Mio figlio ha difficolta a relazionare con i compagni

carmelo

mio figlio,di anni 21,e alla continua ricerca di conferma del suo essere e ha difficolta a relazionare con i compagni ,ma non si rende conto di assumere atteggiamenti sbagliati!riferisce di essere deriso dagli amici per il suo modo di parlare(abbastanza ricercato)e si sente menomato ed invidioso se i colleghi universitari sono piu bravi di lui o se ha insuccessi nei flirt con ragazze.Guai a dirgli che balla male oppure che parla in maniera alterata!Adesso e all estero(in polonia per una borsa governativa)!riferisce di odiare un suo collega perche costui gli fa degli apprezzamenti non graditi!magari il suo collega scherza ma mio figlio accumula rabbia e odio per questo collega!Ed ogni volta chiama me o la madre perche vuole risposte da noi che non sappiamo dargli!si lo incoraggiamo a far finta di niente,ma lui ha dei picchi di "depressione " e momenti di gioia!come dovremmo comportarci?noi lo incoraggiamo ma lui fa di ogni paglia una trave,perche si ritiene al di sopra degli altri e soffre se qualcuno scherza con lui!fa sempre domande a noi genitori se per caso per strada qualcuno lo guarda ,chiedendo:"quello/a mi guarda,ma perche mi guarda?sembro strano?etc.etc.!come mi consigliate di comportarmi?Grazie

14 risposte degli esperti per questa domanda

Caro Carmelo suo figlio è un adulto e fintantoché non sentirà lui stesso il bisogno di farsi aiutare da un esperto, la cosa più ragionevole da fare è cercare di comunicare con lui senza sminuire le sue difficoltà, o al contrario, senza ingigantirle, ma se possibile, ascoltandolo e suggerendo di trovare una soluzione da adulto. Distinti saluti.
Buongiorno sig. Carmelo, quello che lei racconta è sicuramente qualcosa di importante, che non deve essere trascurato. L'età di suo figlio è molto delicata, costituisce il passaggio dall'adolescenza all'età adulta ed è proprio in questo frangente che si possono insinuare delle patologie, se non vengono prese in tempo. Le consiglio di provare a parlare con suo figlio della possibilità di intraprendere un percorso psicologico: potrebbe essere molto utile per lui confrontarsi con un punto di vista diverso, che lo aiuti a sfogare la rabbia e vivere in maniera più serena ed evoluta i sentimenti negativi e di invidia. Mi pare di capire che sia un ragazzo intelligente e culturalmente molto attivo, non val la pena che viva male per colpa di una bassa autostima, che può essere migliorata con una presa in carico da parte di un professionista. Spero di esserle stata d'aiuto.
Dott.ssa Gloria Baisini

