Problemi con genitore vedovo

LUIGI

Buongiorno
mio padre (75 anni ) a novembre ha perso la moglie ed è entrato in un tunnel senza uscita. Lui non ha amici e parenti in quanto è da tutta la vita che li ha allontanati tutti. Io sono l'unico figlio e lavoro lontano. Inoltre non mi rivolge più la parola in quanto nella sua testa crede che la sua solitudine sia colpa mia che sono andato a lavorare fuori ( Verona ). Attualmente ha una badante che va mattina e pomeriggio e quindi le poche informazioni che vi fornisco le ottengo tramite Lei. Nell'ultimo periodo è peggiorato, un giorno vuole scappare non si sa dove, un'altro parla di uccidersi, un'altro ancora vuole andare alla caritas. Passa tutte le sue giornate al cimitero ( dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 17 ), poi rientra a casa (mangia poco ) e va a letto. La tv non la guarda più. Ah dimenticavo, è cieco ad un occhio e usa amplifon per sentire. Quando sono andato a trovarlo a casa oltre a non rivolgermi la parola se ne esce tutto il giorno pur di non vedermi. Gli ho offerto di andare in una struttura, di venire con me a Verona ma niente. Non vuole avere a che fare con niente e nessuno. Rifiuta qualsiasi soluzione gli venga offerta, tutto e tutti. ( e più passa il tempo più non inizia a ragionare con la testa temo ). Purtroppo mi trovo in notevole difficoltà a gestire questa situazione in quanto comunque ho sempre la preoccupazione che lui possa commettere qualche sciocchezza quando è da solo. Vi chiedo un consiglio : posso chiamare gli assistenti sociali ? Come funziona ? Attualmente lui è ancora capace di intendere e di volere e io credo che se vengono gli assistenti sociali a casa non possano fare niente; inoltre penso che se vanno via senza concludere nulla allora Lui potrebbe fare qualche gesto disperato vedendo che ho provato a farlo assistere. Altro problema ( il principale ) : non vuole essere comandato da nessuno e pretenderebbe che io tornassi a casa da lui abbandonando il mio lavoro ed eseguendo i suoi ordini. Purtroppo come avrete capito non è una situazione facile. Vome posso comportarmi? A chi posso rivolgermi con quali procedure? Vorrei trovare una soluzione definitiva a questo problema in quanto essendo sposato e avendo una vita normale e felice qua a Verona, questa storia sta influenzando la mia esistenza in questo periodo. Ringraziandovi anticipatamente porgo i miei più cordiali saluti.

5 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Luigi, sicuramente suo padre soffre per la perdita della moglie e sta affrontando un periodo difficile della vita, certamente lei non può farsi carico di colmare la solitudine di suo padre rinunciando alla sua vita attuale. Se le preoccupazioni relative alle condizioni psicofisiche di suo padre la tormentano e le risulta difficile occuparsene da lontano, dovrebbe incaricare qualcuno a prendersi cura di suo papà. Se ritiene che la badante non sia una soluzione sufficiente, potrebbe cercare di informarsi per un'amministrazione di sostegno, se è il caso e se possa essere una soluzione per i problemi con suo padre.

Saluti

Dott.ssa Sara Vassileva

Dott.ssa Sara Vassileva

Genova

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Gentile Luigi,

le suggerirei di far fare una visita geriatrica presso la Asl della città di suo padre, volta a valutare lo stato cognitivo e psichico di suo padre. Una visita neurologica, data l'età di suo padre, è consigliabile assolutamente, perché essa potrà consentire di escludere o rilevare stati degenerativi in atto. Alla luce di quanto emergerà, lei potrà farsi consigliare dal geriatra sugli opportuni accorgimenti da prendere. 

Riguardo alla sua difficoltà nel rapporto con suo padre, invece, le suggerisco di ridurre queste distanze emotive cercando di essere lei più presente nel paese di suo padre, senza dover rinunciare al lavoro e alla sua vita a Verona. Comprenderà da sè che a questa età i caratteri non si modificano, ma lei come figlio potrà decidere di organizzarsi in modo da essere più vicino a suo padre nella sua città di origine e dedicare la sua pazienza, l'affetto e un po' del suo tempo accanto ad un uomo che molto probabilmente apprezzerà comunque la sua presenza, nonostante i suoi modi bruschi e pretenziosi.

