo trovo completamente disadatto nella depressione. Il depresso ha dentro di sè un Mondo sommerso che va fatto vivere, una capacità di amare che si è sopita tanto è vero che l'unico desiderio è stare a letto, una capacità di desiderare che si è spenta ed una parte vitale che è stretta dentro una camicia di forza ed una cappa pesante. Innanzi tutto vedere se la sua depressione è nata come reazione ed è cioè una depressione reattiva insorta in un qualunque momento della vita e rimasta latente, poi dopo l'aspetto diagnostico elaborare l'eventuale momento che ha scatenato la depressione con una psicoterapia analitica anche non ortodossa, la Gestalt ma da uno cosciente, la Rogersiana, la Junghiana dopodichè cercare una qualunque forma creativa che le permetta di esprimere ciò che prova. Io lavoro molto nelle depressioni con l'Arte Terapia soprattutto con la poesia. Qualora la sua depressione non fosse di origine reattiva ma prevalentemente genetica o innata (anche se tutti i disturbi nascono sempre da più componenti genetiche, ambientali e stressanti che slatentizzano un disturbo) allora da rivedere i farmaci l'efexor soltanto mi pare davvero poco, soprattutto se è un disturbo bipolare, cosa molto frequente nelle moderne depressioni. Dopo la revisione dei farmaci lavorare sul senso della vita con la psicoterapia, con l'are terapia, con qualunque cosa che le permetta di vivere in maniera creativa la sua vita. Le farebbe molto bene anche una sana camminata al giorno, a tante cose, a passo sostenuto. Allora Prima una giusta diagnosi, poi la cura valutata molto bene e non cognitiva, l'ipnosi soltanto se c'è un trauma che non può essere elaborato perchè rimosso ma non credo sia il suo caso. Questo il mio pensiero. Sperando di esserle stata utile la saluto cordialmente

Gentile signor Virgilio, i sintomi a cui lei accenna e che persistono da 6 anni fanno pensare a un disturbo distimico. Al di la del trattamento farmacologico che di per se in questo caso è in grado di attenuare la sintomatologia, l'indicazione più adatta è sicuramente una buona psicoterapia. Personalmente ho un approccio di tipo cognitivo comportamentale, e ritengo sia uno dei migliori per trattare la depressione. Innanzi tutto dovrebbe risalire alle cause del malumore che lo perseguita da così molti anni, e in particolare all'evento scatenante che ha causato un peggioramento l'estate scorsa, successivamente passare all'intervento per cui è indispensabile la sua collaborazione. La grande stanchezza e i sintomi fisici a cui accenna sembrano verosimilmente riconducibili a un'astenia. Le consiglio comunque di rivolgersi un buon esperto nella sua città con cui instaurare un clima di fiducia e collaborazione. Saluti.

Egr. Virgilio i sintomi che lei riporta sembrano essere collegabili ad una forma depressiva anche se sarebbe necessario approfondire e acquisire ulteriori informazioni riguardo la sua storia di vita. La terapia farmacologica che sta assumendo sicuramente attenua la sintomatologia; ma probabilmente non è sufficiente per modificare alcuni schemi mentali in termini di pensieri ed emozioni che probabilmente influiscono in modo determinante sulla sua condizione depressiva. Sicuramente, oltre alla terapia farmacologica, sarebbe necessario associare una psicoterapia che le permetta in primo luogo di comprendere quali eventi e vissuti emotivi possano aver determinato il manifestarsi dei sintomi. Non conosco la terapia ipnotica ma conosco e pratico quella cognitivo-comportamentale che, secondo quanto riportato da numerosi studi clinici e ricerche, risulta efficace nella cura dei disturbi dell'umore. Questa terapia si basa sul presupposto che modalità abituali di pensare in modo negativo (riguardo noi stessi e/o il mondo circostante) influiscono sui nostri stati d'animo e sul nostro modo di vedere la realtà. Lo scopo della terapia è in primo luogo quello di comprendere quali sono gli schemi abituali e disfunzionali che il paziente mette in atto. Fine ultimo è quello di permettere al paziente di individuare nuovi modi di pensare e di agire più funzionali che gli permettono di ampliare i suoi gradi di libertà e sviluppare nuovi punti di vista della realtà. Inoltre, esiste un approccio (utilizzato nell'ambito della terapia cognitiva) che è basato sull'apprendimento di tecniche meditative che favoriscono l'ampliamento delle emozioni positive e la gestione di quelle negative, nonchè la riduzione della rimuginazione molto presente nei disturbi depressivi e spesso causa dell'acuirsi della sintomatologia. Questo approccio è molto utilizzato anche nella cura dei disturbi del sonno. Un cordiale saluto

