MIO FIGLIO NON HA AMICI

alessandra

Buonasera,
sono una giovane mamma di un bambino di 5 anni e mezzo che quest'anno ha iniziato la scuola elementare da anticipatario. E' un bambino molto intelligente e curioso (ha imparato a leggere da solo all'età di tre anni ed è appassionato di geografia, tanto da conoscere già capitali, stati, confini politici..) ma fa fatica a socializzare.

Lo psicologo con cui ho recentemente parlato l'ha definito ipercognitivo.
il motivo della scarsa socializzazione non riesco a capirlo. Ha frequentato il nido (dai sei mesi) senza particolari problemi e anche all'asilo non ho riscontrato particolari problematiche (sebbene abbia spesso notato che giocasse da solo e non avesse amici a cui fosse particolarmente legato). Spesso lui è molto affettuoso e "materiale", nel senso che cerca tanto il contatto fisico con gli altri che però sovente lo trovano fastidioso.
Premetto che un padre non ce l'ha (nonostante l'abbia conosciuto e abbia presente chi sia suo padre) e nella famiglia non ci sono figure maschili di riferimento perchè il nonno, ovvero mio padre, durante i suoi due anni e mezzo di vita ha lasciato casa nostra per andare a vivere da un'altra parte (sono giovane e vivo con mia madre e mia sorella).

Quindi credo che ci sia alla base anche tutto un vissuto traumatico di cui però non vuole mai parlare.
Purtroppo credo che a scuola si annoi perchè fanno ancora cose troppo semplici, e non credo si sia integrato bene nella nuova classe. Si lamenta spesso che i suoi compagni gli fanno i dispetti, non vuole mettersi alcuni vestiti perchè se no lo prendono in giro, e ultimamente ha avuto delle "crisi di pianto" perchè dice che nessuno dei suoi compagni gli vuole bene, che non ha amici e che non si sente capito da loro.
E' anche capitato che dicesse frasi come: "io non faccio parte di questa famiglia perchè sono uno scarto" o che riferendosi a mia madre e mia sorella dicesse "cosa volete, voi non siete la mia famiglia non potete dirmi cosa fare"
Io soffro molto nel vederlo così triste e vorrei fare qualcosa per aiutarlo, confrontarlo. Ma non so davvero come.
Inoltre, a dire la verità, temo che in parte sia anche colpa mia, perchè non socializzo con le altre mamme (hanno tutte almeno 10 anni più di me e non ho davvero niente a che spartire con loro) e quindi le occasioni per vedersi con bambini della sua età al di fuori dell'ambiente scolastico sono assai rare. In più, la mia vita sociale rasenta lo zero perchè tra lavoro e bambino non ho molto tempo libero e quindi non ho molti amici.
Vorrei solo che avesse una vita il più possibile serena.
Grazie mille per aiuto

4 risposte degli esperti per questa domanda

Cara Alessandra,

Forse sia lei che il bimbo avete bisogno di una mano, più che altro per riuscire a mobilizzare risorse interiori a cui non avete ancora pensato. Meglio con un uomo, perché forse il piccolo soffre per la mancanza di una guida maschile.

La possibilità di inserirlo in altro tipo di scuola (Montessori, steineriana...) è stata presa in considerazione? Sono scuole piuttosto care, ma forse vale la pena.

Auguri!

Gentile Alessandra, 

la situazione che descrive mostra un bimbo molto sveglio e intelligente ma in difficoltà nell'avviare e mantenere relazioni amicali e affettive significative, come se avesse iper-investito negli aspetti cognitivi e di prestazione a scapito di tutta una parte emotiva che rimane invece molto fragile. Da quello che scrive emerge anche che il suo bimbo ha una mamma molto attenta a lui e capace di intuire le sue esigenze, desiderosa di stargli vicino e di capirlo, ma anche a sua volta un po' sola. 

Le suggerirei di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che si occupi di età evolutiva con cui trovare uno spazio di riflessione e di ascolto innanzitutto per lei come mamma e poi eventualmente per aiutare direttamente suo figlio nelle sue difficoltà. Rimango se lo desidera a sua disposizione.

Cordiali saluti 

Gentile Alessandra, 

è molto bello l'augurio che fai per tuo figlio, e anche per te, di una vita più serena, che vi auguro di cuore.

La situazione che descrivi è ricca di spunti e di considerazioni. Dalla mia prospettiva professionale, mi sento di indicarti intanto di trovare un collega psicologo che possa approfondire la valutazione del tuo bambino. L'ipotesi di "ipercognitivo", che io chiamerei plusdotazione cognitiva, è plausibile, stando alle descrizioni che riporti. Ovviamente per essere confermata è necessaria una valutazione adeguata, con l'utilizzo di test e prove validate scientificamente.

Questo è il primo passo che ti consiglierei di fare. Soltanto dopo avere ottenuto un quadro più chiaro del modo in cui tuo figlio si relaziona con il contesto circostante, è possibile pensare al un percorso psicologico o educativo adeguato alle sue esigenze, che lo supporti anche per relazionarsi con i coetanei e, come tu desideri, vivere più serenamente e con gioia la sua età.

Un caro saluto

 

Gentile Alessandra,

mi hanno molto colpito le frasi che riporta del suo bambino "io non faccio parte di questa famiglia perchè sono uno scarto", "cosa volete, voi non siete la mia famiglia non potete dirmi cosa fare" e mi chiedo se le fatiche che riporta in queste frasi non sia esplicative di nuclei traumatici non elaborati anche sia da lui che da altri componenti della famiglia. Inoltre i bambini, in particolare così piccoli, hanno un pensiero egocentrato e spesso l’assenza o il rifiuto di una delle figure d’attaccamento, generano in loro la sensazione  di non essere degni d’amore; non sono in grado di pensare che il rifiuto non dipenda dalla loro amabilità ma da fattori esterni.  La fatica a relazionare con i compagni potrebbe nascere dalla difficoltà a trovare uno spazio proprio all’interno del nucleo famigliare, dal sentirsi diverso, “uno scarto”. Se lo desidera le lascio Ricevo a Milano il mio recapito 3319539111. In generale le consiglio un approfondimento che possa aiutarla a capire meglio cosa succede.

Cordiali Saluti