L'imperfezione amorevole dei padri moderni

L’essere padre è un riconoscimento da parte dell’uomo di un’assunzione di responsabilità nei confronti dei propri figli.

Oggi, “sentirsi padre” vuol dire riuscire ad avere una percezione emotiva della paternità che prevede la capacità di costruirsi un’immagine concreta e affidabile accanto al proprio bambino.

I padri culturalmente moderni dei giorni nostri sono completamente differenti dai padri di un tempo.

La ferma autorità del padre (padrone) degli anni scorsi, ha lasciato il posto ad una timida autorevolezza dei padri odierni della quale si fa fatica a prenderne consapevolezza ma soprattutto è poco accettata dai figli di oggi, sempre più egocentrici ed individualisti.

La relazione con la figura paterna delle generazioni passate si caratterizzava per essere fredda, rigida e per una forte mancanza di empatia.

Con i genitori di un tempo ma soprattutto con i padri, era impossibile un confronto o uno scambio di opinioni in un’ottica di rispetto relazionale genitore/figlio. Era un’impresa ardua se non impossibile per i figli di allora, poter negoziare o pensare di mettere in discussione qualsiasi tipo di decisione paterna.

Con quel modello di padre, sostenuto e guidato dalla cultura e dalla mentalità dell’epoca, non vi era possibilità di comunicare (nel senso più ampio). Inoltre, l’assenza di empatia e di chiare manifestazioni d’affetto, gli hanno impedito di impostare e di costruire nel tempo, un adeguato stile educativo con i propri figli.

Nell’immaginario collettivo, Il padre ideale è “sentito” come una persona positiva, affettuosa, presente, disponibile, attenta e premurosa. L’immagine interiore che ognuno di noi ha del ruolo paterno ha una forte funzione simbolica che va oltre la sola presenza fisica all’interno del contesto famigliare.

Credo sia importante riflettere, non tanto sulla presenza/assenza del padre, quanto sull’importanza che riveste il suo ruolo dal punto di vista educativo.

Crescendo i figli imparano a considerare i propri genitori in modo più realistico. Ai genitori si riconoscono i limiti e si individuano le potenzialità.

Col tempo mamma e papà perdono quell’immagine da supereroe che viene loro attribuita dai bambini. Quando i figli crescono, devono imparare a ri-conoscere i propri genitori in quanto Persone.

Ma comprendere e accettare anche le imperfezioni dei genitori non vuol dire accettare eventuali gravi manchevolezze o carenze affettive.

Col tempo, il genitore deve imparare ad abbandonare il pensiero del figlio ideale al quale ha affidato le proprie aspettative e ambizioni e accettare il figlio reale, con una propria individualità e personalità.

Allo stesso modo il figlio crescendo e acquisendo una certa maturità e libertà di pensiero, dovrebbe essere in grado di accettare quel genitore più o meno amorevole che la vita gli ha assegnato.

Il percorso di ogni figlio consiste quindi nel riconoscere e accogliere l’amore nella misura e con le caratteristiche che il genitore è in grado di offrirgli.

In generale, i genitori per quanto imperfetti, cercano di fare del loro meglio. Attingono ai ricordi della loro infanzia, si basano sulla loro esperienza dell’essere figlio/a e spesso si fanno guidare dal ruolo genitoriale che hanno vissuto e introiettato.

Essere dei buoni genitori non è mai stato facile. È importante però riuscire a riconoscere le proprie “imperfezioni amorevoli” e cercare di migliorare in un’ottica di autorevolezza che il ruolo di genitore richiede.

Mamma e papà devono lavorare in sinergia per aiutare i propri figli a diventare delle persone autonome e indipendenti. Così come il padre dovrebbe riuscire a riappropriarsi del proprio ruolo educativo e soprattutto di capirne la sua importanza, così la mamma dovrebbe riuscire a lasciare quello spazio indispensabile affinché padre e figlio/a possano costruire una relazione amorevole e stabile nel tempo

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