Dal bambino di ieri all'adulto di oggi.

Quando il neonato viene al mondo ha delle capacità di autoregolazione limitate, egli ha bisogno di modulare il livello della propria attivazione e dell'affettività attraverso una regolazione interattiva.
Questo significa che la modulazione del livello dell'arousal (attivazione) avviene esternamente attraverso il rapporto con la figura d'attaccamento.
Il caregiver (solitamente la madre) regola l'arousal del bambino calmandolo quando è troppo attivato ma anche stimolandolo quando l'attivazione è troppo bassa, aiutando il bambino a mantenere il proprio arousal all'interno della “finestra di tolleranza” cioè ad uno stato ottimale.
I bisogni del neonato sono prima di tutto bisogni fisici, è per questo che la qualità dell'interazione tra madre e bambino dipenderà dall'accurata sintonia tra il corpo del caregiver e quello del piccolo.
La disponibilità corporea della madre, la condivisione sensoriale, e la qualità dell'interazione fisica col bambino porranno le basi per l'autoregolazione ovvero per la capacità del piccolo, un giorno, di regolare da solo il suo livello di attivazione ed affettività: il bambino a poco a poco interiorizzerà il modello di relazione che la madre ha avuto con lui ed imparerà a prevedere, gestire e regolare l'ambiente.
Le separazioni precoci dalla madre, l'instaurarsi di uno stile di attaccamento disfunzionale o un trauma infantile (soprattutto se all'interno della relazione con il caregiver) producono conseguenze durevoli e dannose sulla capacità del bambino (e del futuro adulto) di modulare l'arousal, di affrontare lo stress e di costruire le proprie relazioni (Ogden et al, 2012)
Le interazioni faccia a faccia, corpo a corpo e i vocalizzi aiutano il bambino a mantenere i livelli di attivazione del proprio organismo all'interno della finestra di tolleranza e di ampliarla gradualmente.
L'interazione diadica efficace ed armonica promuove lo sviluppo della corteccia prefrontale orbitale: area cerebrale deputata proprio all'autoregolazione dell'arousal (Schore, 1994).
Lo sviluppo di tale funzione è indispensabile per la creazione di un senso di sé funzionale: quest'ultimo fonda le sue radici nel corpo. Le primissime sensazioni ed esperienze sono squisitamente corporee. Il neonato, nei primi momenti di vita sperimenta sensazioni fisiologiche e tattili. Il mondo sensoriale del bambino appena nato è tattile, olfattivo, visivo ed uditivo: tocco, movimento, calore, odore, voce, contenimento, cura, fame … sono le sue prime esperienze.
La risposta fisica della madre ai bisogni corporei e fisiologici del neonato determinano l'iniziale senso che il bambino ha di sé e del suo corpo.
La modalità di attaccamento infantile dipende dalla qualità della relazione primaria con il caregiver: se il genitore non è in grado di sintonizzarsi con il bambino, di essere presente fisicamente ed affettivamente, di instaurare una relazione diadica sana ed armonica, fallirà la relazione di attaccamento. Il bambino sarà così sottoposto ad un trauma precoce e la sua capacità di autoregolazione e il sistema di impegno sociale saranno compromessi anche per il futuro. Il bambino manifesterà allora “instabilità emotiva, malfunzionamento sociale, debole risposta allo stress, disorganizzazione cognitiva e disorientamento” (Siegel, 1999, pp. 199-120)

Ainsworth, Belhar, Waters e Wall (1978), conducendo degli studi basati sull'osservazione diadica tra madre e bambino (Ainsworth Strange Situation), hanno identificato tre modelli di attaccamento:
- sicuro
- insicuro evitante
- insicuro ambivalente
A questi fu in seguito inserito un quarto pattern (Main e Solomon, 1990)
- disorganizzato disorientato
Il pattern di attaccamento che un bambino sviluppa generalmente resta stabile per tutta l'infanzia e l'età adulta ed oltre a determinare la modalità di interazione sociale ed affettiva, fissa anche tendenze fisiche croniche (posture, comportamenti, espressioni ed atteggiamenti corporei).

Analizziamo nello specifico questi stili di attaccamento:

1. Attaccamento sicuro:
La madre è in grado di creare un'interazione reciproca, armonica e sintonizzata sia sul piano fisico che su quello verbale. Il bambino manifesta un comportamento esplorativo finché la madre è presente mentre sembra smarrito al momento della separazione ma risulta consolabile. Nel momento del ricongiungimento con il caregiver si avvicina al genitore senza sentimenti ambivalenti e ricerca un contatto fisico. Questi bambini sono poi subito in grado di tornare alla loro attività esplorativa.
I bambini con attaccamento sicuro hanno un buon livello di tolleranza, sono in grado di mentalizzare, di impegnarsi socialmente ed i loro sistemi parasimpatico e simpatico hanno raggiunto le funzioni adattive ovvero esiste un buon equilibrio tra ipo e iper-arousal e l'attivazione del bambino è in grado di rimanere all'interno della finestra di tolleranza.
Da adulti, questi bambini saranno in grado di instaurare relazioni sociali ed affettive, sapranno tollerare le frustrazioni, lo stress e le delusioni relazionali. Anche i loro corpi, i movimenti e le loro posture saranno adeguati, integrati, armonici e saranno in grado di cercare il contatto, di chiedere aiuto agli altri, di calmarsi senza ambivalenza ed autoregolarsi. In parole povere i livelli cognitivo, emotivo e senso-motorio sono integrati ed allineati.