Dott.ssa Gloria Baisini

Brescia

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Buongiorno, suo figlio soffre e non sa perché e come uscirne, poi si riprende e ha momenti di gioia (ottimo segno!). IL vostro tentativo di incoraggiarlo sembra non sortire effetti positivi. Capisco le ottime intenzioni di aiutarlo e sostenerlo, ma forse lei sa che è arrivato il momento di cambiare strada. Dico che lo sa perché altrimenti non avrebbe scritto ad un sito di psicologia, dico che è possibile fare altro e che suo figlio - visto che riesce anche ad essere felice - ha la possibilità di cambiare. Cosa potete fare voi? Dirgli che avete capito che non sta bene, che ha difficoltà in compiti essenziali della vita - le relazioni con gli altri, con le ragazze - e che forse ha bisogno di aiuto. Ha bisogno di genitori che riconoscono le sue difficoltà e gli offrono la loro competenza di adulti per dargli conforto, sostegno, ma anche chiarezza e forza. Un problema c'è: riconoscerlo permette di affrontarlo e probabilmente anche risolverlo bene, far finta di niente può essere una strategia da imparare, non l'unica. E poi lui non ci riesce! Io conosco e suggerisco una terapia cognitiva-comportamentale adeguata al trattamento di questo tipo di disagio, a ricostruire autostima e a imparare a stare bene con gli altri. Al momento forse si sentirà tradito dal vostro cambio di rotta, quindi fatelo con delicatezza , ma poi vi ringrazierà per averlo aiutato a trovare risposte. Spero di esservi stat utile e vi auguro maggiore serenità. Un saluto cordiale
Ciao Carmelo, tu dici che tuo figlio si ritiene al di sopra degli altri … certo, a 21 anni (e anche oltre i 21) si è continuamente alla ricerca di una conferma del proprio essere e questo può generare difficoltà a relazionarsi con gli altri. Mi chiedo una cosa rispetto a quegli atteggiamenti che tu definisci sbagliati … per chi sono sbagliati? Sicuramente per te lo sono, ed è pur vero che ognuno ritiene qualcosa giusta o sbagliata rispetto al proprio vissuto, quindi non sappiamo davvero se per lui lo siano o meno. Sai, ogni comportamento che mettiamo in atto, è per noi la scelta più giusta in quel momento e dietro ogni scelta e modo di fare c’è sempre un’intenzione positiva (indipendentemente dal fatto che il comportamento che poi mettiamo in atto sia sano o meno). Se lui ti riferisce di essere deriso dagli amici per il suo modo di parlare e si sente invidioso se i colleghi universitari sono più bravi di lui o se ha insuccessi nei flirt con ragazze, mi sembra strano che si ritenga al di sopra degli altri, anzi … se poi chiama te o la madre per avere risposte da voi, vuol dire che in quelle situazioni non si sente sicuro e alla pari degli altri. Come comportarvi? Certo, dirgli che balla male oppure che parla in maniera alterata è per lui una forma di giudizio, farglielo notare in questa maniera metterà sempre delle barriere tra di voi e quanto tu/voi gli dite non sarà efficace abbastanza per lui. Per farlo diventare più consapevole dei suoi modi di fare, puoi usare delle metafore, o far riferimento a tuoi amici (o magari anche a te stesso quando eri più giovane) che avevano le stesse difficoltà, e, indirettamente, mostrargli qualche nuovo modo di fare per affrontare quelle situazioni. Se vorrai, potrai anche chiedergli “cos’altro avresti potuto fare in quel momento?” Regola d’oro: ascoltare, evitare giudizi e mai dare suggerimenti, ma fare in modo che ognuno trovi le risposte dentro di sé. Tanti auguri per tuo figlio.
Salve Sig. Carmelo, dalla descrizione che lei mi ha fornito in maniera generale degli atteggiamenti di rifiuto dei normali compromessi sociali di suo figlio nelle interazioni con i suoi pari o nei semplici incontri quotidiani con gente sconosciuta, si evince una lieve fobia sociale, paura che secondo una prima ipotesi analitica può derivare da una immaturità affettiva legata ad un serio problema di svincolo dalla coppia genitoriale,di fatti lo slancio verso una pseudo autonomia, rappresentato dal fatto di aver intrapreso degli studi all'estero, gli creano intense difficoltà di approccio con tutto quello che lo circonda, ovvero ogni cosa a lui sconosciuta, e di seguito richiama la vostra attenzione con telefonate e domande incessanti che richiedono più che una risposta una continua e intensa rassicurazione e accudimento. Io vi consiglierei un percorso di terapia familiare per sondare e approfondire meglio il problema centrale e le motivazioni psicologiche e affettive che legano vostro figlio alla coppia genitoriale. Distinti saluti
E' importante che parli con suo figlio sulla possibilità di potersi relazionare all'altro con più serenità e senza la paura di quello che gli altri possono ' pensare 'di lui.Le Distorsioni cognitive sono frequenti in soggetti con bassa autostima e con paure sociali.Potrebbe invitare suo figlio ad affrontare INSIEME una consulenza e/o percorso da uno psicoterapeuta al fine di valutare le sue paure rispetto a suo figlio e le paure dello stesso.E' importante che lei inizi ad affrontare le sue 'paure'( cosa la preoccupa? cosa teme per suo figlio? etc.) per comprendere come poter aiutare suo figlio a farsi aiutare. Buon lavoro!
Gentile Carmelo, Suo figlio avrebbe bisogno di una consulenza psicodiagnostica e probabilmente di un sostegno psicicologico e farmacologico mirati. Inizialmente potrebbe non accettare questo tipo di interventi perché li sentirebbe come una minaccia o addirittura un "tradimento" da parte vostra. Ora è ancora molto giovane per cui molto si può fare.Non abbiate paura dei suoi ricatti e della sue provocazioni. Una volta formulata la giusta diagnosi bisogna accettare la cura. In questo avrete sicuramente bisogno anche voi di un supporto che vi aiuti a rivalutare le vostre risorse e le capacità di problem solving. Un caro saluto
Caro Carmelo, da quel che racconta sembrerebbe che suo figlio viva dei momenti di profonda insicurezza che cerca di colmare assumendo un atteggiamento di superiorità e astio rispetto agli altri, che certo non lo facilitano nel costruirsi relazioni serene. Probabilmente anche il vostro atteggiamento è un po' ambivalente visto che da una parte cercate di rassicurarlo e di sdrammatizzare, dall'altro siete preoccupati e critici nei suoi confronti. Questo protrebbe amplificare le sue insicurezze ma senza portarlo a mettersi veramente in discussione. Comprendo la difficoltà, visto il vostro ruolo delicato, ma credo sia utile incoraggiarlo a farsi aiutare da uno specialista per acquisire la giusta fiducia che gli consentirà di costruire rapporti sereni anche con gli altri. Complimenti a lei e sua moglie, avere due genitori così attenti e aperti al confronto costituisce già di per se un vantaggio!
Dott.ssa Simona Guglielmucci

