Mio figlio ventenne chiuso in casa davanti a un pc

Gerardo

Buongiorno.
Cercando su Internet ho trovato il vostro sito: vorrei brevemente raccontarvi la storia di mio figlio, chiuso da tempo in casa davanti ad un computer dove passa le sue giornate intervallando con una suonata al pianoforte (studia al conservatorio). Carattere introverso, con scarsa autostima di se, ormai è piu di un anno che non esce di casa.
Io padre severo che ha subito un altrettanto padre severo...non ho mai avuto con lui un buon rapporto. Più volte ci siamo scontrati nel dialogo, che spesso è terminato con scatti d'ira da parte mia.
Mia moglie molto presente e amorevole con lui per non farlo sentire solo.
Mi sono imposto di aiutarlo non so come e per questo vorrei confrontarmi al fine di riuscire quanto meno a migliorare le relazioni.
Nell'attesa di un vs. riscontro saluto cordialmente.

7 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Gerardo,

come prima cosa complimenti per cercare in più modi di aiutare se stesso, la sua famiglia e vostro figlio.

Ciò che mi sembra di capire sia difficoltoso per voi è la comunicazione e forte anche un carattere molto forte. Non è mai troppo tardi però per "cambiare" e provare a ripartire come persone e famiglia.

Suo figlio con la mamma dialoga? Come mai afferma che si è chiuso in camera? Non ha amici? Al conservatorio fanno solo lezioni online o anche in presenza? Quali hobby può avere o ha avuto suo figlio? Cosa si potrebbe pensare di fare insieme?

Per migliorare la comunicazione in casa la presenza si potrebbe anche far aiutare da sua moglie, magari cercando di creare qualcosa tutti insieme. Se fate i pasti insieme si potrebbe anche iniziare a racconatre aspetti della propria giornata lavorativa o ascoltati in tv e da li iniziare a creare pian piano un nuovo dialogo. Essendo anche grande, suo figlio, si potrebbe anche valutare di parlargli direttamente e magari aprirsi a questa sua volontà: "Caro figlio, mi sono accorto che in questi ultimi anni io e te ci stiamo allontanando molto; la cosa mi fa male e vorrei insieme ripartire e perchè no creare un dialogo e un rapporto che forse ci manca da molto tempo". Capisco che questo ultimo passaggio sia molto forte, non lo faccia se subito non si sente pronto ma anzi impari a darsi tempo e a osservare molto le dinamiche che si sono instaurate tra di voi per capirle e da li modificare.

Se la difficoltà persiste si potrebbe anche valutare un percorso di supporto individuale dove lei sarebbe accolto a 360° e potrebbe non solo avere uno spazio per lei ma anche essere supportato in questa fase di cambiamento e di "vulnerabilità". Un'altra opzione, altrimenti, è una eventuale terapia con lei e suo figlio dove ripartire e rimettervi in gioco insieme.

Resto disponibile per informazioni, domande aggiuntive, eventuale consulenza online o se volesse rispondere in privato alle domande poste.

Le auguro di trovare presto una soluzione al suo problema.

Cordialmente

Dott.ssa Federica Ciocca

Psicologa e psicoterapeuta

Ricevo a Torino, provincia (Collegno) e online

Dott.ssa Federica Ciocca

Dott.ssa Federica Ciocca

Torino

La Dott.ssa Federica Ciocca offre supporto psicologico anche online

Buongiorno, 
le modalità di cura e amore da parte dei genitori sono diverse, essere un padre severo non vuol dire essere un cattivo padre.
Non parliamo di violenza verbale o fisica ma di fermezza nel rispetto delle regole.

Ciò che conta è che vengano però trovati anche degli spazi all'interno del quale condividere emozioni, attività o pensieri, per fare ciò deve lavorare su cosa "le manca" nel rapporto con suo figlio, cosa vorrebbe e cosa non le piace.

Una volta compresi davvero questi aspetti potrà lavorare sulla comunicazione e la condivisione.

Non si tratta di "imporsi di aiutarlo" ma si tratta di volerlo aiutare e ancora di più di volersi dare una possibilità in questa relazione familiare.

La sua richiesta è sicuramente un buon punto di partenza, si affidi a qualcuno che l'aiuti a leggere tutto questo per poter raggiungere il suo obiettivo.

