Mio figlio di 12 anni è entrato in conflitto con il papà

antonella

ho un figlio di 12 anni ke da qualke mese è entrato in conflitto sopratutto con il papà di qualsiasi cosa parlano poi va a finire che litigano...mio figlio si è rivelato anke bugiardo non mi dice quando ha i compiti in classe oppure poi mi dirà che è stato un compito a sorpresa...quando poi sa il voto lo veniamo a scoprire tramite gli amici ma non da lui.era un ragazzino abbastanza bravo in matematica con la media del 7 ora 5 ma il problema sta nel prof lui dice sempre ke cè l ha con lui che non è brava ...a me non sembra cosi..lui ora si sente la vittima della prof ma anke del padre..lui sostiene che che entrambi cioè la prof e il padre e l abbiano con lui...ma io so che mio marito lo adora gli sta addosso ma per lui..con me parla un pò in piu ma su quello che gli fà comdo perche poi la bugia se la deve dire la dice anche a me..e questo mi fà male perche pensavo di instaurare un rapporto di genitore fatto di confidenze o almeno di apertuta...gli abbiamo dato un sacco di punizioni lui si è abituato a questo quando proprio ti istiga con certe risposte gliele abbiamo pure suonate ma dopo un pò se le scorda ...ora lo abbiamo messo a ripetizione di matematica per evitere che la facesse col papà...cerchiamo di parlare tanto con lui ..ma lui ha sempre un atteggiamento passivo non lo vedo desideroso a impegnarsi a migliorare...cosa dobbiamo fare....grazie

7 risposte degli esperti per questa domanda

buongiorno signora Antonella sono la dottoressa Pelosi Alessandra e sono una psicologa clinica e dello sviluppo,piacere di fare la sua conoscenza. Leggendo la sua mail si può quasi avvertire la sua preoccupazione nonché in parte forse anche delusione e rabbia per un figlio che sembra quasi non riconoscere più in certi suoi aspetti e comportamenti. Quello che lei descrive è un figlio svogliato conflittuale aggressivo e chiuso in se stesso ma tutto questo potrebbe anche essere letto come una serie di processi e dinamiche che fanno parte del normale sviluppo dell'individuo nel periodo dell'adolescenza caratterizzato anche da atteggiamenti negativi che però devono essere in parte letti come indispensabili affinché il soggetto posso avviare un processo di separazione individuazione dei genitori e costruire in questo modo la propria identità. Non a caso ho però utilizzato i termini potrebbe essere letto come poiché per ogni comportamento possono esservi diverse possibili cause pertanto pensare che tutto questo faccia parte del normale processo di sviluppo dell'adolescenza è in parte riduttivo. D'altra parte sarebbe altrettanto riduttivo dirvi come comportarti o cosa fare senza avere una più o meno chiara comprensione di quello che sta accadendo pertanto se tali comportamenti dovessero peggiorare forse sarebbe il caso di rivolgersi ad un terapeuta per avviare insieme un processo di comprensione e pensabilita' diverse.

Bisogna capire da quanto tempo ha iniziato ad avere questo atteggiamento nei confronti del padre, sugli aspetti relazionali della sua vita vita di pre-adolescente, "elemento non di poco conto" e infine non bisogna trascurare che il ragazzo si trova in una fase di cambiamento e sviluppo. Per darvi un consiglio specifico su come agire, dovrei conoscere suo figlio. Cordiali saluti

Gentile Signora Antonella, mi dispiace per le difficoltà che sta riscontrando, sappia che il ruolo di genitore è impegnativo e varia in base alle tappe della crescita che un figlio si trova ad affrontare. La situazione che lei mi descrive è sicuramente interessante però ci sarebbe da capire se merita attenzione "clinica" o no. Per fare questo è necessario un colloquio-incontro con genitori e figlio interessato. Pertanto valuti la possibilità di questo incontro con suo marito e con il ragazzo e poi mi faccia sapere. Già questa riflessione (fatta insieme) sulla possibilità di un aiuto dall'esterno potrebbe aiutarvi a riflettere con maggiore distensione e apertura all'altro. Spero di essere stato utile,

Antonella cara  buona sera!

Mi sembra che Lei si sia già mossa per rispondere al nuovo atteggiamento di suo figlio, benissimo che mantenga un dialogo con lui, o almeno che ci provi e benissimo le ripetizioni di matematica se il rapporto con il padre è al momento più conflittuale.

La vorrei tranquillizzare,da come descrive la situazione quella che state vivendo non è una mutazione incontrollabile ma una semplice fase di crescita e cambiamento del tutto normale per un bambino di 12 anni. Questo impone però un cambiamento anche nella coppia genitoriale che richiede impegno e lavoro da parte vostra. Credo che sia essenziale in questa fase aumentare il dialogo con suo marito, non si accontenti di "sapere" che lui adora vostro figlio e gli sta addosso per il suo bene..Glielo chieda! Confronatatevi, questa sensazione di impotenza che lei sta vivendo la condivida con suo marito. Per un figlio non c'è testimonianza migliore di due genitori che lavorano per risolvere i loro problemi ed il vostro problema attuale è: Come Ri-diventare genitori? 

consiglio di leggere "Il figlio perfetto" di Paolo Sarti

Dott.ssa Laura Lambelet

Dott.ssa Laura Lambelet

Firenze

La Dott.ssa Laura Lambelet offre supporto psicologico anche online

Salve, dare consigli o aiuti tramite lo schermo del computer, risulta essere sempre molto difficile. Ogni situazione è a se, e sarebbero necessarie altre informazioni. Leggo che Lei è di Salerno (Io sono di Roma), sarebbe dunque maggiormente utile che si rivolgegesse ad un collega della sua città, in modo da poter fissare un incontro dove poter raccogliere maggiori dati.

