Vicini con figli e litigi continui

Ivan

Buongiorno, da un paio di mesi ho cambiato casa ed accanto a me abita una coppia di ragazzi molto giovani (penso lei abbia sui 24 anni e lui un po' più grande) con due figli (uno sui 4/5 anni e l'altra penso di meno, attorno ai 2/3. I problemi si sono presentati fin da subito. Urla, schiamazzi, insulti da parte dei genitori sia tra di loro che, ed è soprattutto la cosa che mi preoccupa di più, verso i figli. Frasi come "sei un figlio di merda" o "ti prendo a calci in culo" sono all'ordine del giorno, ma anche urla per interrompere i pianti del bambino più grande che povero, passa gran parte del suo tempo a casa a piangere. Premetto e sottolineo che non ho visto né percepito alcun tipo di violenza fisica né nei confronti dei figli né fra i due genitori. Penso che in quella casa ci sia un grandissimo disagio interiore, due ragazzi che si sono trovati a vivere una vita che non volevano, cosa che li porta ad essere enormemente frustrati e quindi a sfogare la propria frustrazione sui loro figli. A me sinceramente fa molto male pensare che un bambino debba sentirsi dire frasi come quelle riportate precedentemente perché penso che in primo luogo non possa comprenderle ed in secondo luogo non siano verosimili, vista la davvero giovane età dei bambini. Io non me la sento di giudicare ma sentire dei bambini così piccoli passare le giornate a piangere mi spezza davvero il cuore. Vorrei poter in qualche maniera intervenire ma ho paura di gettare quei bambini in un inferno ancora più grande e destabilizzante. Sottolineo di nuovo che non ho percepito in alcun modo alcun tipo di violenza fisica. Grazie per gli eventuali consigli su come agire.

5 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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Buon pomeriggio Ivan,

La tua è un'attenta riflessione, un penisero di chi sicuramente generalmente pensa molto prima di agire.
A volte il senso di impotenza che ci pervade quando siamo testimoni di situazioni di ingiustizia è talmente forte da spingerci a provare a trovare una soluzione a tutti i costi, anche quando non c'è. 

Dalle mie parti, c'è un detto popolare che dice "Non ti impicciare se non sei pronto ad essere impicciato dall'impiccio".

Se tu fossi pronto, mi sento di consigliarti che non ci sono molte alternative se non quella di continuare a monitorare la situazione, sperando non peggiori. Oltre che provare ad entrare in relazione con la coppia, magari hanno solo bisogno di una spalla. 

Spero la situazioni si possa risolvere.

Un caro saluto.

Dottoressa Margherita Silei

Dott.ssa Margherita Silei

Dott.ssa Margherita Silei

Perugia

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Salve Ivan credo di comprendere il suo dispiacere e concordo che intervenire potrebbe finire per creare problemi maggiori. Per quanto possa dispiacere, questa situazione non è in suo controllo tantomeno sua responsabilità. Per propiziare un prossimo futuro in cui potrebbe entrare nell'argomento e provare a consigliare o aiutare i genitori, può trovare adesso qualche occasione intanto per conoscerli..

Dott. Paolo Fratàgnoli

Dott. Paolo Fratàgnoli

Arezzo

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Buongiorno Ivan, 
la sua preoccupazione è molto comprensibile e lodevole il fatto che non solo abbia incluso la famiglia in toto nelle sue preoccupazioni, ma anche le conseguenze di possibili scelte. Tuttavia, si ricordi che non è una sua responsabilità l'esito di un'eventuale indagine dei servizi sociali qualora siano coinvolti.
Di fatto, sta assistendo ad una situazione molto spiacevole e attivante in quanto ci riferisce di sentire e vedere dei bambini piccoli che non sono in un ambiente di vita sano per loro in questo momento. Si potrebbe intervenire e dare un supporto adeguato alla famiglia in questione, può sì farlo lei in prima persona se se la sente e pensa di poter tollerare l'emotività che comporterebbe un coinvolgimento attivo. In alternativa, starà a persone competenti valutare che tipo di intervento eseguire e quali risorse mettere in campo per questa famiglia in difficoltà. 
Al momento pare che ci stia chiedendo consiglio, bloccato nel dubbio di come agire e le conseguenze che comporterebbe un'azione, ma tutto potrebbe nascere da una forte sensazione di impotenza o possibile eccessiva responsabilità che sono sue sensazioni, del tutto legittime, ma non fatti reali e oggettivi.
Spero di esserle stata d'aiuto.
Le auguro una buona giornata.

