Preoccupata per figlia 13anni e mezzo

Erika

Buongiorno, inizio a preoccuparmi seriamente perché, pur cercando di pensare a come si pongono i preadolescenti oggi , ultimamente mia figlia sta esagerando e lascia di tutto in giro, cellulare, ha perso 2 volte le chiavi di casa, la borsetta più di due volte da quando è finita la scuola, perciò neanche un mese. Premetto che accetto non standoci male ma cercando di pazientare perché si sa bene che è dovuto all'età, la società ecc, infatti è svogliatissima, musona se non quando parla al telefono con amica, e risponde male e come se le sia tutto dovuto. Ma anche riprendendola a volte su questi stessi atteggiamenti e' da mesi o anche un anno che sono comunque preoccupata. E ora il menefreghismo che sta dimostrando perdendo per poi fregarsene varie cose, mi fa pensare che forse dovrei consultare una figura specializzata.

9 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Erika,

le sue parole trasmettono una preoccupazione profonda, non solo per i comportamenti attuali di sua figlia, ma anche per il senso di distanza che sta crescendo tra voi, nonostante il suo impegno costante nel comprendere e tollerare. È evidente quanto lei stia cercando di tenere insieme il bisogno di lasciarla crescere con il desiderio di non perderla di vista.

Quello che descrive non è solo un insieme di comportamenti disordinati o oppositivi: è un movimento complesso, sottile, che tocca dinamiche profonde del legame tra genitore e figlia in una fase delicatissima della crescita.

Da quanto emerge, lei è una mamma vigile, attenta, e forse anche un po’ sola in questa osservazione costante e faticosa. Il fatto che non ceda alla rabbia, ma cerchi di comprendere, dice molto sulla qualità della sua presenza. Ma a volte, proprio quando siamo pazienti, empatici e razionali, rischiamo di non concederci abbastanza spazio per accorgerci di quanto tutto questo ci stia chiedendo.

Mi chiedo se, dietro questo apparente "menefreghismo" di sua figlia, non si stia muovendo un conflitto più interno, qualcosa che non ha ancora un linguaggio, ma che chiede con forza (proprio attraverso il caos, la distrazione, la distanza) di essere visto. E mi chiedo anche se lei, in questo momento, si senta autorizzata a fermarsi un attimo, a prendersi uno spazio in cui poter esplorare tutto questo senza l'urgenza di dover subito risolvere.

Quando un genitore comincia a sentirsi spettatore impotente, nonostante l'amore e la pazienza, forse è il momento di fermarsi, non per cercare risposte facili, ma per creare uno spazio in cui certe domande possano essere finalmente accolte, comprese, trasformate.

Ci sono percorsi che non iniziano perché qualcuno è “in difficoltà”, ma perché certe domande (come quelle che lei sta già ponendo) meritano tempo, presenza e un luogo dove poter trovare nuove forme.

Spero che queste riflessioni possano esserle utili.

Resto a disposizione, un caro saluto

E.S.

psicologoagenova.wordpress.com

Dott.ssa Elisa Scuderi

Dott.ssa Elisa Scuderi

Genova

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Buongiorno Erika, l'adolescenza e la preadolescenza sono periodi piuttosto burrascosi. Sua figlia, come gli altri adolescenti, cerca di costruirsi una propria identità, ma nello stesso tempo può sentire il timore di separarsi e anche il senso di colpa per la sua voglia di abbandonare il nido. Si tratta di un insieme di emozioni contraddittorie, soprattutto all'inizio, dove la ragazza non si vede più bambina ma forse lo si sente ancora. Quindi rabbia verso di sè che proietta sui genitori, ansia perchè non si sa ancora cosa aspettarsi. Altrettanto normale è la sua preoccupazione di fronte alla propria bambina che cambia, soprattutto nei comportamenti verso di lei e gli altri membri della famiglia e negli atteggiamenti. Un figlio che cresce è sempre fonte di orgoglio ma, a volte, anche di sofferenza. Per capire se sua figlia ha bisogno di sostegno psicologico si dovrebbero tenere presenti anche altre variabili, come la presenza o assenza di un sostegno sociale (esce con le amiche per esempio?), la presenza eventualmente di comportamenti a rischio, il comportamento a scuola e l'impegno. Ma se lei, come mamma, sente il bisogno di essere sostenuta in questo periodo, per capire cosa sta succedendo, potrebbe consultare uno psicologo per confrontarsi con lui su queste tematiche e per approfondire le sue paure e le sue insicurezze. Non è sola in questo, tutti i genitori si fanno domande e, a volte, hanno anche bisogno di trovare le risposte con l'aiuto di un professionista.

