Sin da piccola ho sempre avuto una gran paura della morte

Roberta

Salve, sono una ragazza di 23 anni e ho un problema che mi ha davvero cambiato la vita e che mi sta divorando.Sento il forte bisogno di parlare con esperti che possano capire cosa ho, che possano darmi consigli e soprattutto sento il forte bisogno di fare ordine nella mia mente, di tirar fuori i mille pensieri che la affollano ogni giorno in maniera ossessiva quasi (per questo mi scuso in anticipo se la domanda sarà lunga ma non voglio tralasciare nulla). Comincio col dire che sin da piccola ho sempre avuto una gran paura della morte: ad ogni febbre chiedevo a mia madre se fosse così grave da farmi morire oppure ricordo che una volta andai al cimitero con mio padre e la sera non riuscivo a dormire perchè a letto immaginavo a quando sarei morta e avevo una gran paura perchè non mi sembrava possibile che tutto sarebbe finito anche per me un giorno (probabilmente erano le prime volte che mi interrogavo sulla morte ed avevo 7 o 8 anni credo). Quindi questa forte paura della morte ricordo di averla sempre avuta tanto che mi sono rimasti impressi dei pensieri che facevo quando provavo brutte sensazioni, quando mi sentivo angosciata, del tipo “mi sento morire“ (ed ero una bambina, quindi, ripensandoci adesso, da adulta, proprio non mi spiego da dove siano nate certe cose). Anche se spesso metto in dubbio questo ricordo e mi chiedo se magari non sia stata la mia mente a modificalo in base al malessere che provo adesso e che mi porta sempre ad analizzarmi, andando inevitabilmente a cercare cause passate. Quindi credo sia chiaro che ho davvero poca fiducia in me stessa, non mi fido di me, non mi stimo, odio avere questi problemi, odio il mio aspetto e odio non poter essere una normale ragazza di 23 anni, spensierata e serena. Non ho avuto grossi traumi nella vita che possano essere cause di questa fortissima ansia e angoscia che da due anni a questa parte mi rende la vita difficile e triste. Tuttavia ho sempre avuto un rapporto molto conflittuale con mio padre. E' sempre stato molto severo e duro (spesso mi ha picchiata perchè a differenza di mia madre e mio fratello io mi ribello, non piegandomi a lui) mi ha sempre impedito di fare quel che volevo dandomi fin troppi limiti e facendomi soffrire troppo spesso ma adesso, da adulta, le cose son peggiorate. Ci scontriamo continuamente a causa della sua presunzione e della sua aggressività. Crede di sapere quale sia il meglio per tutti, vuole controllare la vita degli altri ed è impossibile affrontare un discorso con lui perchè non lascia spazio a pensieri diversi dai suoi. L'ultimo litigio, il più pesante di tutti, è stato proprio una settimana fa: abbiamo litigato perchè il mio fidanzato purtroppo non riesce a trovare lavoro e mio padre pretende che i genitori di lui gli trovino lavoro e gli comprino una macchina altrimenti non ci darà mai la sua 'benedizione'. Di fatti sto malissimo per come tratta il mio fidanzato, lo ignora, non lo invita mai a casa, è come un fantasma per lui e sono fidanzata da 3 anni quindi non si può dire che sia poco tempo. Durante questo litigio comunque, mio padre si è arrabbiato perchè prendevo le difese del mio ragazzo ed è arrivato al punto di dire che io mi faccio mantenere. Per me quello è stato il colpo di grazia: sentirmi dire da mio padre che mi faccio mantenere. Ho pianto per due giorni e da allora non ci parliamo. Poi c'è mia madre. Non ho mai ricevuto un abbraccio da lei, non è una persona che sa esternare i propri sentimenti perchè i suoi genitori non l'hanno mai fatto con lei ed è la tipica donna sottomessa al marito per questo mi batto tanto per lei quando discuto con mio padre e provo tanta tenerezza per lei perchè è una donna che ha sempre lavorato in casa e non si è mai divertita, preoccupandosi sempre degli altri e mai di lei. Inoltre 5 anni fa si è ammalata di tumore al colon e questa cosa credo di non averla mai affrontata, quando ci penso è come se mi rendessi conto che l'ho vissuta ma senza affrontarla davvero e forse anche da questo dipende la mia ipocondria sproporzionata. Infine c'è mio fratello di 17 anni. Lui è coccolato da mia madre, è più tranquillo e quando discute con mio padre, nonostante la pensi diversamente, riesce a star zitto ed evitare i litigi. Poi c'è il mio fidanzato, il mio punto di riferimento, l'unico che mi capisce davvero, che mi