Sicuramente se non ci sono dei miglioramenti costanti, la terapia che state facendo non va per il meglio, ma prima di interromperla, è meglio parlare la questione con il terapeuta. Bisogna comprendere qual'è l'origine del problema. Bisogna credere nel proprio terapeuta perchè questo peggioramento potrebbe rientrare nella norma terapeutica. A volte si fanno due passi avanti ma poi all'improvviso si fanno passi indietro. Bisogna valutare questi passi indietro, a volte sono positivi. Buona fortuna.

Suppongo che la terapia con efexor sia stata iniziata e mantenuta senza interruzioni, stante il poco tempo trascorso. In ogni caso e tralasciando l'aspetto più farmacologico, per il quale, ove necessario, possono essere presi in esame altri farmaci, è sicuramente importante l'aspetto psicoterapeutico, che, a mio parere, dovrebbe privilegiare il paradigma cognitivo comportamentale, anche perché il modo con cui "LEGGIAMO" gli accadimenti della nostra vita è molto legato a come "sentiamo e viviamo" il nostro umore.

Gentile utente, il trattamento indicato con Efexor 150mg dovrebbe portare alla risoluzione della sintomatologia depressiva nei tempi previsti dal trattamento. Sono da prendere in considerazione, pero' le valutazioni cliniche in merito a tale sintomatologia. Se non li ha effettuati, sarebbe utile sottoporsi ad esami del sangue completi comprensivi del profilo tiroideo e degli anticorpi, visita cardiologica e controllo pressorio. Il trattamento psicoterapeutico puo' essere indicato qualora fosse individuata una reale sintomatologia di tipo depressivo. Inoltre, l'elegibilita' alla psicoterapia deve essere fatta dal suo psichiatra curante e devono essere presi in considerazione:
- eventuali precedenti trattamenti farmacologici e psicoterapeutici
- cause dell'insuccesso degli stessi
- durata ed interruzione oltre che una serie di valutazioni in merito alla sua eta', grado di istruzione, sintomatologia.

Per la sintomatologia va inoltre considerata la resistenza ai trattamenti farmacologici e la durata nel tempo. Cordiali Saluti

Caro utente, il quadro sintomatologico che lei espone nel suo scritto è presumibilmente riconducibile ad un disturbo del tono dell'umore, all'interno del quale sono compresi vari eventi a carattere psicopatologico quali episodi e/o disturbi depressivi, distimia, disturbi bipolari, ecc. In questo contesto è quindi necessario effettuare una diagnosi precisa che contempli anche una diagnosi differenziale tra i disagi psichici che le ho precedentemente elencato ed altri eventi che possono essere anche carattere medico. Da ciò che scrive non si evince bene se la depressione di cui dice di aver sofferto questa estate le sia stata diagnosticata da un medico di medicina generale o come spero da uno psichiatra, mi preme dunque portare la sua attenzione sull'affrontare l' adeguato percorso finalizzato ad un valido intervento sul suo disagio. Come ho scritto all'inizio della mia risposta, il quadro sintomatologico è "PRESUMIBILMENTE" riconducibile ad un disturbo della sfera del tono dell'umore, in realtà, e questo è il mio primo consiglio, in questi casi si rende necessaria una prima visita di carattere medico per escludere patologie a carattere medico/organico. Evidente è quindi la necessità di recarsi da un bravo medico psichiatra ( cosa che spero lei abbia già fatto visto che è in cura con un antidepressivo) che sia in grado di escludere fattori intervenienti organici, e che tramite le informazioni anamnestiche possa effettuare una diagnosi precisa. Il passo successivo è quello di impostare un valido trattamento, e qui il mio secondo consiglio, che sia possibilmente di natura integrata, quindi terapia psicofarmacologica e psicoterapia. L'approccio psicoterapeutico può variare e con esso gli obiettivi che ci si prefiggono, dunque il mio terzo consiglio è di scegliere in maniera accurata il professionista con il quale sente di poter instaurare una buona alleanza terapeutica. Il quarto ed ultimo consiglio riguarda le sue aspettative che potrebbero essere fuorvianti. In questi casi infatti ci si aspetta di raggiungere miglioramenti evidenti e definitivi in poco tempo e con pochi sforzi, tenga ben presente che perlopiù non è così. Si può essere indotti a pensare in questo modo dal sollievo pressochè immediato che alcuni antidepressivi forniscono ( 2 o 3 settimane dall'inizio dell'assunzione), ma in realtà, se di depressione trattasi, il percorso è fatto proprio di quegli alti e bassi che lei cita nella sua mail, per arrivare ad una situazione di stabilità in seguito ad un lavoro psicofarmacologico e psicoterapeutico all'interno del quale lei dovrà essere parte attiva. Ovviamente tutto ciò non vuole essere di scoraggiamento nei confronti delle possibilità di guarigione che esistono e sono ben riportate anche in letteratura. cordiali saluti e in bocca al lupo