2. Attaccamento insicuro evitante:
Nonostante questo pattern di attaccamento evidenzi importanti carenze, esso è comunque considerato relativamente adattivo ed organizzato.
Le madri di questi bambini ostacolano o bloccano il comportamento del bambino quando quest'ultimo ricerca vicinanza, possono addirittura respingere il bambino che manifesta un bisogno di contatto. Queste madri hanno un'avversione verso il contatto fisico in genere e possono evitare il bambino ignorandolo, indietreggiando o evitando lo sguardo reciproco. Il piccolo di adatta a questa carenza affettiva e all'inaccessibilità della madre esprimendo uno scarso interesse per la vicinanza fisica. Se avviene un contatto con un adulto, il bambino evitante non è in grado di mantenerlo mostrandosi più interessato ai giochi o ad altro piuttosto che all'adulto o alla madre. Durante il momento della separazione dal caregiver il piccolo non manifesta disagio.
Al momento della riunione con la madre la ignora o addirittura la evita divincolandosi se questa lo prende in braccio.
Questi bambini da adulti saranno disinteressati e sprezzanti verso le relazioni interpersonali. Tenderanno ad essere chiusi emotivamente e nei momenti di difficoltà eviteranno il supporto emotivo degli altri. Preferiranno l'autoregolazione piuttosto che l'interazione e tenderanno a fare sempre da sé. Fisicamente il loro corpo da adulti risulterà tonico, rigido, corazzato. All'estremo opposto potranno invece essere eccessivamente passivi, con un basso tono muscolare ed un corpo caratterizzato da lassità. Alcuni potranno avere un corpo misto presentando ipertonicità in alcune zone del corpo ed ipotonicità in altre. Generalmente avranno una scarsa espressività emotiva, un basso livello di attivazione globale (ipoarousal) e potranno presentare una marcata disconnessione tra i loro bisogni interni (ad esempio bisogno di vicinanza) ed i loro comportamenti (chiusura ed evitamento delle relazioni).

3. Attaccamento insicuro ambivalente:
Come nel caso precedente anche questo pattern di attaccamento è considerato relativamente adattivo ed organizzato anche se carente.
La madre è ambivalente, contraddittoria e poco chiara nelle risposte date al figlio. Le sue interazioni sono spesso una risposta ai suoi bisogni anziché a quelli del bambino. Quando madre e bambino hanno esigenze diverse o contrastanti, il bisogno della madre prevale su quello del piccolo causando nel bambino una disregolazione dell'arousal. Il piccolo inoltre non si sente sicuro e non è certo della disponibilità della madre visto che talvolta lo avvicina e talvolta lo respinge. Sia durante la separazione che durante il riavvicinamento con la madre il bambino appare turbato, arrabbiato, preocccupato. La ricomparsa della madre non lo calma e il bambino continua a piangere. Questi piccoli hanno una bassa tolleranza allo stress, sono irritabili e hanno comportamenti ed umore negativi, controllano poco o male i loro impulsi, faticano ad adattarsi al cambiamento, hanno paura dell'abbandono e spesso le loro funzioni biologiche sono irregolari o alterate (ciclo sonnoveglia, alimentazione, evacuazione...) (Schore, 2003, p. 29). Anche da adulti avranno un atteggiamento preoccupato verso le relazioni di attaccamento, avranno paura dell'abbandono, saranno eccessivamente dipendenti dagli altri e saranno spesso concentrati
sull'angoscia interna. Rispetto ai bambini insicuro evitanti questi piccoli avranno una maggior congruenza tra stati interni e comportamento (ad esempio: sento il bisogno di vicinanza fisica e la cerco) ma il loro comportamento è disregolato (ad esempio voglio il contatto, lo cerco ma anziché mettere in atto un comportamento chiaro e diretto che porta alla vicinanza, piango convulsivamente agitando il corpo in movimenti non diretti verso il caregiver).

