Ho strutturato la mente in questo modo: qual è il motivo e come posso cambiare?

Stefania

Salve, sono una ragazza e ho 27 anni. Nella mia infanzia ho avuto il trauma dell'edipo con mio padre e il trauma del rifiuto con mia madre (quest'ultimo prima o durante la nascita).
Sono stata educata sin da piccola in modo severissimo da mio padre, che a sua volta è stato educato allo stesso modo.
A causa di quest'ultimo episodio o forse di questa educazione rigida ereditata, e credo non a causa dei traumi, ho questo problema: dentro la mia testa si è creato uno schema mentale di standard severissimi.
Dopo aver capito che io ho anche una parte emotiva che individuo nel corpo, sto dando molto spazio anche a questa parte.
Tuttavia però che devo prendere una decisione (esempio devo scegliere una stanza in affitto tra tante stanze), è come se in testa avessi qualcuno(un giudice severo), qualcosa (credo pensieri negativi), di conseguenza paura ed ansia che non mi lasciano decidere in modo normale ed inizio a riflettere per prendere una decisione, considerando di dovermi DIFENDERE da qualcosa che potrebbe succedermi: ho la necessità di controllare tutto, prevale sempre la parte razionale, alla fine non vorrei scegliere o ho la necessità di chiedere aiuto a qualcosa che mi aiuti nella scelta finale.  Temo qualcosa

Soffro un po' di fobia sociale, ma dietro c'è questo problema.
Ho il terrore a fidarmi degli altri, causato o dal pensiero di un giudice severo che ho in testa, o dal trauma di edipo, o dal rifiuto materno non riesco a capirlo.
Non riesco a lasciarmi andare totalmente alle emozioni e a decidere in modo normale con le mie due parti (creativa e razionale insieme tranquille perché la parte razionale vuole e riesce sempre a prendere il sopravvento soprattutto se devo scegliere io da sola. Se devo scegliere in compagnia sta serena tutto sommato).

La parte razionale pensa che tutte le persone siano cattive e quando devo scegliere, le mie decisioni  sono condizionate da questo pensiero!.
Non mi è del tutto chiaro: chi è questa persona cattiva o evento che mi viene in mente e che mi ha fatto strutturare la mente in questo modo e che condiziona ogni giorno le mie scelte ?
Come faccio a capirlo? È solo un giudice severo?
Come faccio a lasciarmi andare nelle relazioni con le persone o semplicemente nel fare ogni giorno della mia vita una scelta normale, senza questa sofferenza mentale?
Ho paura, forse, che se mi lascio andare riceverò un grandissimo rimprovero???
Ho la fobia di essere rifiutata! E quindi sto ferma e ragiono su che fare, perdendo tempo e stressandomi.
Mi aiutate a capire? Voglio vivere, non ce la faccio più a combattere con questa testa che fa così e che sta alzando sempre più muri alle persone, anche ai miei pochi amici, pensando che gli altri vogliano farle del male se mi lascio andare al 100%.
Cosa devo fare per liberarmi per sempre da questi standard severi e da questa fobia ad esprimermi?

Grazie

5 risposte degli esperti per questa domanda

Salve Stefania, appare quasi che lei abbia "in mente" ipotetiche cause, possibili modalità in cui si strutturano i suoi processi decisionali ma, contemporaneamente, vi sono la confusione, la preoccupazione e la paura, come le ha nominate, che prevalgono in molte situazioni e contesti di vita quotidiana. Non è possibile stabilire a priori quale"parte"prevalga maggiormente, dalle frasi che ha scritto. Soprattutto, come immaginerà, non sarebbe professionale rispondere a domande così importanti che la riguardano senza approfondimenti, eventuali valutazioni e, dunque, consulenze psicologiche mirate. Mi sento, al momento di lasciarle spunti di riflessione che, se vorrà approfondire con ulteriori domande o dubbi potrà effettuare una consulenza.... La paura ha "poco" di razionale, è quella parte più viscerale che può sorgere in concomitanza o successivamente a determinati pensieri ricorrenti, come anche l'ansia: quell'ansia che non ci motiva ad andare avanti, ad attivarci per raggiungere un obiettivo ma che ci blocca, ci frena oppure al contrario ci fa agire impulsivamente. Non è facile stare bene con gli altri se percepiamo la realtà che ci circonda come negativa, dalla quale stare in allerta continuamente. Partire da se stessi è fondamentale, in quanto, anche se quanto accaduto con i suoi genitori può avere influenzato alcuni aspetti della sua vita, non è possibile cambiare adesso i genitori oppure avvenimenti passati, possiamo sicuramente ripartire da adesso e capire meglio come funziona il nostro problema ed affrontarlo diversamente, in un'ottica di miglioramento verso il nostro benessere psicofisico. Anche non scegliere, è comunque una scelta....