Dott.ssa Beatrice Tinelli

Dott.ssa Beatrice Tinelli

Dott.ssa Beatrice Tinelli

Venezia

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Caro Ivan, il tuo messaggio è carico di sensibilità, empatia e lucidità. La tua preoccupazione non è solo legittima: è un segno profondo di coscienza civile e umana, che purtroppo ancora troppe persone non hanno. La situazione che descrivi è delicata, ma ci sono strade da percorrere con attenzione, rispetto e coraggio. 

Le frasi che hai riportato – “sei un figlio di merda”, “ti prendo a calci in culo” – sono forme di maltrattamento verbale e psicologico, anche in assenza di violenza fisica. Questo tipo di linguaggio, ripetuto nel tempo, può avere conseguenze gravi sullo sviluppo emotivo e psicologico dei bambini: ansia cronica, senso di inadeguatezza, paura dell’autorità, insicurezza profonda. Il pianto costante del bambino più grande è già un segnale di disagio. I bambini non piangono sempre "per capriccio": spesso il pianto è l’unico linguaggio che hanno per dire “ho paura”, “non mi sento al sicuro”, “non capisco cosa succede”.

Hai ragione a temere che un intervento mal gestito possa peggiorare le cose. Ma restare fermi non è la scelta migliore, soprattutto per quei bambini. Ecco alcuni passaggi concreti e sicuri che puoi valutare: Contatta i Servizi Sociali o il Centro per l’Infanzia della tua zona Non serve aver assistito a violenza fisica. Anche l’esposizione continua a urla e insulti è sufficiente per una segnalazione riservata. Puoi farlo in forma anonima o lasciando le tue generalità:

  • Cerca il numero del Servizio Tutela Minori del tuo Comune.

  • Oppure contatta il Telefono Azzurro (114 Emergenza Infanzia): puoi spiegare la situazione e chiedere consiglio.

Non è una denuncia penale. È una segnalazione che attiva un monitoraggio, magari discreto, da parte di operatori specializzati che valuteranno se e come intervenire. Non pensare di “accusare” i genitori, ma di proteggere i bambini

Non è questione di giudicare due giovani che, probabilmente, portano con sé fragilità irrisolte. Ma i loro figli non possono e non devono essere il contenitore del loro dolore. I servizi sociali non tolgono automaticamente i bambini, ma possono offrire un supporto educativo, psicologico o familiare prima che la situazione degeneri.

Se la situazione lo consente (e solo se ti senti sufficientemente al sicuro), potresti iniziare con piccoli gesti: un buongiorno, un saluto gentile, una battuta innocua. Non per entrare in confidenza, ma per introdurre uno sguardo esterno consapevole. A volte, solo sapere che “qualcuno sente” può innescare una minima autoconsapevolezza.

“Ogni bambino ha diritto a crescere in un ambiente in cui si senta protetto, amato e rispettato. Anche se i suoi genitori non ce la fanno.”

Tu, Ivan, non stai invadendo, non stai esagerando, non stai spiando. Stai solo rispondendo a un dolore che hai riconosciuto. E hai il pieno diritto – anzi, la responsabilità morale – di farlo nel modo più rispettoso e utile possibile.

Fidati della tua sensibilità. I bambini non possono parlare per sé. Tu li stai già ascoltando. Ora possono anche essere protetti, con tatto e attenzione, grazie al tuo sguardo vigile e al tuo cuore presente.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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