apprezza con tutti i miei problemi e i miei difetti e mi sta vicino in questo momento difficile. Ho provato tante volte a parlare del mio problema con i miei genitori ma non ho mai ricevuto aiuto. Mio padre non capisce che un problema psicologico è un PROBLEMA di salute come qualsiasi altro e difatti mi sono dovuta pagare da delle sedute di psicoterapia con dei risparmi che avevo, fino a terminarli tutti, quindi ho dovuto smettere e non so a chi rivolgermi e come fare. Tutto è cominciato il 26 dicembre del 2013, ero in auto con il mio ragazzo e i suoi genitori e mentre eravamo in autostrada ho cominciato a sentirmi strana. Ero agitata non facevo che pensare a come avrei fatto se mi fossi sentita male visto che non c'era un ospedale vicino (cosa che ricordo di aver pensato spesso anche negli anni addietro quando viaggiavo in macchina). Ebbi un attacco di panico veramente forte, con tachicardia, sudore freddo e mi tremava tutto il corpo senza che riuscissi a controllarlo. La cosa si è ripetuta poi il 14 febbraio, ero sempre in macchina e ricordo che quella sera mi spaventava l'idea di uscire perchè avevo paura di sentirmi male, e così fu. Ebbi un altro attacco di panico molto forte e quindi mi recai al pronto soccorso con il mio fidanzato. L'attacco di panico fu accompagnato da una forte derealizzazione, dalla sensazione di sentirmi completamente staccata dal mondo circostante e da una fortissima paura di perdere il controllo e impazzire. Avendo poi imparato cosa sia la derealizzazione mi sono accorta che è una cosa che ho provato spesso anche negli anni prima che cominciassero gli attacchi di panico. Mi succedeva stando in treno o camminando per strada: mi arrivavano improvvisamente questi momemnti in cui mi sentivo completamente distaccata dalla realtà, come se non avessi un nesso nè con il passato nè con il presente, una sensazione davvero difficile da spiegare. Dopo quel 14 febbraio del 2014, la mia paura di star male per altri attacchi divenne così forte che per alcune settimane rimasi chiusa in casa, non riuscivo più a uscire nè in macchina nè a piedi, mangiavo poco e la preoccupazione mi divorava. Poi pian piano, con l'aiuto del mio ragazzo e di tanta forza di volontà ho ricominciato. Purtroppo però questa paura di star male è diventata come un'ossessione, una paura fissa che mi accompagna in ogni momento. Quando devo uscire in macchina ho sempre paura di poter star male o anche quando prendo l'autobus, non prendo il treno da quasi due anni nè riesco a viaggiare con l'aereo o viaggi lunghi in auto. Questa estate andrò in vacanza in una località che dista un'ora da qui e il viaggio in macchina mi spaventa molto, così come la permanenza lì per una settimana. Ho il terrore di star male lontano da casa. L'anno scorso ho infatti evitato la vacanza ma ora so che devo affrontarla altrimenti peggiorerò la situazione. Anche quando esco ho paura di star male ma poi mi accorgo che anche se il malessere è presente, riesco comunque a vivere e infatti è così che ho smesso di avere gli attacchi di panico anche se il malessere ancora c'è e non riesco a farlo passare. Riesco a distrarmi, a vivere comunque la mia vita, ma c'è un angoscia e una paura di morire, di star male e di peggiorare che non mi permette di vivere serenamente, non mi permette di gioire e godere dei momenti belli. Certo riesco a sorridere e a divertirmi ma è come se non riuscissi a provare felicità al 100% perchè la paura di stare male, di peggiorare è troppo grande.Ho paura di morire o di soffrire per tutta la mia vita. Mi chiedo come abbia fatto a ridurmi così... Ho fatto due viaggi, nel 2010 e nel 2012, sono stata a Barcellona e a Londra. Ricordo che in aereo provai la derealizzazione anche se all'epoca non soffrivo di attacchi di panico, ansia o angoscia ma nonostante questo non stetti male. Ero piena di vita, non avevo paura di nulla, mi sono goduta ogni secondo e desidero con tutte le mie forze tornare ad essere così. E' la cosa che desidero di più. A volte poi mi spavento perchè la cosa che avevo sempre desiderato sin da piccola era trovare l'amore però adesso nonostante l'abbia trovato non sono felice, forse proprio perchè mi manca la serenità interna ed è come se non riuscissi a dare un senso alla mia vita e alle cose che ho. Purtroppo più cerco di interrogarmi sul mio malessere e più mi sento confusa e mi sembra che le risposte mi sfuggano