 

Gentile Luigi

perdere la propria mamma è un enorme dolore associato ovviamente a sconforto e smarrimento, quando poi si è adulti a questa perdita spesso si associa anche la preoccupazione per il genitore rimasto in vedovanza. Un momento complesso e delicato in cui talvolta la rabbia prende il posto della preoccupazione, viceversa la rabbia si trasforma in senso di colpa. Fortunatamente quando leggo di lei, Luigi, individuo una condizione familiare e lavorativa appagante e serena, il suo nuovo nucleo familiare soddisfa probabilmente i bisogni affettivi e questo è molto importante perché può aiutarla a superare il lutto. Non sará accaduta la stessa cosa a suo padre che è solo e che, pare, abbia vissuto il matrimonio come prevalente situazione sociale. I comportamenti di suo padre potrebbero essere segni di un lutto traumatico, una condizione psichica disabilitante e problematica determinata dalla mancata elaborazione del lutto. La perdita primaria già in se stessa è un danno grave, ma per le persone che hanno vissuto un vincolo matrimoniale di lunga durata possono insorgere le perdite secondarie che corrispondono a tutti quegli aspetti che accompagnano la vita quotidiana e che suo padre ha legato all'esistenza di sua madre senza la quale nulla ha più senso. L'unico legame ancora esistente è lei, il figlio, e per questo suo padre lamenta "egoisticamente" la sua lontananza; avvicinarsi, però, non corrisponderebbe al superamento delle perdite secondarie e resterebbero in vita tutti quei pensieri come "Con chi andrò a fare la passeggiata delle nove?"... "Chi mi aiuterà a scegliere l'abito giusto?", cose del genere sembrano banali ma hanno una valenza importantissima. Inoltre non accoglierei come vincente l'idea di sradicare un uomo di 75 anni da casa sua o comunque lo riterrei un adattamento complesso che, magari, potrebbe essere seguito dagli assistenti sociali di Verona con scelte ponderate affinché non si rischi una depressione maggiore. Per l'intervento degli assistenti sociali nella città di suo padre non saprei suggerirle, piuttosto mi rivolgerei ad uno psicoterapeuta EMDR per un trattamento sulla elaborazione del lutto primario e dei lutti secondari. Spero di esserle stata d'aiuto.

Un abbraccio 

Dott.ssa Tiziana Vecchiarini

Dott.ssa Tiziana Vecchiarini

Napoli

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Caro Luigi,

provi a rivolgersi agli assistenti sociali del suo territorio, sperando che abbiano le risorse per occuparsi di suo padre. Mi risulta che possono attivare un servizio di pulizie della casa, un servizio di accompagnamento per ospedali, visite eccc., e un servizio di rifornimento di pasti caldi. Ma non credo che suo padre abbia bisogno di questo, da quanto scrive ... Però potrebbero darle qualche suggerimento: magari esistono dei gruppi ricreativi o di confronto tra persone anziane. Potrebbe essere una risorsa e una sorveglianza utile in caso di decadimento cognitivo.

Non credo che lei possa fare molto altro, fino a quando suo padre avrà abbastanza discernimento per decidere di sé. Lui avrebbe bisogno di parlare con qualcuno che lo aiutasse a elaborare il lutto, sia quello della moglie che delle cose che cambiano. Ma non mi sembra facile, dato il carattere.

Le mando cari auguri per la situazione.

Prendendo spunto dalle indicazioni fornite è evidente che suo padre sta viaggiando in contemporanea su due versanti.

1)      Da una parte il LUTTO, che sta creando un forte blocco, in quanto non percepisco tra le sue indicazioni segnali di elaborazione. Sta fortemente fermo nell’area della PERDITA, incrostandosi per poi non uscirne. Sappiamo anche che il dolore a volte è anche una modalità poco sana per sentire la presenza dell’altro che non c’è più. Inevitabilmente “La soluzione è diventata la causa di ulteriori problematiche.”

2)      Sull’altro versante sta sabotando tutto ciò che è “relazionarsi” che è la base della “ginnastica corticale”, definita da Siegel MINDSIGHT. Intendo dire che nel relazionarsi con l’altro, l’individuo ha inevitabilmente a che fare con delle stimolazioni che a livello della corteccia celebrale generano ATTIVITA’. E’ inevitabile dire che se ciò non avviene, l’attività corticale ne risente, andando verso un declino cognitivo debilitante

Le lascio il link di un articolo che le esplicita quanto inteso: http://vitamine.altervista.org/cinziamalaguti/neuroplasticita-mindsight/.

Alla richiesta di un idea, inizialmente la invito a evitare di colludere con un atteggiamento oppositivo e di allearsi con le dimensioni che suo padre le pone, pertanto eviti forzature. In questi casi l’atteggiamento oppositivo è per loro l’unico canale che hanno per “FARSI VEDERE” nel loro disagio.

Già la presenza di un’altra persona in casa è per lui una stimolazione importante. Ovviamente la scelta sarebbe dovuta cadere su un soggetto dai forti tratti dell’empatia e della risolutezza. Un idea potrebbe essere quella di integrare il sistema con un elemento che potrebbe essere la fonte di stimolazione, a cui relazionarsi. Ha pensato ad un cucciolo?

Speranzosa di esserle stata utile.