Caro Virgilio, vi sono alcuni disturbi, come ad esempio certi tipi di depressione quale sembrerebbe essere la sua, che traggono gran giovamento da interventi articolati su piani diversi ben coordinati tra di loro; personalmente in questi casi vedo essere davvero molto utile e quasi sempre risolutiva la collaborazione tra due figure che è bene restino distinte tra di loro ma con regolare reciproca comunicazione, che sono quella del medico che prescrive il farmaco, che può essere il medico di famiglia o lo psichiatra, ed il medico che si occupa della psicoterapia propriamente detta. Secondo la mia esperienza non è invece utile un'aderenza rigida ed unilaterale ad un tipo di psicoterapia, ma piuttosto saper maneggiare i diversi strumenti che una solida e vasta formazione psicoterapeutica fornisce, al momento giusto e per il paziente giusto. Ritengo che la soluzione sia più nella buona relazione assolutamente personalizzata tra il paziente e chi si occupa di lui, che non una tecnica in sè uguale per tutti e per tutti i momenti. Quindi il suggerimento che mi sento di darle è di non demordere dalla ricerca della persona più adatta a lei . Molti auguri e buon proseguimento di giornata

Caro Virgilio leggo dalla sua mail che soffre di un disturbo non ben controllato dalle terapie fin’ora attivate e che questo le continua a procurare disagi, leggo che sta prendendo l’efexor (che non conosco per le indicazioni terapeutiche) e che in passato -non so se specificatamente per questo disturbo- è già stato in psicoterapia. È un po’ difficile darle indicazioni, ma se lei ritiene che la terapia ipnotica possa esserle di aiuto, probabilmente qualcosa di quella tecnica risponderà al suo bisogno, se in parallelo ipotizza che la terapia cognitiva/comportamentale possa essere altresì d’aiuto, credo sia opportuno che si chiarisca un po’ le ipotesi che lei fa sull’origine e sulle determinanti del suo disagio. Tentare non nuoce è vero, ma nella cura psichica, provare senza motivazione è un po’ come iniziare una prova senza preparazione, è facile venire distratti al “primo dubbio”. Aggiungo che: Con i pochi dati che ci ha dato, Lei ha citato solo sintomi somatici, per questo mi premuro di segnalare l’utilità di una visita specialistica dell’area medica (penso ad un Neurologo); se non ha già avuto esito negativo in tal senso, lo proponga al suo medico. Buona fortuna.

Gentile Virgilio Credo che sia necessario impostare una terapia farmacologica adeguata che permetta ai sintomi di non essere totalmente invalidanti. Per quanto riguarda il percorso terapeutico sono del parere che l'importante non sia l'orientamento scelto, ma la fiducia e la solidità della relazione. Per questo, nel caso in cui avesse intenzione di iniziare una nuova terapia, la esorto a non trascurare questo aspetto e a parlare apertamente degli insuccessi che ha avuto fino ad ora. Non sono le teorie che curano, ma le persone e i rapporti che si instaurano con esse.

Dott.ssa Simona Adelaide Martini

Dott.ssa Simona Adelaide Martini

Milano

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Non so proprio che psicoterapie abbia fatto fino adesso so però che sono lunghe perchè non è facile aiutarla a trovare dentro di lei la voglia di uscire dal letto e affrontare la vita non è per niente facile neanche per noi psicoterapeuti ma si può fare. Saluti