dalle mani. Sento che ho troppo pensieri e penso che questo post ne sia la conferma: non riesco a gestire i pensieri, sono tanti, sento disordine nella mia mente e forse è per questo che ho bisogno di schematizzare tutto. Spesso ad esempio se sono in macchina e ho l'angoscia, (o comunque non sto completamente bene) e guardo fuori dal finestrino, se vedo un palazzo che a sua volta mi angoscia mi ci immagino dentro, mi immagino angosciata in quel palazzo o in quella casa che mi mette angoscia alla vista. Mi sembra una cosa troppo strana da spiegare perfino a degli psicologi, è come se avessi dei flash di me che faccio delle cose normali ma che mi mettono angoscia, come se fossero ricordi che mi vengono alla mente ma in realtà sono semplicemente pensieri che nascono da qualcosa che vedo. Forse la mia mente è troppo attiva? O forse sono davvero pazza? A volte quando mi arrivano gli attacchi d'ansia ho questa paura immensa di impazzire da un momento all'altro, tanto che ho paura che potrei arrivare a chiedere di portarmi in una clinica psichiatrica oppure che possa arrivare al suicidio un giorno, anche se ovviamente so che, lucidamente,non sarei mai capace di fare una cosa simile perchè quello che voglio è avere una vita serena e felice ma purtroppo la razionalità in quei momenti non mi aiuta. Non so più gestirmi. Purtroppo quando ho fato psicoterapia (per soli due mesi) non ho avuto grande aiuto. Mi ero rivolta prima all'asl ma lì ebbi davvero una brutta esperienza perchè vedere tutte quelle persone con i loro problemi mi faceva stare troppo male, avevo paura di diventare come loro forse e la dottoressa non mi dava le spiegazioni che volevo, mi aggrediva quasi e mi diceva solo di prendere farmaci. Dalla psicologa privata poi nemmeno riuscivo ad ottenere i mezzi per affrontare il mio problema, mi diceva solo di trovare un lavoro e si faceva raccontare i miei sogni. Mi disse anche di scrivere un diario ed elencare tutti i miei pensieri e glielo consegnai ma non lo lesse mai. Non voglio avere la presunzione di dire ad un esperta come deve fare il suo lavoro però non ho ricevuto mai risposte ai miei dubbi, mai che mi fosse spiegato come affrontare paure e pensieri brutti, semplicemente mi veniva detto di lavorare e distrarmi. Ma se sto male come faccio a distrarmi? Tempo fa scrissi anche su un altro sito di psicologi e tutti mi dicevano che mi servono farmaci ma io non voglio prenderli, non voglio prendere un farmaco che va a coprire il problema oppure che mi cambi, mi renda confusa. Io voglio avere il controllo di me stessa e vorrei avere dei mezzi, sapere come fare per affrontare tutto ciò.E poi assumere dei farmaci mi spaventa molto, ho una paura enorme di effetti collaterali che possano portare a morte (infatti ho rifiutato di prendere la pillola per uno squilibrio ormonale perchè ho paura, riesco a prendere solo farmaci che ho già preso in passato). Ci sono momenti nella giornata in cui questa angoscia diventa così forte che mi spegne, mi fa aver paura di morire, mi fa sentire senza speranze, condannata all'infelicità, strana, non padrona di me stessa e ho notato che è maggiore di sera e a volte anche appena mi alzo. Gli attacchi di panico non li ho più perchè ho imparato a controllarmi di più, conosco bene le sensazioni anche se non le capisco quindi non mi lascio spaventare come prima ma gli attacchi di ansia spesso ritornano proprio perchè ho troppi pensieri e paure. Tante volte mi sento fiera di me per aver combattuto gli attacchi di panico altre invece mi sento una stupida perchè forse ho solo imparato a distrarmi (ma mai del tutto) e ad ignorare il problema. Purtroppo però non avendo soldi nè una famiglia che mi appoggia non so a chi chiedere aiuto. Non so se sono depressa, se ho solo un problema d'ansia, non so se corro davvero il rischio di impazzire, se ne uscirò mai... so solo che desidero la felicità con tutte le mie forze. Desidero poter riprendere l'aereo un giorno e affrontare un viaggio senza paure, desidero vivere con spensieratezza e crearmi una famiglia senza aver paura continuamente di impazzire o di star male e di morire. Desidero godermi la vita. Forse non mi accetto per quella che sono e non accetto l'idea della morte, forse è da questo che nasce tutto? Mi scuso davvero tanto se sono stata prolissa ma avevo il bisogno di fermare da qualche parte ogni mio pensiero per creare ordine.

