Bimbo 5 anni problema a relazionarsi

Gabriele

Buongiorno, ho 3 bambini, 2 femminucce (10 e 2 anni) ed un maschietto di 5 anni. Il maschio ha problemi a relazionarsi con gli altri bambini che non conosce. A casa è molto attivo, vivace, corre sempre, parla in continuazione, ma quando va all'asilo è come se si spegnesse. Si siede, quasi sempre da solo, svolge le attività assegnate dalle maestre (disegni, poesie, ecc) ma non parla con nessuno, né compagnetti, né maestre. Lo sto portando, per cercare di spronarlo, insieme alla sorella maggiore (10 anni), ad un centro estivo, ma purtroppo sta tutta la giornata seduto, senza fare attività e se viene forzato un po'dagli animatori o dalla sorella (anche a scuola dalle maestre) inizia a piangere senza aprire bocca (fa scendere solo i lacrimoni). Se invece è insieme ai cuginetti gioca normalmente, anche con la figlia dei vicini di casa (una bimba di sei anni) gioca tranquillamente. Io e mia moglie non sappiamo cosa fare, in quanto, giustamente, sia le maestre che gli animatori ci dicono che non parla. Cosa consigliate di fare? Grazie mille

5 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, ho lavorato parecchi anni nel mondo della scuola ed una cosa che ho capito è che si tende troppo facilmente a fare una diagnosi.

Suo figlio ha solamente cinque anni, quindi è in un'età dove le cose cambiano di giorno in giorno.

D'altro canto capisco però la sua preoccupazione, in caso dovesse persistere questo "malessere" potrebbe rivolgersi ad un professionista che, vedendola di persona, potrà avere il quadro della situazione più chiaro.

Gioca normalmente con i suoi cuginetti o in altri contesti e questo è un bene, bisognerebbe capire però come mai ha difficoltà in altri ambiti. 

I bambini sono meravigliosi e sorprendono sempre noi adulti, quindi stia tranquilla, la situazione si risolverà.

Buona giornata.

Dott. Fiori

Dott. Valeriano Fiori

Dott. Valeriano Fiori

Roma

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Buon giorno, la prima cosa da provare a fare è cercare di capire cosa gli provoca sofferenza in queste situazioni. I bambini di questa età spesso fanno ancora fatica ad esprimere le proprie emozioni e i propri vissuti con le parole, potrebbe riuscire meglio con mezzi alternativi, come il gioco o il disegno. In che modo? Nel gioco, ad esempio, ricreando con le lego o dei pupazzi una situazione simile a quella in cui si inibisce e vedere come si comporta, cosa fa dire ai vari personaggi, etc. Se il vissuto che provoca sofferenza emerge, a quel punto è bene rassicurarlo su quello che prova e che sta vivendo, senza sminuirlo, e accoglierlo per provare poi a suggerirgli delle soluzioni. A questo proposito è spesso molto utile ricorrere alla lettura di una favola, di una storia o la visione di un cinema di animazione per riuscire a veicolare il messaggio che si desidera inviargli per aiutarlo nella gestione delle emozioni negative. La trama e i personaggi possono poi correre in aiuto quando ci accorgiamo che sta avendo un momento di difficoltà per gestire le emozioni e le paure che può provare.
A questa età alcune paure spesso sono evolutive e quindi possono tendere a risolversi con il tempo. Se, però, la situazione non dovesse sbloccarsi e lui dovesse continuare a provare un simile disagio in alcune situazioni, vi consiglio di consultare uno specialista.
Un sincero augurio,

Dott.ssa Ilaria Barbetti

Gentile genitore, inizio con il dirle che “un problema di un bambino è sempre un problema dell’intera famiglia”. È opportuno evitare di etichettare il bambino come problematico e cercare di capire cosa succede all’interno della famiglia.

State vivendo un periodo particolare? che sia anche solo una "piccola" crisi?

Come era la vostra famiglia prima di accorgervi dell’isolarsi di vostro figlio?

Come eravate tutti voi prima e durante il lockdown? E soprattutto con quale stato emozionale lo avete vissuto?

Noto una grande differenza di età tra i vostri figli e da questa differenza possono nascere una serie di interrogativi che porterebbero a comprendere il motivo del comportamento di vostro figlio.

I bambini esprimono attraverso il loro comportamento le dinamiche relazionali dell’intera famiglia; è questo il motivo per cui "è solito" che io dica che un problema di un bambino è un problema dell’intera famiglia. L’ambiente in cui si cresce influisce su tutti piani della vita: sul modo di pensare, sulle emozioni, sui gusti, sulle preferenze e su FATTORI SOCIALI.

Per prendersi cura dei figli bisogna prendersi cura di se stessi, della coppia genitoriale e della coppia intesa come marito e moglie.

Dott.ssa Stefania Pelosi

Dott.ssa Stefania Pelosi

Dott.ssa Stefania Pelosi

Napoli

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Gentile Gabriele,

dalle poche righe che scrive per descrivere il quadro relazionale di suo figlio è difficile darle un riscontro.

Una domanda che mi viene in mente è se questo bambino sa disegnare... cosa disegna e quali materiali e colori utilizza...

Tanto per darle un'idea, posso provare a fare qualche ipotesi sulla base della sua descrizione:

- potrebbe trattarsi di una forte timidezza e probabilmente a casa, sentendosi al sicuro, questo tratto non viene esternato. Se così fosse, piano piano vedrete dei miglioramenti (ne verrà fuori "da solo"). Voi potete continuare ad incoraggiarlo amorevolmente, senza forzature e nel rispetto dei suoi tempi. In questa circostanza una psicoterapia di supporto che lo aiuti a trovare le proprie risorse sarebbe consigliata.

- se questo bimbo "non parla" in senso letterale ed assoluto in situazioni specifiche, potrebbe, invece, trattarsi di un "mutismo selettivo" (non si spaventi!). In questo caso la difficoltà di suo figlio va affrontata il prima possibile con un/a psicoterapeuta, perché prima si interviene e prima si risolve.

- se infine si trattasse di una problematica emotiva minore o di una inibizione dovuta ad altre cause (ad esempio, una fragilità dell'autostima che lo porta ad avere timore di confrontarsi coi pari) sarebbe importante capirlo e comprenderne le cause per aiutarlo ad uscire dal suo disagio...

In ogni modo, a mio avviso, sarebbe saggio da parte vostra intraprendere un percorso psicologico valutativo-terapeutico presso un/a collega psicoterapeuta infantile, poiché questo bimbo va visto e aiutato e le mie sono tutte ipotesi...

Anche in Asl, nelle unità infanzia ed adolescenza, ci sono equipe di colleghi/e molto competenti e specializzati.

Spero che sarete presto più sereni.

La saluto cordialmente,

Dott.ssa Verusca Giuntini

 

 

Salve Gabriele, 

dalla sua descrizione pare che suo figlio si trovi ad avere questa difficoltà relazionale solo quando si trova nel contesto scolastico o contesti più lontani dalla famiglia. È piuttosto socievole e disposto al gioco nelle situazioni e con persone più familiari, compresi gli amichetti vicino casa. Una ipotesi da verificare è che lui non si senta sereno quando è più lontano da casa sua, perché vive la separazione come una sorta di paura inconsapevole. Ha il pianto facile perché gli manca qualcosa o qualcuno? Può ad esempio mancargli la sua mamma? Avendo una sorellina più piccola, potrebbe aver patito una gelosia quando la mamma si dedicava all'ultimo genita?!  Il suggerimento è di farlo parlare in qualche modo  delle sue paure

Auguri, 

Dr. Cameriero  Vittorio