Gentilissimo Gabriele,
dalle sue parole si percepisce quanto stia vivendo un forte stato di ansia e di confusione interiore.
Le domande che descrive (“chi sono io?”, “da dove arrivano i miei pensieri?”) sono interrogativi profondi che appartengono all’essere umano ma, se vissuti con intensità e continui rimuginii, possono trasformarsi in un circolo vizioso che genera destabilizzazione e senso di estraneità da sé.
Il fatto che si senta come “un cane che si morde la coda” mostra bene il meccanismo che la intrappola: più cerca di trovare una risposta razionale ed esaustiva, più cresce la sensazione di smarrimento. Questo accade spesso nei quadri di ansia e ruminazione, dove i pensieri diventano così ricorrenti e invasivi da alimentare il disagio stesso.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a dare un senso a queste esperienze, a riconoscere il valore delle sue domande esistenziali senza viverle come minacce, e soprattutto a trovare modalità più funzionali per gestire l’ansia e interrompere il rimuginio. Sentirsi “estraneo a se stesso” è una condizione che può spaventare ma non significa che non ci sia una via d’uscita: al contrario, lavorare insieme a un professionista può restituirle un senso di presenza più saldo e un rapporto più sereno con i propri pensieri.
Se desidera approfondire, resto a disposizione: può contattarmi tramite il modulo di contatto qui.
Un cordiale saluto,
Alessandra Toni