7 risposte degli esperti per questa domanda

L'angoscia di morte ha a che fare con i messaggi che sono stati trasmessi dai genitori  o da uno dei due in tenera età. Ad esempio una madre sofferente dal punto di vista psicologico o altro che andrebbe indagato. Le consiglio di rivolgersi ad un centro di salute mentale, dove, date le sue condizioni economiche non floride potrà essere seguita pagando solo il ticket. La saluto e le faccio tanti auguri

Ciao Roberta

quello di cui innanzitutto hai bisogno è portare fuori tutto ciò che hai dentro, così come hai cominciato a fare scrivendo su questo forum. Hai una grandissima emotività che però reprimi, probabilmente perché credi che nessuno possa capirti ed i tuoi stessi genitori non riescono a rendersi veramente conto della tua sofferenza per cui credi sia inutile parlarne con loro, solo che il nostro corpo non riesce a reprimere a lungo e dopo un po’ scoppia, e gli attacchi di panico sono la modalità che il tuo corpo utilizza per buttare fuori questo vulcano di emozioni.  Dici di avere tantissimi pensieri confusi e sono proprio tutti questi i pensieri che creano le emozioni di forte ansia che vivi… quello di cui hai bisogno è oltre a portare fuori questi pensieri, trovare il nesso che collega tutti questi pensieri, con l’aiuto di uno psicoterapeuta, in modo che tu possa riuscire a spiegarti il senso dei tuoi sintomi e collegare i pezzi di un puzzle che per il momento sono sparsi nella tua mente. Per quanto riguarda l’idea della morte prova a scrivere su un foglietto cosa significherebbe per te morire, quale sarebbe la cosa terribile di morire, c è una differenza tra il morire giovane o da anziana? Andando a fondo in questo modo puoi capire qual è la tua paura di fondo, che potrebbe essere, anche se non ne sono sicura e si dovrebbe approfondire attraverso dei colloqui, di restare sola. (molto spesso la paura della morte è associata alla paura della solitudine).

Sono d’accordo con te che non hai bisogno di farmaci, sei giovane ed hai il potere, la forza e il tempo di cambiare ciò che ti fa star male, solo che non puoi farlo da sola, hai bisogno che qualcuno ti dia gli strumenti giusti, e fino ad ora non hai ancora trovato il professionista adatto a te. Una volta che un terapeuta ti insegna i metodi sarai in grado poi di gestire da sola la tua ansia, ma per ora qualcuno deve accompagnarti in questo percorso di cambiamento.

La psicoterapia cognitivo comportamentale è molto valida per i disturbi d’ansia. Informati in questo senso…

In ogni caso se ti va io sono disponibile per un incontro gratuito. Tienimi aggiornata

