Buonasera, come nell'oggetto del post, mi sembra di non sopportare piú mio marito. Siamo sposati da neanche un anno e giá mi sembra impossibile pensare di starci una vita... Prima del matrimonio siamo stati insieme sei anni. Lui è una persona estremamente critica e negativa, discute su tutto e non si rende mai conto quando è il caso di evitare. Se esprimo un'opinione contraria alla sua ti tartassa fin quando tu non gli dai ragione per sfinimento. Dice sempre che il mondo fa schifo e che il genere umano dovrebbe implodere su se stesso. All'inizio forse nascondeva meglio questo suo lato disfattista. Fra l'altro, questo suo modo di essere lo porta ad avere pochissimi amici, se non nessuno stretto. Lascia sempre poco spazio alle opinioni altrui, parla addosso alle persone e non fa proprio nulla per rendersi un minimo simpatico. A me invece piace stare sempre in compagnia e usciamo sempre con i miei amici, anche se poi quando usciamo trova sempre un modo per lamentarsi... Che sia il caos, che sia il cibo, che sia l'atteggiamento di qualcuno che non gli piace. Sinceramente, mi rendo conto di aver sposato una persona pesante. Alle volte mi sento sopraffatta anche io da questa negatività, nel senso che se questa è l'antifona mi passa la voglia di organizzare le cose con lui e preferisco organizzarmi da sola. Fra l'altro mi accorgo che sto arrivando a quel punto che, pur di evitare di discutere e di intristirmi, non dico neanche piú la mia. Tanto se le opinioni non coincidono, è solo scontro... Non c'è apertura. Questo suo modo onestamente fa male anche all'attrazione fisica... Lo vedo piú brutto, mi fa innervosire, e non ho proprio voglia di avvicinarmi a lui. Inoltre, so che è brutto dirlo, ma mi sembra che anche dell'aspetto fisico, non che sia mai stato fondamentale per me, non gliene freghi niente. Mangia male ed è ingrassato, e a voglia che tento di farlo mangiare meglio... Niente, dopo un po', va di nuovo di pizza, pasta e zero verdure. Non è che voglio uno fissato, però sono dell'idea che un minimo ci si debba curare agli occhi del proprio compagno/a. Non so, non riesco a uscire da questo loop di mal sopportazione. Lui è anche figlio unico con una mamma un po' chioccia... Quindi anche questo. Cosa dovrei fare? Abbiamo parlato spesso di questi argomenti, lui dice di essere un po' migliorato... Un po' sí, ma credo che l'indole sia quella... Ripeto, a me sembra che all'inizio non fosse cosí pesante... O forse ero io che non me ne rendevo conto.
Buongiorno Irma,
C'è chi dice che l'amore sia l'autoinganno più sublime che l'essere umano si fa, se ci riflette forse potresti concordare.
Nelle relazioni l'equilibrio per stare bene è così sottile che a volte raggiungerlo è un po' come trovare l'ago in un pagliaio, nessuna buona volontà o costrizione, si tratta semplicemente di comunicazione.
La comunicazione adeguata aiuta il 90% delle coppie a comprendersi; anche nel suo specifico caso, in cui sentendosi non ascoltata, preferisce non esprimersi e questo inevitabilmente porta a conseguenze dannose ma pensi a cosa potrebbe succedere se lei invertisse il suo copione comunicativo.
Supponiamo per un secondo lei voglia risvegliare suo marito dal vortice di negatività in cui si trova, che lei voglia fargli capire che a volte bisogna mettersi in discussione perchè nessuno di noi possiede verità assolute, che la relazione, come i fiori, va costantemente annaffiata altrimenti si secca, che nella vita non può essere tutto bianco o nero; continuerebbe ad forzarsi di non esprimersi o ad esprimere le sue idee che si scontrano inevitabilmente con quelle del marito, un pò come due tori che lottano, oppure in modo strategico proverebbe a insinuare un piccolo dubbio nelle convinzioni del marito così da portarlo a mettersi in discussione?
Vede a volte basta innescare un meccanisco corretto affinche l'ingranaggio riparta.
Spero lei possa trovare quel che cerca.
Un caro saluto.
Dottoressa Margherita Silei
Perugia
La Dott.ssa Margherita Silei offre supporto psicologico anche online
Ciao Irma,
La tua relazione sembra attraversare una fase in cui gli squilibri comunicativi e affettivi stanno diventando strutturali. A quanto racconti ti trovi accanto a una persona che tende a occupare gran parte dello spazio relazionale con rigidità, negatività e una scarsa disponibilità all’ascolto. Questo, col tempo, logora e lascia poco margine per esprimere te stessa, al punto che preferisci il silenzio pur di evitare lo scontro.
La domanda che poni “Cosa dovrei fare?” è legittima ma complessa. Da un lato hai già tentato il dialogo, ma con risultati minimi. Dall’altro senti che l’attrazione e la connessione emotiva si stanno spegnendo. È importante che tu ti chieda se esiste ancora un margine reale per costruire qualcosa insieme, e se lui è davvero disposto a mettersi in gioco.
In questo momento, più che cercare subito una risposta definitiva sul futuro della relazione, potrebbe esserti utile iniziare un percorso di supporto individuale, che ti aiuti a capire meglio alcune dinamiche e riflettere sui tuoi desideri e il tuo benessere personale. Hai già fatto un primo passo importante, guardando con lucidità la realtà del vostro legame.
