Difficoltà nella comunicazione

Irene

Buongiorno, sono una ragazza di 22 anni e da tempo ho difficoltà a relazionarmi con i miei genitori. Loro sono sempre stati piuttosto severi, critici e freddi e questo mi ha portato a chiudermi in me stessa e a condividere poco o nulla con loro. Si interessano poco o nulla a me, mi domandano solo le date degli esami e i voti che prendo, non si preoccupano nemmeno di chiedermi che materie sto studiando. Qualche settimana fa ho fatto una domanda per svolgere un periodo di tirocinio all' estero e tra poco saprò se sono stata selezionata. Non ho detto nulla ai miei genitori perché temo la loro reazione. Ho paura che si arrabbino perché non gliel'ho detto prima. Ogni giorno mi sveglio con l'idea di dirglielo ma poi non ci riesco mai. Questa situazione è frustrante. Ne ho parlato anche con la psicologa ma non è servito a molto, penso di avere un blocco. Ho scritto una lettera ma non so se sia la scelta migliore. Voglio risolvere questo mio blocco. Fargli leggere la lettera sarebbe la scelta più facile ma credo che non mi aiuterebbe a risolvere il problema. Cosa mi consigliate di fare? Grazie, buona giornata

12 risposte degli esperti per questa domanda

Cara Irene,

le difficoltà che descrivi nel rapporto con i tuoi genitori toccano temi profondi che molte persone, soprattutto nella tua fase di vita, si trovano ad affrontare, unito a quello che sembra esser un “abbandono emotivo”. Il fatto che tu abbia già scritto una lettera (meglio 2 distinte per ciascun genitore) e senta il bisogno di superare questo blocco indica che stai cercando, con coraggio, una via evolutiva e trasformativa. Nella visione della PEAC (psicologia dell’evoluzione armonica della coscienza, approccio al quale mi ispiro) ciò che stai vivendo è un passaggio importante del processo di individuazione: quel movimento interno che ti porta a differenziarti dalla tua famiglia d’origine,  dai legami di lealtà, non per rinnegare le tue radici, ma per diventare più autenticamente te stessa. È proprio in questa fase che emerge la necessità di Restituire cioè di riconsegnare, con rispetto e consapevolezza, ciò che nella tua storia familiare ti ha condizionato e che oggi senti non appartenerti più.
Hai scritto una lettera: questo è già un atto potentissimo. La Restituzione, nella PEAC, si concretizza proprio così, attraverso una comunicazione aperta e sincera, capace di dare voce a ciò che per tanto tempo non hai  espresso. Attraverso la lettera puoi prima di tutto ringraziare i tuoi genitori per le qualità positive che ti avranno trasmesso e poi appunto restituire sempre ringraziando per le cose che invece ti hanno fatto soffrire ma di cui ora vuoi liberarti. Sì ringraziare perché tutto può essere utilizzato per poter contribuire al processo di individuazione. La lettera non è una “scorciatoia”, come forse temi, ma uno strumento prezioso per ordinare il tuo vissuto emotivo, per discernere ciò che è tuo da ciò che non ti appartiene più, e per iniziare a costruire un nuovo modo di stare in relazione, libero da automatismi e aspettative inconsapevoli.
Potresti quindi valutare di intraprendere questo percorso assieme alla tua psicologa che potrà quindi sostenerti nel processo.

È importante sapere che non tutte le restituzioni passano per un confronto diretto immediato. La vera trasformazione avviene dentro di te: quando riesci a vedere con chiarezza i legami, i condizionamenti, le aspettative familiari, e puoi iniziare a scegliere da che parte andare. Se senti di avere un blocco, non forzarti: piuttosto, accoglilo come una soglia di crescita, che ha bisogno di essere attraversata con rispetto per i tuoi tempi interiori.

In conclusione, il tuo desiderio di risolvere il blocco non passa per la “prestazione” di dirlo ai tuoi genitori nel modo giusto, ma per l’inizio di un processo in cui tu scegli te stessa, la tua libertà e la tua verità, passo dopo passo. Continua a camminare con gentilezza verso questa direzione: già lo stai facendo.

 

Cordiali saluti

Dott.ssa Oriana Adamo

Dott.ssa Oriana Adamo

Dott.ssa Oriana Adamo

Roma

La Dott.ssa Oriana Adamo offre supporto psicologico anche online

Buongiorno, mi dispiace molto per la sua situazione, non deve essere facile non sentirsi accolta dai propri genitori.. 

Noto che tende a giudicare la sua scelta di far leggere la lettera come "la più facile", quando in realtà è un modo che lei ha trovato per provare a comunicare come si sente ai suoi genitori e per liberarsi di questo peso che si porta dietro. Tutto ciò che non riusciamo ad esprimere in qualche modo rimane dentro di noi e lentamente ci consuma. Per questo mi sento di dirle che se ha trovato un modo per comunicare ciò che sente, ha fatto comunque una scelta coraggiosa.

