Scuola: quando l'ansia gioca brutti scherzi

Ho avuto il privilegio di lavorare all’interno di istituti superiori come Psicologa Scolastica e mi sono spesso confrontata con adolescenti in “ansia da esame” o con manifestazioni conclamate di ansia scolare.

L’Ansia Scolastica nasce dal normale desiderio di essere amati e racchiude in sé la paura dell’insuccesso, del giudizio negativo, il timore di non essere capaci.

L’ANSIA A SCUOLA

La diagnosi di Disturbo d’Ansia è fra le più comuni in infanzia e adolescenza. In uno studio americano, pubblicato qualche anno fa sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, circa l’8,2% di ragazzi che manifestano ansia a scuola arriva ad interrompere per un periodo il proprio corso di studi.

Spesso l’ambito scolastico, per l’importanza che riveste dal punto di vista della crescita formativa a livello didattico, personale e sociale, è il contesto entro il quale si manifestano le prime avvisaglie di difficoltà. La scuola può contenere in sé degli elementi che predispongono i ragazzi a momenti di malessere e di disagio, o può non riuscire a gestire i loro segnali di difficoltà.

L’ansia a scuola spesso si manifesta come intensa preoccupazione, malessere somatico, senso di “vuoto” e stordimento, paura di svenire, difficoltà di apprendimento, rifiuto della scuola o abbandono. In alcuni casi si registrano veri e propri Attacchi di Panico.

L’ANSIA DI PER SE NON E’ UN PROBLEMA…

L’ansia di per sé non rappresenta un problema; è in realtà un meccanismo fisiologico di segnale con cui il nostro corpo ci avvisa di una situazione di “pericolo”.

Una situazione scolastica può essere percepita come “pericolosa” perché va a intaccare l’immagine di sé, il proprio senso di competenza, l’immagine che si ha o si vuole mantenere di fronte agli altri, le dinamiche di desiderabilità e di capacità di rispondere alle attese degli adulti.

Sarò capace?

Mi senso competente?

Se fallisco cosa penseranno di me i miei compagni?

Sono una delusione per i miei genitori?

Questo meccanismo, che è del tutto normale e fisiologico, diventa un problema quando per intensità risulta interferente con il funzionamento in un qualche dominio fondamentale della vita: scuola, socialità, rapporti familiari.

MA SE E’ INTENSA, FREQUENTE E DURATURA ALLORA E’ IL MOMENTO DI INTERVENIRE.

La distinzione fra ansia patologica e normale timore si basa su criteri di intensità, frequenza e durata (Lambruschi, 2004): quando le manifestazioni di Ansia Scolastica sono molto intense, frequenti e durano molto nel tempo possiamo parlare di ansia patologica.

Questo è il momento giusto in cui intervenire e contattare una figura professionale che sappia comprendere la situazione e fornire un valido supporto e aiuto. 

COME INTERVENIRE

Numerose evidenze scientifiche supportano l’efficacia clinica di un intervento integrato che agisca contemporaneamente con l’individuo e con la sua famiglia.

In particolare, faccio riferimento al modello ABFT - Attacchment Based Family Therapy.

L’approccio integrato fra terapia sistemico – familiare e i contributi della Teoria dell’Attaccamento consente, infatti, offre spunti sia per un lavoro individuale che per un lavoro che riguardi le interazioni e le relazioni all’interno della famiglia.

Con il bambino o l’adolescente lo Psicologo può lavorare affinchè apprenda a gestire l’ansia in modo più funzionale, riducendo l’intensità delle manifestazioni di attivazione fisica e cognitiva, che sono di disturbo nell’eseguire le attività quotidiane e le richieste scolastiche. Può assieme al bambino o l’adolescente sviluppare dei piani di azione che lo aiutino a meglio affrontare la situazione ansiogena. L’adolescente può inoltre comprendere che ruolo abbia assunto l’ansia all’interno della sua storia e come provare ad assumere una nuova posizione all’interno delle dinamiche familiari e relazionali con i pari.

Con i genitori lo Psicologo può lavorare aiutandoli a promuovere l’autonomia del bambino e del ragazzo, comprendendo il ruolo che l’ansia assume all’interno della storia familiare e agendo su quei meccanismi relazionali che indirettamente possono sostenere le manifestazioni ansiose (ad esempio iperprotezione o eccessivo controllo). I genitori possono, inoltre, apprendere come sostenere al meglio il bambino o l’adolescente nei suoi tentativi di fronteggiare la propria paura e nelle nuove modalità di gestione più autonoma delle richieste.

Dr.ssa Elisa Spada

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