Come posso aiutare mia figlia?

Roberta

Salve, sono madre di tre figlie adulte (34-29-27 anni) . La figlia 34enne sposata e mamma di una bimba di 4 anni e mezzo e' la mia " spina nel cuore".

Figlia amatissima, e' cresciuta nell'armonia e nella comprensione, seppure dotata di un'indole non facile, in quanto timida, schiva e piuttosto solitaria fin da bimba. Ha poi purtroppo perso x una malattia improvvisa il suo amato papa' (e mio adorato marito) all'eta di 12 anni. Da quel momento il suo rapporto con me e con le sue sorelle, invece che migliorare, x certi versi e' un po peggiorato.
Silenzi ed indifferenza da parte sua. Le sue sorelle ed io non esistiamo. Anche oggi che e' diventata mamma e moglie e' fredda e distaccata. Siamo sempre noi, io da mamma e le altre due mie figlie da sorelle, ad andarle incontro...a cercare la sua presenza....e soprattutto a cercare di dare un senso di continuita' a questa nostra famiglia. Io ho ancora i miei genitori ed i miei suoceri ed abitiamo abbastanza vicini. Adoriamo la bimba, ma lei ce la fa vedere con il contagocce. Io ho il cuore spezzato.....ma la cosa che vorrei capire e': cosa posso fare x lei, mia figlia, affinche' trovi un po di pace??

Sono certa che dietro quel muro c e' la persona sensibile che ho aiutato a crescere con tanto amore.
Grazie.RR

7 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile signora, sono convinto che dal suo punto di vista sua figlia sia stata amatissima, eppure sua figlia è distaccata ed indifferente. Forse potrebbe essere il caso di domandarsi come mai le cose stiano andando in questo modo, se ci possa essere qualcosa che non sia stato fin qui considerato importante da parte sua nel vostro rapporto, qualcosa che possa aver determinato negli anni tale atteggiamento da parte di sua figlia. Lei non dice se sua figlia sia felice, ci racconta che ha una figlia - e questo indica che è stata in grado di diventare mamma -, non ci dice se abbia un compagno, se lavora, se ha degli interessi....capisco quanto possa esser difficile sentire freddezza da parte di una figlia e non poter vedere la nipotina tutte le volte che lo si desidera: però sua figlia potrebbe comunque esser felice così com'è...questo non sarebbe importante per lei?

Cordiali saluti

Gentile signora, perdere il padre tanto amato all’età di 12 anni può essere un’esperienza capace di  fermare il tempo emotivo di una giovane in età puberale. A livello profondo, alcuni temi cruciali nella crescita e nella individuazione di una persona possono subire battute di arresto, sovrapporsi tra di loro, ed esitare in sistemi difensivi che in qualche modo proteggono quella persona dal dolore travolgente. Al tempo stesso possono innescare convinzioni tanto inconsce quanto radicate su cosa abbia potuto determinare quell’abbandono così doloroso, e talvolta alimentare profondi sensi di colpa, o una ridotta spinta vitale, o ancora un inconfessabile desiderio di riunirsi al padre o di non avere un pieno diritto alla propria esistenza o alla relazione con gli altri membri della famiglia. Potrei continuare a lungo con le ipotesi, ma ciò che potrebbe essere più utile sarebbe un percorso con un/una professionista per cercare di mettere a fuoco l’origine di questa condizione relazionale, che nel caso di sua figlia sembrerebbe aver esacerbato una predisposizione all’isolamento affettivo, che le possa consentire di elaborare un lutto che, a distanza di tanti anni, potrebbe essere ancora aperto. Una modalità di lavoro utile in questi casi è la tecnica delle costellazioni familiari, unita ad altri percorsi psicoterapici.