Probabilmente far leggere la lettera non cambierà la situazione o magari ci saranno dei risvolti, questo non possiamo saperlo.. mi sento di dirle che la scelta di comunicare come si sente la sta facendo per se stessa, non per cambiare i suoi genitori. Non possiamo controllare come si comportano gli altri, ma possiamo scegliere di fare qualcosa per noi stessi.

Un saluto, di miglioramenti significativi, sia nella riduzione dei sintomi, della dipendenza da giochi, che nel benessere psicofisico complessivo.

Dott.ssa Lara Viola

Ciao Irene, immagino quanto per te sia faticosa questa situazione, sicuramente in questo momento anche far leggere la lettera aiuterebbe ad abbassare la tua ansia preparando anche il vero e proprio il momento di confronto con loro.

Io ti posso aiutare, contattami telefonicamente

Dott.ssa Adina Juverdeanu 

Ciao Irene,

ciò che racconti mostra quanto sia importante per te questa scelta, ma anche quanto sia difficile viverla con libertà... partirei da una domanda: come stai adesso, mentre pensi a dire ai tuoi genitori del tirocinio? La lettera che hai scritto è già un segnale: qualcosa in te vuole esprimersi. Che piccolo passo potresti fare oggi, per cominciare? Io farei il passo che a te crea meno fatica, ma che però ti dia l'opportunità di affrontare il problema, solo tu puoi conoscere la modalità migliore. In ogni caso la mia risposta si limita a ciò che leggo, è difficile sostenerti con un messaggio, so troppo poco della situazione ed è limitante questo strumento per aiutarti. 

Dott. Giuseppe Prinzivalli

Dott. Giuseppe Prinzivalli

Bergamo

Il Dott. Giuseppe Prinzivalli offre supporto psicologico anche online

Cara Irene

Da quello che scrivi, emerge un vissuto di freddezza e distanza emotiva da parte dei tuoi genitori, che ti ha portata a chiuderti, a sentirti sola e a sviluppare una comprensibile paura di esporsi con loro. È importante riconoscere che questa difficoltà non è "colpa tua", ma il risultato di un rapporto che probabilmente non ti ha mai dato lo spazio sicuro di cui ogni figlio ha bisogno per potersi aprire. Hai già fatto un passo significativo scrivendo quella lettera. Anche se ti sembra la via “più facile”, in realtà è una forma concreta e matura per iniziare a comunicare ciò che senti, soprattutto se la comunicazione verbale è carica di tensione o blocchi emotivi. Scrivere non è una fuga: è uno strumento. Può essere l’inizio di un dialogo. Potresti consegnare la lettera e poi prepararti a un confronto verbale successivo, magari quando sentirai che l’emotività si è un po’ distesa.

Temere che si arrabbino è legittimo, ma la scelta di candidarti per un tirocinio all’estero è una dimostrazione di autonomia e responsabilità, non una mancanza di rispetto. Spiegare loro che hai esitato per paura e non per cattiva volontà potrebbe aiutarli a capire (o almeno a farti sentire che hai detto la tua verità, che è ciò che più conta per te in questo momento

  1. Consegna la lettera, se credi che sia il modo più autentico per rompere il silenzio. Può essere un ponte tra il tuo bisogno di dire e la loro possibile difficoltà a comprendere subito.

  2. Preparati a un confronto, sapendo che potresti non ottenere la comprensione che desideri subito. Ma ogni volta che ti esprimi con onestà e rispetto verso te stessa, stai costruendo qualcosa di importante.

  3. Dai valore ai tuoi passi, anche piccoli. Parlare con una psicologa, scrivere questa lettera, chiedere consiglio qui… sono segnali di forza, non debolezza.

  4. Non aspettarti di cambiare loro: l’obiettivo è liberare te stessa da questo blocco, non ottenere il cambiamento dei tuoi genitori. Se cambieranno qualcosa, sarà un effetto secondario.

Non sei sola, anche se a volte può sembrarlo. Le difficoltà con i genitori sono comuni, ma questo non le rende meno dolorose. Cerca alleati: amici, persone fidate, professionisti con cui ti senti ascoltata davvero. Coltiva chi ti fa sentire vista. Fai bene a voler risolvere questo blocco. Non per compiacere loro, ma per vivere la tua vita con più libertà.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

La Dott.ssa Antonella Bellanzon offre supporto psicologico anche online

Comunicare correttamente con i propri genitori è fondamentale per il proprio ed il loro benessere. Una lettera può essere propedeutica, ma non ritengo sia sufficiente a cambiare strutturalmente la situazione. Potrebbe anche "confermare" la difficoltà comunicativa.
Le consiglio di provare l'indirizzo psicoterapeutico della Gestalt, nelle modalità da me applicate, che sblocca e migliora  la comunicazione entro di solito uno o due incontri. Può trovare maggiori informazioni sul mio sito nella pagina dedicata alla Terapia strategica e della Gestalt e nelle sezioni Blog e Articoli.

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

La Dott.ssa Valentina Sciubba offre supporto psicologico anche online

Gentile Irene,

la situazione che descrive è un classico esempio di come, nel tentativo di risolvere un problema, finiamo per costruirci una trappola perfetta. Leggendo le sue parole, emerge uno schema molto comune.