Cordiali saluti

Buongiorno Antonella,

dalla descrizione che fa di suo figlio sembra proprio che sia entrato in una fase diversa, ossia la pubertà! Mi rendo conto che sia difficile e doloroso per lei e suo marito accettare che sia cambiato, che non sia più il bambino che conoscevate, ma non si deve nè dispiace nè allarmare più di tanto. Le bugie sono segno che suo figlio sta crescendo, che prova a gestirsi in maniera autonoma: probabilmente lo fa perchè non accetta più di essere controllato! Anche gli scontri col padre dimostrano che sta cercando di confrontarsi con gli adulti di riferimento in maniera diversa. Chiaramente è ancora troppo piccolo perchè questi scontri non siano intrisi di aspetti ancora infantili. Lei e suo marito dovete iniziare ad accettare questi cambiamenti e far fronte ai conflitti che vostro figlio mette in atto. Vi suggerisco di comportarvi come vi sentite di fare con lui, ma allo stesso tempo vi inviterei a vedere questi cambiamenti e novità come una questione relativa alla crescita fisiologia di vostro figlio.

Se queste questioni vi generano troppa ansia e difficoltà, magari valutate l'opportunità di farvi aiutare da uno/a psicologo/a. Confrontandovi e riflettendo su quanto accade, forse troverete un modo per fronteggiare al meglio questo complesso momento di crescita.

Gentile Signora Antonella, cercherò, dagli elementi che mi ha fornito, di formulare una delle possibili ipotesi in relazione al problema esposto, che per essere confermata richiederebbe un approfondimento. Leggendo la sua richiesta, la prima cosa che colgo è che suo figlio ha 12 anni. Si trova quindi a vivere una fase di sviluppo chiamata “preadolescenza”. Si tratta, in generale di un’età critica, difficile, complessa e delicata durante la quale il bambino che si era convinti di conoscere bene, mostra aspetti nuovi e comportamenti inaspettati. A quest’età i ragazzi e le ragazze spesso si mostrano irritabili, agitati, svogliati con uno stato d’animo mutevole e oscillano fra momenti di ritiro assoluto nel silenzio ed esplosive manifestazioni di collera. Iniziano a scontrarsi con i genitori e a scuola sono nervosi, inquieti, disattenti e nello studio manifestano problemi di concentrazione e attenzione. La ragione di tutto questo va ricercata nella crisi che i ragazzi attraversano a questa epoca, crisi legata ai cambiamenti che avvengono sul piano fisico, psichico e sociale e dovuta ad un compito di sviluppo che il ragazzo deve assolvere: quello della separazione. In questa fase il preadolescente deve superare l’immagine del genitore onnipotente e perfetto che ha dentro di sé; deve staccarsi da chi ha rappresentato nel corso di tutta il suo unico riferimento. Per poter raggiungere questo obiettivo dapprima deve criticarlo, contestarne le idee, rifiutarne gli atteggiamenti, mettere in discussione il suo potere. Questa fase di crescita è faticosa per il ragazzo portando con sé paura, ansia per il futuro, incertezza e sentimenti ambivalenti quali il bisogno di autonomia da un lato e il desiderio, ancora profondo, di coccole e attenzioni dall’altro. La crisi è il segno di un passaggio evolutivo che comunica la necessità di cercare nuovi equilibri. La crisi dunque ha un significato maturativo, non rappresenta patologia ma l’evoluzione. Anche i genitori si trovano contemporaneamente ad affrontare un momento difficile: vivere la complessità delle trasformazioni nei loro figli mette di fronte al compito di trovare nuove modalità di essere genitori e questo mette a dura prova sia il senso di stima di sé che le proprie certezze. Dalla sua lettera, per quello che mi è possibile cogliere, emerge il tentativo infruttuoso di adottare strategie, tese al ripristino del precedente equilibrio, caratterizzate prevalentemente da punizioni. I suggerimenti che sentirei di darle, nel caso la mia ipotesi fosse corretta, sono di condividere co suo marito delle strategie comuni: dare importanza alle regole (che siano chiare e spiegate) ma anche di essere attenti a riconoscere anche piccoli sforzi o qualità e apprezzarli mediante lodi e gratificazioni, al fine di nutrire l’autostima del ragazzo. Inoltre cercare di ascoltare non solo le parole ma anche quello che lui comunica attraverso il linguaggio non verbale. Per parlare di sé il ragazzo ha bisogno di sentirsi rispettato, considerato, accettato. La saluto cordialmente