Ciao Marco,
ci sono parole che arrivano dritte, senza giri: “Devo smettere”.
C’è dentro una richiesta d’aiuto, ma anche una consapevolezza piena, dolorosa, chiara.
E ci sei tu, che da più di vent’anni porti questo peso – e che oggi scegli di non raccontare solo il danno, ma anche il bisogno di fermarti, forse per ricominciare.
La tua storia ha due facce, e le racconti entrambe: quella del professionista che tiene tutto in piedi di giorno… e quella della notte, dove il buio sembra vincere sempre.
E nel mezzo, due bambine, una separazione, una vita che nel tempo ha perso pezzi.
Marco, non sei solo. E anche se questo è solo un piccolo spazio digitale, può essere un primo punto da cui riprendere fiato.
Il fatto che tu abbia scritto ora, che abbia messo nero su bianco tutto questo, è già un passo. Non risolve. Ma è vero. E i passi veri, anche se piccoli, fanno strada.
Se e quando lo vorrai, possiamo parlarne ancora.
Ottavio