Eritrofobia in una persona contemporaneamente estroversa

Alex

Ciao, buonasera spero qualcuno mi risponda vorrei avere qualche risposta, ho 23 anni soffro di eritrofobia ho una paura pazzesca di diventare rosso in situazioni di carattere sociale, al bar con amici e conoscenti, ad entrare in un locale e salutare, quando si è in gruppo e mi viene rivolta una domanda quindi l’attenzione su di me io sento subito la vampata, il problema che di questa cosa ne soffro da 3 anni perché prima non mi creava malumori.. non so come fare perché ho svolto anche lavori di gruppo con tanti colleghi e in attività commerciali e non ho avuto problemi sono una persona a cui piace parlare con la gente e rapportarsi però da 3 anni questa cosa non riesco più a limitarla, sembra quasi un controsenso essere eritrofobici ed essere anche estroverso. Premetto che ho anche una grande visione della mia immagine nel mio immaginario, anche un po’ narcisista, voglio essere sempre perfetto apparire il duro della situazione. Datemi una risposta non so cosa fare perché purtroppo nella società di oggi è vista “male” ed è così ancora più difficile da sconfiggere perché ci sarà sempre lo scemo di turno che dirà sei diventato rosso. Attendo una vostra risposta.

2 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, da quello che descrive sembra che lai abbia alcuni sintomie e segni di fobia sociale. Sempre da quello che descrive questa difficoltà intacca l'imagine che lei ha di sè come perfetto e duro in quanto teme di apparire come inadeguato e debole. Le consiglio di contattare una psicoterapeuta nella sua zona che possa aiutarla a gestire questo tipo di difficoltà.

Cordiali saluti

 

Buongiorno Alex,

Lei è preoccupato di dare di sé l’immagine di persona forte e riuscita ed è poco incline a riconoscere la sua parte dipendente dal giudizio dell’altro, dai modi comuni di pensare. L’interiorità invece si disinteressa della riuscita esterna ma vuole condurla in un cammino d’autonomia, fondando quest’ultima su basi solide. Per far questo sta cercando di rivelarle, attraverso le emozioni, tutta la fragilità che origina dal cercare di corrispondere all’immagine che riscuote il consenso esterno.

Lei, basandosi sul senso comune, continua a credere autonomo e fonte di realizzazione il dimostrarsi adeguato all'immagine ritenuta vincente. Le emozioni insinuano il dubbio che quel modello di adeguamento alla realtà esterna a cui aspira, perché ottiene il consenso esterno, sia in realtà improntato alla dipendenza. Il sentire le fa percepire qualcosa di dissonante rispetto a questo ideale esterno di realizzazione e in questo modo la vuole spingere a guardare dentro questa condizione per capire di cosa realmente si tratta. Le emozioni cercano di rivelarle che si sta illudendo di conquistare la sua forza e la sua solidità nel fare ciò che ottiene il riconoscimento generale, mentre così facendo non fa che alimentare una condizione di dipendenza, perché aderisce passivamente ai modi comuni di pensare. Cerca di plasmarsi sulle aspettative esterne, rendendosi sempre più dipendente dall’idea generale di “come si debba essere”.

Queste emozioni, che la razionalità giudica negativamente perché è costantemente preoccupata dell’immagine che deve dare di sè, sono degli strumenti di conoscenza fondamentali, che le possono consentire, se ben avvicinate, di scoprire i significati autentici della sua esperienza, al di là di qualsiasi illusione.

Non può nascere una reale autonomia se non dalla disponibilità a riconoscere su di sé questa tendenza ad aderire passivamente ai canoni comuni, plasmando la propria immagine su di essi. La razionalità non vuole vedere su di sé questa parte dipendente perché deve dirsi subito forte e autonoma, non tollera elementi di disturbo che possano incrinare l’immagine che deve dare di sé. La parte profonda invece sa bene che il cammino verso l’autonomia si compie “passando attraverso” la dipendenza e perciò le sta permettendo di riconoscere questa parte di sé.  E’ importante che lei possa percepire che dove si pensa libero, in realtà si sta facendo condizionare dai modi comuni di pensare. Questo riconoscimento della propria dipendenza  è la via per affrancarsi e costruire su basi solide la propria autostima e autonomia. Mi auguro che lei intraprenda un percorso che sappia valorizzare le emozioni, che lungi dall’essere cosa deficitaria la stanno aiutando nel conquistare la sua autonomia restituendole uno sguardo autentico sulle cose…