In bocca al lupo Roberta

Ciao Roberta,
la tua situazione appare alquanto complessa, ma alla fine si condensa in pochi punti.
Intanto mi pare giusto che tu voglia parlare di ciò che ti agita e voglia comprendere cosa accade. Hai molta necessità di spazio, di raccontarti, di avere attenzione, ma stai attenta a non credere troppo che se non accade subito tu non ce la possa fare.
L’episodio di non riuscire a pensare possibile che tutto finisca con la morte è anche alquanto tipico di quella fase, ma in una persona che non aveva ed ha rapporti tali per cui ha potuto elaborarlo, parlarne, confrontarsi, condividere; le capacità riflessive andavano organizzandosi ma ancora non al livello della complessità di pensiero adulto. In ogni caso la paura della morte nel tuoi caso mi sembra più connessa alla paura di vivere e ai LIMITI che senti imposti dall’esterno e dal tuo interno, in particolare sintetizzati dalla figura di tuo padre, e vincolati al desiderio di ottenere dei cambiamenti negli altri.
Ho l’impressione che tu voglia sentirti accettata da lui ma forse è molto più utile mirare ad accettare tu lui e la sua realtà e, soprattutto, te stessa anche se al momento questo potrebbe sembrati non giusto ed equo…
Il problema di mamma sicuramente ha un peso in quanto provi in questa fase della tua vita, anche sulla paura della morte. Diciamo che in breve sembri molto presa e coinvolta in una sorta di missione di “guarigione” e cura dei tuoi genitori, che vorresti diversi per sentirti poi forte e in diritto di pensare a te…
Inoltre, probabilmente, le tue capacità riflessive, o comunque cognitive, ti spingono a tentare di governare e fare ordine con la mente ad un livello dove le cose sono invece “emotive”, per cui ti senti gravata da una folla di pensieri a carattere ossessivo in cui vorresti mettere ordine, ma i due livelli sono alquanto diversi e quindi, com’è normale che sia, “fallisci” nell’operazione. Diciamo, in sintesi che certamente sconti un notevole livello di ansia, sicuramente con aspetti depressivi, e questo spiega tutti i tuoi sintomi e il modo in cui li vivi, anche la derealizzazione e le tante autosuggestioni sgradevoli che ti accade di sperimentare. E’ come se volessi tenere tutto sotto controllo, e questo ti mette troppo sotto pressione, per cui temi di perderlo: stante così la cosa è normale che ti accade ciò che ti accade; scusa la tautologia, ma è così. Non hai bisogno di controllo, ma di volerti bene, non dal momento che starai bene, ma da oggi, e di lasciarti sentire le emozioni senza spaventartene tanto e dover costantemente filtrarle. Non è facile, ma neanche impossibile. Non credo che tu sia pazza né che tu impazzirai, ma un aiuto hai diritto di chiederlo, e se non hai capacità economiche potresti trovare presso altri servizi pubblici; non è affatto detto che uno debba trovarsi bene con tutti, anzi, quindi, ricercare ancora un terapeuta non è sbagliato. Capisco che ti spaventavi vedendo quelle persone malconce, con la paura di impazzire sempre in prima linea!, ma affrontare anche le paure ti rafforza.
Non può certo una persona esterna, padre, madre, fidanzato, o altro risolvere una questione che è fra te e te, per questo non ti senti piena e soddisfatta anche se hai trovato l’amore.
Probabilmente la tua strategia comunicativa in famiglia va però cambiata, resa più efficace e sganciata da aspettative: potresti “rubare“ qualche cosa da tuo fratello, che probabilmente non giudica così tanto i suoi genitori!?
Io personalmente non sarei così negativo verso i farmaci, se intanto alleggeriscono un po’ il percorso, pur sapendo che non risolvono le cause; intanto, però, possono esser di aiuto nel procedere a farlo con minore fatica.
Certo è che agisci (sbagli) poco e pensi (analizzi) tanto!… Hai tanta energia e creatività che va incanalata, ma se resti ad analizzare e fare ordine, come la incanali?
Sicuramente tu non ti accetti o ti piaci molto, e questo dovrà cambiare.
Spero che tu non valuti quanto ho scritto come dei giudizi, lungi da me! Volevo darti qualcosa che, spero, utile.
Ti faccio tanti auguri, ciao.

Salve in merito alle sue domande, una terapia di due mesi per affrontare il suo problema è breve, ci vuole un pò più di tempo, provi a rivolgersi ad un collega che è esperto di terapia comportamentale, perchè è molto efficace con esercizi da fare a casa, per gli attacchi di panico e l'ansia generalizzata. A volte un farmaco è importante avere il coraggio di prenderlo se la situazione precipita e non è facile gestirla, nel senso che prendere un farmaco per stare tranquilli sull'aereo è qualcosa che si può fare ed in molti fanno. Effettivamente è la dipendenza da essi che è problematica e per questo una terapia privata a lungo termine, aiuta la persona a gestire la situazione senza l'utilizzo ei farmaci, anche se a volte le due terapie sono combinate, ossia per un periodo viene richiesto anche l'assunzione di farmaci, ma dipende dalla persona e dalla situazione. Se i colleghi le hanno detto di farlo avranno fatto le loro valutazioni, se non le hanno dato dei mezzi come dice lei è perchè non esistono mezzi univoci per tutti, ogni persona trova i propri con l'aiuto del terapeuta. Segua le indicazioni e lo faccia per più tempo, non ogni tanto e saltuariamente. Spero di esserle stata di aiuto, cordiali saluti.