Caserta
Il Dott. Nicola Nacca offre supporto psicologico anche online
Cara Irma, molte persone si trovano a vivere un forte disallineamento dopo il matrimonio, spesso proprio perché la convivenza stretta e continuativa fa emergere aspetti del partner che prima si intuivano appena — o che si sperava potessero cambiare con il tempo.
Dal tuo racconto emergono vari punti critici che non si risolvono con un semplice “parlatene”:
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La negatività costante e il disfattismo;
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La mancanza di apertura al dialogo, al punto che ti senti costretta a tacere per evitare conflitti;
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La svalutazione delle tue emozioni e opinioni;
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La trascuratezza personale, che incide anche sull’intimità;
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La dipendenza emotiva dalla madre, che potrebbe indicare una scarsa autonomia.
Hai provato a parlare con lui, ma i cambiamenti sembrano minimi e, come hai intuito bene, l'indole difficilmente cambia, a meno che la persona non intraprenda un percorso serio di consapevolezza e crescita (ad esempio una terapia).
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Chiediti con onestà: se oggi non foste sposati, con queste premesse, lo risposeresti?
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Cosa ti trattiene? La paura del giudizio, l’idea di fallimento, l’affetto residuo, o la speranza che cambi?
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Hai mai pensato a un percorso personale di supporto (psicologico) per te? Per rimettere a fuoco cosa vuoi, cosa puoi ancora accettare, e cosa invece ti sta facendo del male.
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Una terapia di coppia potrebbe aiutare, ma solo se entrambi siete disponibili a mettervi in discussione davvero, non solo “per provarci”.
Non è una colpa ammettere che l’amore, il rispetto e la leggerezza reciproca sono venuti meno, o che forse non ci sono mai stati nella misura in cui servivano. Meglio riconoscerlo oggi, piuttosto che dieci anni più tardi, col doppio del dolore.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Massa-Carrara
La Dott.ssa Antonella Bellanzon offre supporto psicologico anche online
Buon pomeriggio Irma, quella che racconti è sicuramente una situazione non libera e serena per te.
Purtroppo non possiamo modificare l’altro, questo non può essere un obiettivo raggiungibile e desiderabile, si può però cercare di capire il tuo stato d’animo, qual è la miccia che ha fatto esplodere il tuo malcontento e come cercare di spostarti da quella che sembra essere diventata una gabbia per te, non è impossibile trovare una chiave, anche grazie ad un supporto psicologico.
Molto spesso si innesca un circolo vizioso di comportamenti che a loro volta determinano situazioni e copioni ripetuti, prova intanto a pensare a tutto ciò che nei tuoi comportamenti si ripete e non conduce al risultato sperato e cerca, a piccoli passi, di modificarli. Anche una piccola perturbazione è in grado di generare un grande cambiamento in un sistema ormai cristallizzato.
Roma
La Dott.ssa Noemi Ricucci offre supporto psicologico anche online
Gentile signora, è possibile che la convivenza amplifichi i propri modi di essere e che sia inevitabile rendersene conto viste le minori possibilità di evasione vivendo insieme.
Il matrimonio, inteso come convivenza, è un passaggio importante della vita di coppia, sin dai primi momenti ci si rende conto della maggiore difficoltà a mantenere il proprio spazio di individualità e le difficoltà possono stimolare anche forti cadute dell'umore che poi possono manifestarsi in modi diversi, magari attraverso una gratificazione alimentare che ha poi altre ricadute sulla salute e sull'immagine di sé e dell'altro.
In altri termini probabilmente state contrattando quanto e come i bisogni personali possono entrare nella vita coniugale.
Non è facile trovare un equilibrio condiviso. Consideri la possibilità di rivolgersi a uno psicoterapeuta che attraverso la ricostruzione di come siete arrivati a questo punto, potrebbe aiutarla a dare significato e coerenza a quello che vi sta accadendo e magari anche farvi intravedere possibili strade da percorrere. Lo faccia lei per prima.
Nel frattempo si prenda ampi spazi di recupero, cioè spazi non di coppia, che la possano aiutare a vedere le cose da altri punti di vista.
Un cordiale saluto.
dr. Patrizia Mattioli
Roma
La Dott.ssa Patrizia Mattioli offre supporto psicologico anche online
Buonasera,
quello che descrive è un vissuto molto comune in alcune coppie, soprattutto dopo un cambiamento importante come il matrimonio, che spesso rende più evidenti dinamiche già presenti ma in parte tollerate o minimizzate. Il senso di soffocamento che prova, la rinuncia a esprimersi per evitare lo scontro, la perdita di attrazione, sono segnali che vanno ascoltati con attenzione, non giudicati.
Il punto centrale non è solo “lui com’è”, ma quanto lei oggi si senta vista, libera e rispettata in questa relazione. È possibile che in passato abbia cercato di “tenere insieme le cose” senza dare peso a ciò che realmente provava. Ora però il disagio è chiaro, e le sta parlando forte.
A questo punto può essere utile valutare un percorso personale (e magari di coppia) per comprendere meglio i suoi bisogni, i limiti che vuole porre e se c’è ancora spazio per una relazione che sia nutriente per entrambi — oppure se è necessario considerare altre strade, con lucidità e rispetto per sé.
Non si tratta di colpe, ma di scelte consapevoli. E, soprattutto, di prendersi sul serio.
Dott.ssa Manuela D'Ippolito