Pediofobia in un soggetto con disabilità mentale

La pediofobia è un tipo di fobia che ha spesso origine nei bambini, ma anche nei soggetti adulti. Nel bambino, può capitare che questo riveli di avere paura di determinate bambole, che tenti di nasconderle, o che pianga nel vederle. Può succedere che i bambini si spaventino nel vedere i loro personaggi televisivi preferiti in dimensione reale (es.Topolino, Paperino, i Teletubbies, ecc.), il loro comportamento è derivato proprio dalle dimensioni di questo pupazzo, che è generalmente più grande dei loro genitori e quindi un nemico spaventoso.
 In questo studio si affronta il severo caso di una bambina di 6 anni, con diagnosi di “Ritardo mentale di grado mediobasso”, Q.I. 62. Il soggetto presenta comportamenti fobici alla vista delle bambole, ma anche in situazioni di apparizione di immagini che ritraggono le stesse (foto, video immagini) I comportamenti che seguono lo stimolo fobico sono: il lagnarsi, il piangere, lo scappare e coprirsi gli occhi. La valutazione funzionale si avvale di diversi metodi e strumenti per giungere al disegno di un trattamento efficace per il soggetto preso in esame. A tal scopo si utilizzano metodi descrittivi come le interviste e le scale di valutazione, le osservazioni dirette per la raccolta dei dati ABC e l’analisi funzionale. L’intervento educativo basato sui principi dell’Analisi Applicata del Comportamento (ABA), infatti, si articola nelle seguenti componenti:

1. identificazione e selezione dei comportamenti problema o delle mancanze di abilità;

2. identificazione degli obiettivi da
raggiungere;

3. misurazione obiettiva di comportamenti e abilità;

4. valutazione dei livelli attuali di comportamento (baseline);

5. progettazione e realizzazione di interventi per insegnare
nuove abilità e ridurre comportamenti problema;

6. monitoraggio continuo dei progressi verso gli obiettivi stabiliti per controllare l’efficacia dell’intervento.
Il trattamento che si è programmato è stato improntato in una gerarchia delle varie situazioni temute che si espleta in questo modo:
Basso: Visone di immagini e foto di bambole
Medio/basso: Visione di spot pubblicitari di bambole
Medio/alto: Visione della bambola in vivo, nella stessa stanza
Alto: Vedere la bambola che cammina

Dopo questa prima fase di “registrazione dei comportamenti problema”, che si verificavano nel momento in cui si presentava lo stimolo avversivo alla bambina; si è implementata una programmazione finalizzata alla riduzione degli stessi, manipolando le variabili antecedenti, prima che il comportamento problema della fuga si verificasse.
Su tale dato oggettivo, si è proceduto con il primo step del trattamento, iniziando dalla situazione meno a quella più avversa per la bambina.Da questo caso e dalla applicazione del metodo ABA in una condizione non autistica, si può evincere che l’approfondita conoscenza dei processi di apprendimento,
insieme alle conoscenze etologiche e neurofisiologiche, è elemento fondamentale per instaurare una terapia comportamentale in ogni situazione.
Anche nel caso descritto, nonostante i risultati brillanti della terapia comportamentale, risulta evidente la necessità di riflettere in maniera approfondita sul rischio di ricadute.
Meccanismi associativi precoci e deficit neurologici dovuti a problemi di ipostimolazione durante lo sviluppo, non scompaiono completamente con procedure di desensibilizzazione sistematica o con trattamenti farmacologici. Lo scopo della terapia, è di desensibilizzare la persona in quante più situazioni possibili, in modo da consentire una buona qualità della vita della persona stessa e della sua famiglia.

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