Buongiorno,

In questi ultimi tempi il fenomeno del ritiro degli adolescenti è un fenomeno che si sta diffondendo sempre di più, insieme a comportamenti di fuga e autolesionistici. I nostri ragazzi stanno pagando un prezzo davvero molto alto di questa pandemia. Le consiglierei a lei e a sua moglie a rivolgersi a un professionista della zona che abbia un minimo di dimestichezza con il ritiro sociale per una consulenza in modo tale che possa porvi le giuste domande per fare un’anamnesi corretta e completa.  Personalmente le consiglio di non "arrabbiarsi" con lui: la rabbia o il conflitto in queste situazioni non aiutano. Piuttosto provi a mettersi “in ascolto”, non lo attacchi, questo in attesa di avere un sostegno per questa situazione che immagino per lei come padre e per voi come genitori sia davvero molto difficile. I miei migliori auguri.

 

Signor Gerardo

Coloro che come suo figlio, hanno interessi artistici di solito sono più sensibili della media.

Il mio primo consiglio e di fare una cena insieme per cercare di riallacciare i rapporti, cerando di capire e correggere eventuali errori commessi in passato da entrambi.

Occorre da parte sua ammorbidire gli atteggiamenti e ascoltare suo figlio con più accondiscendenza.

Rimango a sua disposizione per approfondimenti

Saluto cordialmente

Gentile Gerardo,

il suo racconto risulta abbastanza chiaro, altrettanto tale traspare il suo stato d'animo. Purtroppo il periodo attuale non aiuta per niente suo figlio, influendo negativamente su un umore già di per sè basso. La nota positiva, a mio avviso, è che suo figlio studiando al conservatorio non ha abbandonato la musica, anzi suona quotidianamente il pianoforte. Questa sua passione potrebbe aiutarlo molto nella costruzione e nell' innalzamento della propria autostima... in ogni caso si ricordi che suo figlio fortunatamente possiede entrambi i genitori, quindi non lasci il compito esclusivamente a sua moglie di trasmettere amorevolezza, comprensione e tanto altro. L'essere stato figlio di un padre severo non può e non deve essere per lei una giustificazione, cerchi di ricordare il dolore che ha provato durante la sua adolescenza o gioventù e cerchi di essere il padre che probabilmente le è mancato. Il chiedere un confronto è indice di buoni propositi e tanta voglia di migliorare la vostra relazione, si trova sicuramente sulla buona strada, cerchi di mettere da parte o quanto meno impari a gestire i suoi scatti di ira, e cerchi di usare una comunicazione più assertiva con suo figlio. In fondo lo meritate entrambi.

Spero di essere stato di supporto, buona fortuna.

Dott. Marco Di Bartolomeo

Dott. Marco Di Bartolomeo

Dott. Marco Di Bartolomeo

Salerno

Il Dott. Marco Di Bartolomeo offre supporto psicologico anche online

Salve, le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta della sua zona che potrà aiutarla a trovare un modo più adatto per comunicare con suo figlio. Come lei stesso scrive, avete problemi di comunicazione che vi portano a non comprendervi e che fanno sì che suo figlio si chiude sempre di più. Per aiutare suo figlio ad uscire da questo isolamento, bisogna che inizi ad aiutare se stesso. 

Salve,

ho letto il suo messaggio, dobbiamo comunque per forza di cose ricordare che l'emergenza della pandemia ha oggettivamente limitato le nostre vite, causando purtroppo anche un aumento dei problemi, e delle difficolta, di carattere psicologico. Suo figlio ha probabilmente trovato nella musica una sorta di "valvola di sfogo", legata alla passione che ha per il pianoforte.

Gli schemi educativi e comportamentali, che apprendiamo durante la fase primaria della socializzazione (soprattutto attraverso l'educazione genitoriale),tendono a perpetuarsi nelle generazioni successive: un determinato stile educativo viene così rimesso in atto da padre in figlio, attraverso meccanismi inconsapevoli e in buona parte inconsci. Nell'interazione padre-figlio, questi meccanismi determinano la dinamica che tende inevitabilmente a impostare il rapporto in ruoli ben definiti. Il problema insorge quando le dinamiche interazionali-familiari divengono disfunzionali, dobbiamo allora prenderne coscienza e intervenire attraverso un consulto psicoterapeutico individuale e/o di tipo familiare, dove l'obiettivo è quello di sostituire le dinamiche comportamentali disfunzionali con altre funzionali e scevre da meccanismi patogeni.

Cordiali Saluti

Dott. Marco Maiani Psicologo-Psicoterapeuta