Dott.ssa Simona Guglielmucci

Roma

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Egregio Signor Carmelo, mio sembra di capire che Suo figlio non abbia ancora terminato la fase di crescita interiore. Potrebbe avere un ‘Io’ fragile e delle modalità di difesa poco congrue, con le quali tenta di arginare i propri vissuti emozionali ma con scarsi ed inefficaci risultati, a scapito quindi delle relazioni amicali e sociali. Egli spesso ‘sente’ i propri vissuti come del tutto negativi e le emozioni che prova (rabbia, rancore, odio, invidia) gli creano un forte disagio che non gli permette di avere comportamenti idonei ad instaurare un adeguato rapporto con gli altri. Tale situazione può avere delle motivazioni e cause che risalgono all’infanzia di Suo figlio, pertanto ritengo che per ora per il periodo che rimarrà all’estero potete tranquillizzarlo con i Vostri consigli ma quando ritornerà a casa sarà necessario proporgli una psicoterapia che gli permetta di risolvere le problematiche di cui sopra e di avere una proficua evoluzione della propria personalità per poter gestire adeguatamente il proprio sistema emozionale.
Sig. Carmelo, gli aspetti problematici da lei descritti che riguardano i comportamenti di vs figlio sono diversi, vi consiglio di cercare uno psicoterapeuta nella vostra zona per effettuare una valutazione. Nel frattempo non credo sia opportuno che alle richieste d'aiuto del ragazzo voi rispondiate sempre cercando di minimizzare o di incoraggiarlo, meglio se incominciate a farlo riflettere sul perchè senta la necessità di giudicare gli altri, peerchè non riesca a congratularsi dei successi altrui, come mai provi dei sent di odio per persone che semplicemente non gli sono simpatiche. Se dimostra di non avere una minima capacità introspettiva e di autovalutazione, a maggior ragione c'è bisogno di un aiuto esterno.
Dott.ssa M. Piera Nicoletti

Dott.ssa M. Piera Nicoletti

Pordenone

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Buon giorno Carmelo,da quello che scrive pare che le alterazioni dell'umore e la paura di essere guardato male siano ascrivibili ad una sua insicurezza e senso di inadeguatezza, forse coperta per anni da un senso un pò troppo alto di sè. Per questi motivi, credo sia opportuno richiedere un incontro di consulenza con uno psicoterapeuta, magari con indirizzo sistemico-famigliare, che vi aiuti a capire le fragilità di vostro figlio e come potete aiutarlo. Buon lavoro!
Gentile utente, da alcuni aspetti di suo figlo che ci ha descritto, come ad es. l'invidia verso compagni più bravi, la preoccupazione di essere guardato ecc. si può presumere che suo figlio abbia una certa insicurezza e una fiducia in se stesso piuttosto scarsa. Le consiglio, anche se le potrà sembrare banale o scontato, di iniziare lei a dargli fiducia e lo stesso consiglio vale ovviamente anche per sua moglie. La fiducia in sè stessi infatti si giova e si basa forse più su un corrispondente rapporto con figure significative che sull'esperienza, che pure è comunque importante.
Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

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Caro Carmelo, siamo certamente di fronte ad un ragazzo poco sicuro di sè, o meglio di fronte ad un ragazzo che ha da parte della famiglia il suo unico punto di riferimento. A questa età dovrebbe essere il gruppo a rassicurarlo e in cui lui si identifica. Bisogna che voi non difendiate l'aggressività di vostro figlio, per paura che la stessa si amplifichi. Parlate e chiedetegli cosa lo infastidisce. Spesso ciò che odiamo degli altri è proprio ciò che di nostro vediamo in loro oppure una qualità che desidereremo avere. Fate sempre riflettere vostro figlio sul fatto che gli altri potrebbero dire di lui qualcosa di vero anche se a lui non piace, bisogna farlo soffermare sui propri difetti. Poi quando è a casa incoraggiatelo a fargli praticare uno sport e invitate spesso amici e parenti a casa vostra...la socializzazione si insegna!
Inviti suo figlio ad iniziare al più presto una psicoterapia per affrontare le sue problematiche di autosvalutazione. Quando vi chiama non rispondete per lui, ma invitatelo a pensare.