4. Attaccamento disorganizzato/disorientato:
Main e Solomon (1990) hanno descritto dei bambini il cui comportamento venne definito sconcertante e contraddittorio durante il momento di allontanamento e ricongiungimento con il
caregiver. Il comportamento delle madri era spaventoso (atteggiamento minaccioso, movimenti improvvisi, comportamento intrusivo o di attacco verso il bambino), oppure impaurito (indietreggiamento o chiusura difronte al bambino, voce o volto impauti o sbigottiti). Spesso queste madri non riescono a mantenere il loro ruolo (ad esempio possono cercare rassicurazione da parte del bambino anziché darla: “Mi sento tanto triste, dammi un bacio perfavore”), a volte sono disorientate (sguardo fisso e camminano vagando per la stanza se il bimbo piange) o sono intrusive e violente (strattonano il piccolo, lo deridono, sono aggressive e violente fisicamente o psicologicamente) oppure hanno un comportamento di chiusura e ritiro (ignorano il piccolo, non lo salutano, evitano il contatto fisico o visivo). Talvolta questi caregiver inadeguati possono mettere in atto comportamenti di abuso o essere negligenti o incuranti verso il piccolo e i suoi bisogni, provocando profondi traumi precoci nel bambino. Questi genitori inoltre essendo poco attenti al piccolo possono esporlo ad altri potenziali
abusatori.
L'aurosol del bambino rimane quindi sempre al di fuori della finestra di tolleranza e sarà eccessivamente stimolato nell'abuso fisico o psicologico e troppo basso nell'esperienza di abbandono e negligenza e, siccome il caregiver non rassicura il bambino o fornisce lui un rimedio, gli stati emotivi negativi del piccolo perdurano troppo lasciando un segno indelebile.
Questo stile di attaccamento è stato riscontato nell'80% dei bambini maltrattati o abusati (Carlson et al., 1998) e solitamente sfocia in disturbi psicopatologici dissociativi o aggressivi in età adulta.
Il corpo dell'adulto con stile di attaccamento disorganizzato/disorientato è rigido, come congelato, con un elevato arousal.
L'atteggiamento incongruente o contraddittorio (chiedo una cosa ma fisicamente trasmetto proprio il bisogno opposto: chiedo “stammi vicino” ma mi allontano o ti do le spalle) può essere spiegato come la simultanea attivazione di due sistemi psicobiologici opposti: attaccamento e difesa.
Quando il bambino è in difficoltà cerca attivamente l'aiuto del genitore ma se è proprio questo la causa del suo disagio non può trovare conforto in lui quindi sperimenta una stimolazione alternata o simultanea di questi due comportamenti :attaccamento e difesa (Main & Solomon, 1986).

Il modo in cui un genitore contatta il suo bambino e si sintonizza con esso pone le basi delle sue competenze relazionali future, sella sua capacità di tollerare stress, delusioni, cambiamenti e del suo equilibrio psicologico. Non è il singolo episodio inadeguato a creare un danno permanente nel bambino ma uno stile relazionale costante e durevole caratterizzato da lacune affettive, carenza di contatto, ambivalenza e incoerenza o abuso.
L'adulto di oggi è l'evoluzione del bambino di ieri e talvolta il suo bagaglio esperienziale è pesante.
A volte per l'adulto è difficile trovare un nesso tra il suo sentire attuale e le prime esperienze di vita, soprattutto perché quelle determinanti risalgono all'età prescolare spesso rimossa o dimenticata.
La psicoterapia corporea o sensomotoria è la nuova frontiera verso la cura del trauma, essa trova una via d'accesso proprio dove la terapia verbale fallisce.
Nel trauma, la rievocazione razionale del momento critico, aiuta relativamente. Rimane una memoria corporea, inaccessibile dalle terapie top-down, esplorabile solo attraverso esperienze sensomotorie. Il superamento del trauma avviene solo se anche il corpo è chiamato in causa perché esso è depositario di una memoria antica e viva espressa negli atteggiamenti corporei, nei gesti, nei movimenti e nelle posture della persona nonché sul suo livello di attivazione (arousal). Senza un cambiamento dell'esperienza corporea nella terapia del trauma, l'empatia, la verbalizzazione e l'elaborazione cognitiva sono destinati a fallire o a rimanere approcci parziali.


Bibliografia:
Main, M. & Solomon, J. (1986). Discovery of a new, insecure-disorganized/disoriented attachment pattern.
In T.Brazelton & M. Yogman (Eds), Affective development in infancy (pp. 95-124).
Norwood, NJ: Ablex.

Main, M. & Solomon, J. (1990). Procedure for identifying infants as disorganized/disorientated
during the Ainsworth Strange Situation. In M.Greenberg, D. Cicchetti, & E. Cummings (Eds),
Attachment in the preschool years: Theory, research and intervention (pp. 121-160). Chicago:
University of Chicago Press.

Ogden, P., Minton, K. & Pain, C. (2012). Il trauma e il corpo. Manuale di psicoterapia
sensomotoria. Vicenza: Istituto di Scienze Cognitive Editore.

Schore, A. (1994). Affect regulation and the origin of the self: The neurobiology of emotional
development. Hillsdale: Erlbaum.

Schore, A. (2003a). Affect dysregulation and disorders of the self. New York: Norton.

Siegel, D. (1999). The developing mind: Toward a neurobiology of interpersonal experience (p.
199-120). New York : Guilford.

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