Dott. Enrico Ruggini

Dott. Enrico Ruggini

Firenze

Il Dott. Enrico Ruggini offre supporto psicologico anche online

Cara Roberta, che sofferenza! Se tutto questo è iniziato dodici anni fa immagino la sua stanchezza e disperazione. Di fronte ai lutti ognuno di noi reagisce in modo differente, forse sua figlia ha fatto fatica a riprendersi da quell'evento traumatico proprio perchè il suo meccanismo è stato quello della chiusura in se stessa, e così facendo non si è data la possibilità di buttar fuori quello che stava vivendo. Mi chiedo perchè se i problemi sono iniziati allora non abbia tentato quando la cosa era fresca di darle una mano chiedendo un sostegno psicologico. Non dico che ormai è tardi, ma sicuramente si sarebbe risparmiata anni così difficili. Le consiglio di provare con delicatezza a consigliarle una terapia psicologica, ma nello stesso tempo di mollare la presa, la lasci libera di agire e scegliere e non avanzi pretese rispetto alle sue assenze. Se sua figlia avrà bisogno di lei sarà la prima a venirla a cercare, è una donna ormai, una mamma, ed è giusto che venga trattata come tale. In bocca al lupo!

Dott.ssa Gloria Baisini

Dott.ssa Gloria Baisini

Brescia

La Dott.ssa Gloria Baisini offre supporto psicologico anche online

Cara Roberta innanzitutto bisognerebbe indagare sull' intenzione di sua figlia di farsi aiutare nella misura in cui la sofferenza della madre è la stessa della figlia e delle sorelle, in tal caso le suggerirei di chiedere aiuto ad una persona che abbia un buon ascendente su sua figlia per poterle proporre un confronto con una persona esperta in modo da cominciare ad aprirsi con qualcuno creando una relazione che possa fungere da esperienza correttiva per i rapporti con gli altri. Altrimenti proverei a capire più approfonditamente le sue motivazioni per poi provare ad accettare e rispettare la sua distanza nonostante le possa provocare da madre un dolore intenso,ma almeno riuscirebbe a mettere da parte il tormento che la perseguita da anni.                     

Amorevolmente la saluto

Buongiorno. la prima cosa che può fare è parlare con sua figlia, raccontandole esattamente quel che ha scritto qui.  Dovrebbe chiederle i motivi dei suoi silenzi e della sua distanza e spiegarle anche che lei non ne conosce il motivo, cosa che sua figlia invece potrebbe ritenere che lei abbia già capito di cosa si tratta e dunque le sue ragioni; e poi spiegarle che ci soffre e che le piacerebbe avere con lei un rapporto differente ed indicarle anche che genere di rapporto le piacerebbe avere con lei.

Carissima sig.ra Roberta, la perdita di un padre in età puberale è molto dolorosa e complessa e se non elaborata e sostenuta adeguatamente può causare delle problematiche durante lo sviluppo evolutivo, soprattutto per ciò che riguarda gli aspetti relazionali emotivi ed affettivi. Da quanto Lei descrive sembra che le difficoltà di relazione con Sua figlia primogenita abbiano avuto inizio proprio con la morte di Suo marito. Ora a distanza di molti anni Lei si chiede  cosa può fare per aiutarla. Certamente un aiuto psicologico già al momento del lutto sarebbe stato molto opportuno ma si può fare molto anche adesso basta che Sua figlia lo voglia. Il mio consiglio, quindi, è di provare a parlare con lei con molto tatto e facendole comprendere la Sua sofferenza per l’attuale stato di cose creatosi  in famiglia. Se Sua figlia sarà disponibile al dialogo potrà proporle un impegno reciproco per cercare di modificare i vostri atteggiamenti-comportamenti. Se questo non sarà attuabile, Le consiglio di consultare Lei stessa uno psicologo/a per avere un valido aiuto e riuscire ad accettare, gestire e superare le problematiche interiori legate ai conflitti dell’affettività filiale. Con i miei migliori auguri La saluto cordialmente.   

Buonasera Roberta e grazie per la sua domanda. Sicuramente il lutto in giovane età ha lasciato un segno profondo tanto che sua figlia sembra aver voluto ricreare la sua nuova famiglia allontanandosi da quella originaria. Credo che un parlare con lei in modo autentico e aperto, proprio come ha fatto qui, potrebbe aiutarla nel recuperare il rapporto. Spesso infatti i non detti diventano barriere che e’ poi complesso superare. Se lo riterrà opportuno potrebbe fare lei delle sedute di consulenza mirate alla gestione del recupero di questo rapporto, ricordandosi sempre però che non e’ detto che sua figlia desideri ciò che vorrebbe lei. Sono a disposizione nel caso le servisse un sostegno e mi può scrivere in privato.

distinti saluti.