Il meccanismo che la blocca è semplice quanto potente. La sua "tentata soluzione" per gestire la paura del conflitto e della critica è quella di evitare e rimandare la comunicazione. Il paradosso è che questa strategia, che sul momento le dà sollievo, è esattamente ciò che alimenta il problema.

Ogni giorno che rimanda, non fa altro che confermare a se stessa che la conversazione è un evento terribile e che lei non è in grado di sostenerla. In pratica, più evita il "mostro", più lo rende grande e spaventoso nella tua mente. La lettera che ha scritto, sebbene nasca da buone intenzioni, rischia di essere solo un modo più elaborato per continuare a evitare il confronto diretto.

Cordiali Saluti

Dott. Sollecito Raffaele

Dott. Raffaele Sollecito

Dott. Raffaele Sollecito

Bari

Il Dott. Raffaele Sollecito offre supporto psicologico anche online

Ciao Irene,

grazie per aver scritto la tua lettera. Non ho una risposta con soluzioni pronte, però magari posso offrirti un altro modo per riflettere su quello che stai vivendo.

Secondo te, i tuoi genitori hanno aspettative molto alte su di te, oppure credono davvero che tu ce la possa fare da sola, e per questo magari gli senti meno coinvolti?

Di cosa senti più bisogno in questo momento: che siano più presenti nelle cose che per te contano, oppure che siano più affettuosi, più vicini emotivamente?

Se tua mamma o tuo papà avessero partecipato nella decisione di fare un tirocinio all’estero, pensi che per te sarebbe cambiato qualcosa? In che modo?

Cosa potrebbe succedere se dicessi loro che hai fatto domanda per il tirocinio? Cosa pensi che direbbero, come reagirebbero?

Nella tua famiglia c’è l’idea che certe decisioni vadano sempre condivise o approvate da tutti, oppure ognuno ha un po’ il suo spazio per scegliere?

Hai qualcuno – in casa o anche fuori – con cui riesci a parlare davvero di quello che provi?

Dott.ssa Maria Madjova

Dott.ssa Maria Madjova

Bergamo

La Dott.ssa Maria Madjova offre supporto psicologico anche online

Buongiorno Irene,

leggendo le sue parole mi è venuto in mente che forse ciò che teme realmente è che non abbiano alcuna reazione al saperla lontana. 

Questi rapporti familiari che lei sente così distanti, andrebbero approfonditi per riuscire a sanare tutte le sue ferite. 

Mi contatti se ha bisogno.

Un caro saluto e in bocca al lupo per il suo futuro lavorativo.

dott.ssa Alessia Serio

Dott.ssa Alessia Serio

Dott.ssa Alessia Serio

Torino

La Dott.ssa Alessia Serio offre supporto psicologico anche online

Gentile Irene, l'immagine alla ricerca estesa del senso che possa spiegare ciò che vive come un “blocco”, chiedendosi da che cosa possa essere determinato e perché. La domanda rende fatuo ogni tentativo di comunicazione con i genitori perché rimane comunque la paura e la rabbia del non sentirsi capita da tempo. Nel concreto ritengo che sia un bene che lei possa far sapere loro della domanda effettuata, anche solo per motivi organizzativi nel caso venisse accolta, ma il tormento cerca altrove, nel motivo di un rapporto silenzioso e sordo. Rispetto a ciò trovo importante il lavoro psicologico intrapreso, le auguro di trovare il tempo per portarlo avanti. Rimango disponibile nel caso ritenuto opportuno. Dott.ssa Emanuela Bazzana

Dott.ssa Emanuela Bazzana

Dott.ssa Emanuela Bazzana

Bergamo

La Dott.ssa Emanuela Bazzana offre supporto psicologico anche online

Cara Irene,

grazie per aver condiviso questa situazione così delicata. Capisco bene quanto possa essere doloroso vivere un rapporto così distante con i propri genitori, soprattutto quando si vorrebbe sentirsi accolti, ascoltati e supportati. È evidente che stai cercando con grande maturità di trovare un modo per uscire da questo blocco e affrontare la situazione in modo costruttivo.

Sembra che dentro di te ci siano due parti che si stanno combattendo; una ha bisogno di esprimersi e dire ai tuoi genitori cosa stai vivendo, perché è una cosa importante per te. È la parte più spontanea e coraggiosa. L’altra, invece, teme la loro reazione, teme che si arrabbino o ti critichino. Questa parte ti vuole proteggere, ma ti blocca e ti fa sentire frustrata.

La domanda che puoi porti è: cosa voglio davvero? Dire la verità per sentirmi libera, anche se loro si arrabbiano? Oppure solo evitare il conflitto?”
La cosa più importante è questa: esprimere ciò che senti è un regalo che fai a te stessa, non è per forza per cambiare loro.

 

Dott.ssa Ilaria Santonico

Dott.ssa Ilaria Santonico

Roma

La Dott.ssa Ilaria Santonico offre supporto psicologico anche online

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

Il Dott. Francesco Damiano Logiudice offre supporto psicologico anche online