Cordiali saluti

 

Buongiorno Stefania, mi pare di capire che lei si giudica e colpevolizza notevolmente e la sua domanda riguarda la possibilità di fidarsi, fidarsi di se stessa e degli altri. Utilizza la storia di suo padre e della sua rigidità che riprodurla nella sua vita. Ma lei non è suo padre e può mettere in discussione questa parte castrante che si porta dietro e che la limita così tanto. La invito ad intraprendere un percorso per poter promuovere uno sviluppo emotivo diverso, libero da mille ossessioni e paure.

Cordiali saluti.

Cara Stefania permettimi di riassumere tutto quello che hai scritto e se sbaglio qualcosa correggimi.
Ti senti vittima e in trappola di un tuo schema mentale ma che attribuisci all’educazione severa ricevuta da tuo padre e il rifiuto di tua madre.
Da qualche tempo hai capito di riuscire a trasformare le tue emozioni in sensazioni corporee e per questo stai cercando di dargli uno spazio esclusivo ma questa consapevolezza non ti permette ancora di sentirti a tuo agio con le altre persone, né di poter prendere decisioni di qualsiasi tipo con serenità, poiché pervasa dalla presenza di pensieri negativi che ti portano a preoccuparti di qualcosa di cui nemmeno tu sei a conoscenza?
… Quanto detto fin qui mi ricorda qualcosa che ha scritto un famoso poeta , Pessoa, il quale ha detto : “Porto addosso tutte le ferite delle battaglie che ho evitato” ; e qualcun altro aggiungerebbe, “le ferite delle battaglie evitate non guariscono mai.”
Quello che provi è uno stato normale, racconta di un trauma al quale sai dare un nome e di cui però pare che porti ancora un peso , che ti sta limitando nella tua vita quotidiana. Quello che scrivi mi fa venire in mente una marionetta rotta con gli occhi rivolti verso l’interno e allora mi viene da domandarti se le situazioni sopra descritte ( decisioni e vita sociale) tendi a evitarle oppure ad affrontarle?
Potresti cominciare a osservare quale tentata soluzione metti in atto di fronte a questi disagi e già con questa osservazione cominciare a identificare il funzionamento e la sua ridondanza dentro di te. E’ proprio dalle tentate soluzioni che possiamo trovare la via e la rotta, perché sono le migliori intenzioni a peggiorare e intrappolare.
Se hai bisogno di delucidazioni scrivi pure.

Cara Stefania, le problematiche che hai descritto non sono facilmente risolvibili con un consiglio o suggerimento. Provo comunque a precisarti alcuni aspetti. Per ciò che riguarda quello che tu chiami "trauma edipico e rifiuto materno" per poterti spiegare meglio avrei bisogno di alcuni elementi in più: Cosa secondo te è accaduto nella tua relazione con i tuoi genitori quando eri piccolina? Ne hai mai parlato con loro? Quali sono state le tue reazioni? Le ricordi? Questo è un argomento che andrebbe approfondito ed analizzato concretamente con un professionista. Per quel che riguarda le tue paure ed ansie a me sembra di percepire 'un senso di angoscia profondo' perché come tu stessa dici non vi è riscontro nella realtà. Tuttavia è buon segno il fatto che ti accorgi e percepisci  - anche a livello emotivo - queste tue difficoltà!! Ti dico anche che essendo giovane riuscirai piano, piano a risolverle ma da sola ritengo che è più difficile e faticoso. Pertanto il mio consiglio è quello di rivolgerti ad un professionista-psicologo cognitivo/comportamentale che ti aiuti ad analizzare con tempi e modalità adeguate i disagi che attualmente stai vivendo. Puoi chiedere informazioni al tuo medico di famiglia. Ripeto sei giovani e con un po' di tempo, pazienza e sano impegno riuscirai a risolvere. Con i miei auguri ti saluto cordialmente 

Cara Stefania, da come scrivi e da ciò che scrivi posso pensare che tu sia stata in terapia o che abbia cercato forse ossessivamente di trovare un nome al tuo disagio ("trauma dell'edipo", "rifiuto di mia madre", "fobia sociale" etc.), ma queste sono solo etichette che non ti rappresentano in toto e non fanno di te un caso da manuale, perchè ognuno di noi possiede mille sfaccettature, date dal nostro carattere, dalla nostra storia, dalle nostre esperienze e da tanto ancora. Credo che ciò di cui potresti aver bisogno è di un percorso terapeutico che ti accompagni anche nella vita PRATICA, e non solo in un mondo teorico. Hai bisogno di guardare in faccia la tua ansia e di affrontare le tue paure. Hai bisogno di dialogare con quel giudice severo che oggi identifichi con tuo padre, ma che in realtà è diventata una parte di te che devi imparare a riconoscetre, trattare ed accettare, forse a volte a gestire. Sei giovane e hai mille possibilità davanti a te. Rivolgiti a un terapeuta che abbia un approccio più pratico (Strategico integrato, Cognitivo Comportamentale etc.), meno improntato sulla consapevolezza e più focalizzato sul cambiamento. Hai perfettamente ragione quando dici che è arrivato il momento che tu VIVA davvero la tua vita. Allora agisci, e fatti aiutare in questo viaggio meraviglioso che è il prendere in mano la propria vita! Buona fortuna!