Madre narcisista

elisa

Buongiorno ,
mi chiamo Elisa ho 45 anni.
Purtroppo da alcuni giorni ho la certezza di avere una madre narcisista maligna.
Il percorso per poter arrivare a questa certezza è durato almeno 20 anni , e da un paio di giorno tutto è diventato chiaro .
Sto applicando da una settimana il no contact per sopravvivenza per non finire avvelenata del tutto dalla sua cattiveria e malignità , non mi dilungo nelle violenze psicologiche effettuate ripetutamente con una costanza che solo una persona malata di mente può infliggere su una bambina e successivamente una ragazza e poi donna adulta che sono .
Non mi dilungo nemmeno nelle triangolazioni fatte con mia cugina (sono figlia unica ) lei bambina d'oro e io sempre un passo indietro sempre ridicolizzata per il mio aspetto fisico (sono sovrappeso), nessuno dei miei successi l'ha mai appagata .
Neppure verso mio figlio prova empatia .
Io veramente non so più come guarire .
Purtroppo m io padre è venuto a mancare un paio di anni fa e le cose sono andate sempre peggio .
Come posso guarire ?
a chi mi devo rivolgere
grazie per la l'attenzione

6 risposte degli esperti per questa domanda

Cara Elisa, guarire dalle ferite di un rapporto così sbilanciato forse mai, ma riuscire ad accettare ed elaborare il suo doloroso vissuto e forse in seguito poter perdonare magari sì. 

So di essere banale, ma è un percorso che non le consiglio di fare da sola, deve necessariamente farsi aiutare da un terapeuta. Il legame coi genitori, comunque sia stato e sia, riveste un ruolo importante nella propria identità. Non si può evitare di elaborare, altrimenti c'è il rischio che influenzi più del dovuto i nostri stessi vissuti.

Le auguro di poter intraprendere un percorso adeguato che possa farla stare meglio.

Dr.ssa Daniela Benvenuti

Padova-Feltre-online

Dott.ssa Daniela Benvenuti

Dott.ssa Daniela Benvenuti

Padova

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Gentile Elisa,

non ho ben chiaro il significato di "guarigione" di cui fa richiesta, ma immagino che percepisca di avere dei bisogni insoddisfatti e una sofferenza che riguarda la sua storia personale e relazionale.

A mio avviso, nella sua richiesta è presente, particolarmente, la necessità di instaurare una relazione autentica, quindi terapeutica, che vada a risanare la sua più grande ferita relazionale che è sicuramente quella con la sua mamma, ma, soprattutto, quella che lei ha con il suo Sé e con i suoi oggetti interni. 

Per questo motivo le suggerisco di iniziare un percorso personale, possibilmente che lavori sul profondo o con Emdr (qualora ritenesse di avere subito situazioni traumatiche), nel quale poter rielaborare tutti i vissuti di cui ci informa.

Avere consapevolezza della propria sofferenza è già un passo importante per l'avvio di un percorso di risanamento. 

Restando a disposizione per eventuali ulteriori informazioni o chiarimenti, la saluto cordialmente.

Dott.ssa Verusca Giuntini

Gentile Sig.ra e' doloroso dover riconoscere i limiti dei nostri genitori con tanta lucidità che ora lei dimostra di avere a fronte dei comportamenti e delle dinamiche subite nel tempo per via della mamma.  
Prenderne atto e' un primo passo necessario ma non e' sufficiente ad elaborare i traumi subiti.

Sarebbe indicata la terapia EMDR specifica per i traumi di vario genere, natura, intensità. 
Anche in questo periodo di pandemia, può' essere svolta on line dagli specialisti che come me la utilizzano.

Cordialmente

dr.ssa Daniela Benedetto

Dott.ssa Daniela Benedetto

Dott.ssa Daniela Benedetto

Roma

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Ha mai fatto un percorso di psicoterapia, signora? credo che tra le tante cose ci sia anche un percorso di psicoterapia, al fine di analizzare anche il termine da lei utilizzato, ossia guarire, al fine di analizzare il detto ed il non detto.

Ecco perchè credo che sia da prendere in considerazione un percorso di psicoterapia. Perchè la sofferenza deve e può trasformarsi in risorsa.

 

Salve Elisa,

dalle parole che ha scritto traspare chiaramente la sofferenza che ha patito e che tutt'ora prova nel parlare di sua madre e del rapporto con lei. Più che alla categoria diagnostica a cui associa sua madre, mi voglio soffermare sul dolore che ha espresso in queste righe, tutto il dolore di una bambina che non voleva altro che essere amata da sua madre, per quello che era. E' cosa comune che a ferirci maggiormente sono le persone di cui abbiamo più bisogno, e ancora più comune è la ferita determinata da genitori che non riescono e non sanno rispondere adeguatamente ai bisogni legittimi dei propri figli.
Credo che il passo più importante lei l'abbia già compiuto: quello di rendersi conto delle mancanze che ancora oggi si porta dentro e che la condizionano.
Rispetto al guarire, capisco il dubbio che l'assale, probabilmente legato al timore di non riuscire mai ad allontanare un dolore che pare sempre presente.
Dalle ferite d'infanzia non bisogna guarire, ma bisogna farle sanguinare fin quando non cicatrizzano.
Bisogna far parlare quel dolore spesso rimasto inascoltato, e bisogna accoglierlo, senza il timore che possa essere distruttivo.
Ciò che può fare per sé è darsi la chance di ascoltare e di vedere lei stessa quella bambina che non si è sentita ascoltata, né vista, né tantomeno amata.
E può farlo in molti modi, uno dei quali è chiedere aiuto ad un professionista che può aiutarla a percorrere quella strada che la porta a sé e l'aiuta  a prendersi per mano.
Ma può essere anche un percorso di meditazione, attraverso la scrittura, la pittura, il canto. Purché sia il modo che lei sente più vicino a sé.
Voglio però ripeterle che il passo più importante, il primo ed anche il più difficile l'ha già fatto.

Adesso non le resta che continuare su questa strada.

Cara Elisa, il trauma relazionale di avere una delle proprie figure d’attaccamento che non ci riconosce e non ci ama è uno di quelli che fa più soffrire. Dalle poche cose che dice però deduco che lei ha risorse affettive e cognitive per cui è riuscita a realizzarsi nella vita e probabilmente ha avuto un padre più vicino a lei dal punto di vista affettivo e psicologico che l’ha aiutata a crescere ed evolversi. Purtroppo sente il dolore per la mancanza di riconoscimento di sua madre anche se ora è una persona adulta. Lei è molto consapevole che per guarire da questo dolore deve lavorare su sé stessa perché su sua madre ha capito che non ci può contare. Questa comprensione però ce l’ha a livello razionale ma la sua parte emotiva sta ancora soffrendo. Per ridimensionare la sua sofferenza le consiglio un percorso psicologico presso un professionista col quale affrontare il suo dolore, comprenderlo e renderlo più accettabile. Questo le consentirebbe di stare meglio soggettivamente e quindi anche nelle altre relazioni importanti della sua vita. Se non se la sente o non può intraprendere un percorso psicologico potrebbe anche avvicinarsi alla mindfulness. Mindfulness, la consapevolezza del presente attuata con un atteggiamento neutro di non giudizio aiuta le persone a conoscersi meglio e stare in una relazione migliore con sé stessi e con gli altri.

Disponibile per ulteriori approfondimenti e chiarimenti, la saluto cordialmente, Monica Gozzi.

Dott.ssa Monica Gozzi

Dott.ssa Monica Gozzi

Reggio nell'Emilia

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