Dott.ssa Barbara Caprioli

Dott.ssa Barbara Caprioli

Brescia

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Buongiorno,  
grazie per aver condiviso con sincerità le sue preoccupazioni — è un segno importante della cura e dell’attenzione che ha verso sua figlia.

L’ingresso nell’età preadolescenziale può portare cambiamenti emotivi e comportamentali intensi, spesso difficili da comprendere e gestire da soli. Quello che descrive — svogliatezza, sbalzi d’umore, disorganizzazione, oppositività — sono segnali comuni in questa fase, ma è comprensibile che, se persistono e si intensificano, possano far sentire un genitore in difficoltà.

Rivolgersi a una figura professionale può essere un modo prezioso per avere uno spazio di ascolto, confrontarsi senza giudizio e comprendere meglio cosa sta accadendo, sia per lei che per sua figlia. Se desidera, sono a disposizione per un primo colloquio conoscitivo: potremo valutare insieme se intraprendere un percorso di supporto individuale o familiare.

Mi può contattare con tranquillità qui o telefonicamente. Sarà un piacere accoglierla.  
Un caro saluto,  
Dott.ssa Agne Rumi – Psicologa

L'adolescenza è una fase davvero delicata e complessa non solo per i nostri figli che la vivono in prima persona ma anche per noi genitori che li guardiamo e non li riconosciamo più. L'adolescenza è morte e rinascita allo stesso tempo, è come una seconda gravidanza che fa compresa e capita. Se posso esserle utile la mia formazione riguarda proprio gli adolescenti in crisi. Se lo ritenesse opportuno, non esiti a contattarmi

Dott.ssa Paola Schizzarotto

Dott.ssa Paola Schizzarotto

Padova

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Buongiorno signora,
capisco bene la sua preoccupazione: in preadolescenza è normale osservare comportamenti come svogliatezza, disattenzione o oppositività, ma quando queste dinamiche iniziano a pesare nel quotidiano familiare è giusto fermarsi a riflettere.

La sua sensibilità nel cogliere questi segnali è preziosa. Un confronto con una figura specializzata può aiutare a leggere meglio ciò che sta accadendo e a trovare strumenti utili per affrontarlo.

Se desidera, resto a disposizione, anche online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Elisabetta Petrini

Dott.ssa Elisabetta Petrini

Dott.ssa Elisabetta Petrini

Macerata

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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Ciao Erika,  la sua preoccupazione è più che legittima, e il fatto che stia osservando e riflettendo su questi segnali con pazienza e apertura è già un passo importante. Ciò che descrive — svogliatezza, sbalzi d'umore, distrazione, oppositività, perdita di oggetti, e una certa apatia relazionale — sono comportamenti frequenti nella preadolescenza, ma è altrettanto vero che meritano attenzione quando diventano ricorrenti, impattanti o troppo marcati.

Proviamo a distinguere: comportamento “normale” da segnali d’allerta

 Tipici della preadolescenza (evolutivi):

  • Distrazione e disorganizzazione: Il cervello sta cambiando, la corteccia prefrontale (quella della pianificazione, attenzione e controllo) è in fase di sviluppo.

  • Perdita di oggetti: Succede perché si è concentrati su altro, spesso sul mondo interno o sulle relazioni sociali.

  • Umore instabile: Irritabilità, silenzi, toni scortesi o risposte brusche sono spesso modalità maldestre di “difendere il proprio spazio”.

  • Ritiro emotivo dai genitori: è parte della costruzione dell’identità.