Gentile Roberta,

da ciò che ci dice è lecito presumere che la psicoterapeuta da cui è andata seguisse un'orientamento psicoanalitico. E' probabile anche che i suoi consigli fossero corretti, ma non idonea la tecnica ovvero il modo di procedere perchè si ottengano cambiamenti. Le consiglio perciò di consultare un professionista di diverso indirizzo, come ad es. della Terapia Strategica Breve che ha ideato protocolli efficaci per questi disturbi.

Il fatto che lei avesse delle paure importanti già da bambina poi, depone per fattori psicologici o psico-fisici che la predispongono all'ansia che andrebbero anch'essi indagati e corretti.

Le segnalo degli articoli sul mio sito sulle cause e terapia degli attacchi di panico che chiariscono meglio l'argomento.

Cordiali saluti

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

La Dott.ssa Valentina Sciubba offre supporto psicologico anche online

Gentile ragazza,

il suo bisogno di raccontarsi, di scaricare un pò di pesi parlando con un esperto è chiaro e comprensibile.

Tuttavia, comprenderà che non è possibile offrirle un grosso aiuto attraverso questo canale. Il suggerimento che posso darle è di parlarne di nuovo con i suoi genitori, comunicando apertamente e con tranquillità la sua esigenza di iniziare una psicoterapia e la necessità di essere aiutata e supportata anche da loro per questo...

In ogni caso, non dimentichi che può fare richiesta di psicoterapia anche presso la sua ASL di appartenenza.

Resto a disposizione

Dott.ssa Valentina Nappo

Dott.ssa Valentina Nappo

Napoli

La Dott.ssa Valentina Nappo offre supporto psicologico anche online

Salve Roberta, ho riletto più volte la tua lettera e mi rendo conto di quanto un simile problema possa cambiare la vita. Convivervi è faticoso, soprattutto perché lo strato empatico diffuso non permette agli altri di poter essere di giusto supporto.

Chiedi consigli agli esperti? Ti invito alla ”PRUDENZA” perché la situazione è delicata x te, sei particolarmente sensibile in questa situazione. Credo che un esperto non debba assolutamente consigliare, bensì può accompagnarti affinchè il problema si trasformi. Mi sembra anche di cogliere che fin’ora sei stata alla ricerca di come fare per mettere ordine tra i pensieri che sovrastano in maniera ossessiva la tua mente, tirandoli fuori: e perché non dialogarci? Hanno un senso il loro esistere.

Avere la forte paura della morte sin da bambina non è da tutti, perché i bambini sono imprudenti, per cui un motivo nella tua storia ci sarà da qualche parte, oppure potrebbe essere il travestimento di un’altra paura più forte che trascina con se altre emozioni quali “rabbia” o “dolore/delusione”. Ti lascio queste righe solo per spunti di riflessione invitandoti a ricercare una persona che ti possa ispirare fiducia per esplorare il campo minato dal quale ti stai proteggendo. Ipotizzando che finchè non ve ne cogli i fiori, sarai sempre condizionata nella quotidianità. E immagino che tu sia abbastanza stanca di tutto ciò.

Il passato ci serve solo nella lettura dei comportamenti attuali, dandoci la possibilità di decodificare le “priorità, valori, credenze, obiettivi da perseguire” su cui girano le nostre scelte comportamentali.

Il fatto che tu abbia colto che un problema psicologico è un PROBLEMA di salute come qualsiasi altro,  ti permetterà di incamminarti verso la trasformaione.

L'attacco di panico che hai sperimentato è il sintomo. Ovvero la modalità in cui il tuo corpo e la tua identità ti dice “qui c’è qualcosa di cui parlare”. Metaforicamente è la punta dell’iceberg, che fa ipotizzare un blocco sommerso.

Fin quando non acquisisci nuove competenze comunicative con la tua parte interna, dovrai fare i conti con l’ossessione della paura di star male, che ti accompagna in ogni momento.

La forza e l’imposizione, sembrano garantire un sollievo immediato e al pari sono un investimento devastante, che nei momenti di stanchezza ti presentano il conto.

Si prudente e non permettere che le false convinzioni o i luoghi comuni ti alimentino gli autosabotaggi. Grazia