Mia cara Aida, non credo funzioni così.
La cultura è parte del patrimonio di ognuno quasi al pari di quello genetico, non che non si possa modificare, ma è complicato.
Pensare di valere meno perchè donna, con tutto quel che a questa visione è connesso..... come pensa possa essere possibile?! Per lei significherebbe rinunciare ad una parte di se stessa, a desideri, bisogni, significherebbe rinunciare ad una piena autorealizzazione! Se non si sta bene con se stessi non si può stare bene con gli altri.
In più il "sacrificio" di adeguarsi all'altra cultura non è stato chiesto a suo marito, nè sembra pensabile un patto congiunto che armonizzi entrambe le vs. culture...Ma, appunto perchè lei donna, è a lei che viene chiesto il sacrificio.
Bisognerebbe vivere in un perenne "far finta che". Reprimi oggi, reprimi domani, fa finta oggi, fa finta domani fino a quando la pentola a pressione esplode! Le emozioni sono il mezzo attraverso il quale la parte più profonda di se stessa prende voce, ed urla alla fine " a me così non sta bene!"
Non è questione di gestire le emozioni che sono l'espressione del profondo conflitto che c'è dentro di lei. Se il conflitto non si risolve le emozioni prima poi prenderanno il sopravvento, in modo impulsivo, violento, incontrollato. (scatti di ira, urla, o chiusura in se stessa, demotivazione...) di nuovo e di nuovo.
E mi creda, non ci sarebbe nulla di male a "sposare" una cultura diversa, se frutto di una personale e profonda scelta, intimamente e autenticamente condivisa. Ma dalle sue parole non mi sembra il suo caso perchè sembra che Lei abbia "sposato" la cultura di suo marito solo per amore. Ma l'amore non sempre basta...se poi il prezzo è la rinuncia a se stessi.
Non può cambiare la situazione dice. Direi che forse non vuole, o meglio non è pronta per ora e ci sta. Si dia tempo e si assecondi, senza forzature.
Ma non esiste pillola che possa mettere a tacere la coscienza.
Auguri