 Ma attenzione se:

  • Le dimenticanze diventano così frequenti da creare rischi (per es. rimanere senza chiavi, perdere oggetti di valore ripetutamente).

  • L’apatia si trasforma in disinteresse totale per tutto, anche per attività prima amate.

  • C’è un netto isolamento sociale, oppure l'unica relazione sembra quella virtuale.

  • Le risposte aggressive diventano offensive o provocatorie in modo costante.

  • Non c’è nessuna apertura al dialogo, anche minimo, neanche nei momenti di tranquillità.

Cosa potrebbe aiutarla in questo momento

  1. Parlare, ma nei tempi giusti

    • Eviti il confronto “a caldo”. Cerchi momenti in cui lei è più rilassata (es. mentre si fa qualcosa insieme).

    • Più che giudicare, usi domande aperte:
      “Senti, ho notato che ultimamente perdi spesso le cose. È perché hai la testa altrove? Ti senti stanca? Confusa? Posso aiutarti in qualcosa?”

  2. Dare responsabilità “piccole” ma chiare

    • Ad esempio: tenere un'agendina, usare un portachiavi più vistoso, fare insieme una routine prima di uscire (controllare cosa porta).

    • Non per “punire”, ma per costruire abitudini.

  3. Dare spazio emotivo senza rinunciare al limite

    • È importante che lei senta che ha diritto di essere arrabbiata, stanca, silenziosa, ma non ha diritto di mancare di rispetto o ignorare responsabilità base.

Serve uno psicologo o educatore? Forse sì, se...

Non serve patologizzare tutto, ma un aiuto esterno può essere un supporto preventivo, non solo “curativo”.

Valuti un consulto se nota che:

  • Gli episodi si intensificano.

  • Il tono verso di lei è diventato stabilmente aggressivo.

  • La ragazza sembra triste, chiusa o confusa più del solito.

  • Lei, come genitore, sente di non avere più strumenti per comunicare.

Un breve ciclo di colloqui (anche solo 3-4) con uno psicologo dell’età evolutiva o un consulente familiare può essere molto utile per normalizzare la situazione e capire come affrontarla meglio. Lei non sta esagerando: sta osservando, riflettendo e cercando risposte. È normale che la preadolescenza porti squilibri e tensioni, ma il suo atteggiamento vigile e non giudicante è già una risorsa enorme. Consultare un professionista non significa “pensare che ci sia un problema serio”, ma prendersi cura del legame e della crescita in modo consapevole.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Buongiorno sono una psicologa e una mamma ... Lavoro da 22 anni con genitori gli adolescenti e vedo che ciò che è descritto È lo stato ormai ripetuto degli adolescenti di oggi che non sanno come indirizzare la propria vita verso una meta....

Bisognerebbe lavorare insieme per poter gestire la situazione insegnare ai genitori Come gestire la situazione e lavorare sulla ragazzina per poter avere un luogo sicuro per poter esprimere ciò che sente e non tenerlo dentro di sé creando così disordine esterno. 

Spero che trovi un professionista che possa comprendere sia lei mamma che sua figlia. 

Dott.ssa Elena Conter 

Buongiorno, ha ragione quando scrive dell'età di sua figlia e di come questa fase sia caratterizzata da alcuni atteggiamenti. Ma non vanno sottovalutati aspetti psicologi e anche sociali e quindi comprendo il fatto che senta il bisogno di un approfondimento psicologico. Credo sarebbe utile parlare con lei in quanto madre, o con entrambi i genitori, facendo dei colloqui, più che pensare ad oggi di mandare sua figlia a fare un percorso, salvo che non sia invece la ragazza a chiederlo, volerlo (ovviamente). Rimango a Sua disposizione. Lavoro come psicologa e ho lavorato anni come insegnante.  Il suo testo è molto interessante poiché il confine tra non preoccuparsi e non fronteggiare delle situazioni spiacevoli e' sottile, e spesso si rischia di sottovalutarlo, per non essere sempre troppi allarmisti, mentre lei esprime che serve a volte un confronto e un approfondimento psicologico genitoriale per comprendere i figli. Grazie 

Dott.ssa Paola Dora

Dott.ssa Paola Dora

Brescia

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