Tricotillomania

TRICOTILLOMANIA

COS’E’ LA TRICOTILLOMANIA

Il termine ‘Tricotillomania’ fu introdotto da Hallopeau nel 1889 per definire “un’abitudine compulsiva che induce a strapparsi ripetutamente peli o capelli”.

Rientra nei disturbi del controllo degli impulsi, la cui caratteristica principale consiste nell’incapacità da parte di chi ne soffre di resistere ad un impulso, ad un desiderio impellente o alla tentazione di compiere un’azione pericolosa per sé o per gli altri. Come in tutte le azioni coatte, il soggetto si sente infatti come costretto a questo tipo di comportamento, pur riconoscendone l’assurdità.

L’attuazione di questo rito, infatti, consente di tenere sotto controllo l’ansia crescente, mentre il tentativo di resistervi determina un forte aumento dello stato ansioso. Vi è poi una sensazione di gratificazione, di piacere, di sollievo mentre si compie l’atto compulsivo.

Insieme alla Tricotillomania, possono manifestarsi comportamenti quali l’esplorazione della radice dei capelli, il loro attorcigliamento, l’inserimento della ciocca tra i denti fino al suo ingerimento. Quest’ultimo, denominato ‘tricofagia’ può causare la presenza di tricozoari (masse tondeggianti di capelli) che possono comportare dolore addominale, ematemesi, ostruzione intestinale e perfino perforazione.

I capelli sono sovente strappati direttamente, mentre si è coinvolti in un’altra attività, mentre si legge, si parla al telefono, si guida o si guarda la televisione. Ci possono essere anche momenti della giornata nei quali il rischio è maggiore. Per molte, avviene la sera, o tardi la notte, quando sono sole, stanche, o mentre stanno cercando di addormentarsi.

Lo strappamento dei capelli non si manifesta mai in presenza di altre persone, anche di parenti stretti, e le situazioni sociali, per questo motivo, sono talvolta evitate. I soggetti comunemente negano la loro abitudine e occultano o camuffano l’alopecia che ne risulta.

Sebbene in passato si pensasse che la Tricotillomania fosse una condizione rara, attualmente si ritiene che si manifesti con maggiore frequenza. Secondo alcune stime attuali, il disturbo negli Stati Uniti colpisce dai 6 ai 9 milioni di abitanti.

L’esordio avviene spesso verso gli 11-12 anni di età e presenta un decorso variegato: lo strappo dei capelli può essere infatti transitorio, episodico o continuo e la sua intensità può variare. Può avvenire in brevi periodi di tempo sparsi durante la giornata o in periodi più prolungati che possono durare ore. Possono passare settimane o mesi nei quali la persona può essere quasi o completamente libera dal disturbo, per poi ricadervi all’improvviso o senza apparenti spiegazioni.

Anche nei periodi nei quali il disturbo è tenuto maggiormente sotto controllo, sono spesso presenti cali dell’umore ingiustificati e prolungati, così come scatti d’ira o l’ossessione dell’idea della morte, soprattutto riguardo la loro madre. Inoltre, sono soggetti che mangiano spesso in maniera smodata, senza regole, a tutte le ore del giorno e della notte, nonostante siano poi ossessionate dall’idea della dieta: ogni giorno ne cominciano una che la sera è già fallita.

Si ritiene che sia 2 volte più frequente nelle femmine che nei maschi.

L’età di esordio è, per le femmine, spesso, l’epoca della comparsa delle mestruazioni: è possibile che i cambiamenti della maturazione neuroendocrina siano in relazione con lo sviluppo della Tricotillomania. C’è infatti una stretta relazione tra l’ansia, l’irritabilità e la disforia. Inoltre, sono presenti variazioni ormonali durante questo periodo, in particolare cambiamenti nei livelli di gonatropina. La maggior parte di loro ha avuto un pessimo rapporto con il proprio corpo, soprattutto durante l’adolescenza, indipendentemente dal loro reale aspetto fisico.

Secondo le statistiche effettuate, alcuni pazienti che soffrono di Tricotillomania presentano un’organizzazione borderline della personalità, sono spesso associati disturbi d’ansia, soprattutto disordini ossessivo-compulsivi e depressione. Inoltre, spesso abusano di alcool e presentano disturbi dell’alimentazione, quali anoressia e bulimia.

Per quanto riguarda la situazione di comparsa del disturbo, sorprendentemente, secondo uno studio effettuato negli Stati Uniti su un campione di 58 soggetti, la percentuale di traumatizzazione (per es. abuso sessuale, morte di una persona cara), è al di sotto del 15%, così come coloro che hanno subito una separazione dei genitori. Il 24% ha incominciato durante un trasloco di abitazione o un cambiamento di scuola e solo il 3% dichiara di aver cominciato perché ha assistito a qualcuno con lo stesso disturbo. La parte restante del campione ha iniziato a presentare i sintomi del disturbo durante un periodo di noia, di bassa autostima o di stress.

Quest’ultimo viene reputato dalla maggior parte degli intervistati come il fattore scatenante primario.

Le documentazioni reperite in Italia riguardo al disturbo della Tricotillomania le ho trovare per lo più sul Web. Si tratta soprattutto di soggetti che chiedono un parere on line ad esperti del settore, sia per se stessi, che per persone a loro care. In quest’ultimo caso, è spesso la madre di una ragazza che ne soffre a testimoniare la propria disperazione e il profondo senso di impotenza. Sono sovente infatti solo i parenti più stretti ad essere a conoscenza del disturbo e ad essere presenti nei successivi momenti di disperazione della propria figlia.

Il paziente affetto da Tricotillomania, per ovvie ragioni di imbarazzo e disagio, come ho già detto, nega la sua abitudine. Inoltre, non essendoci molto materiale al riguardo, molti hanno esitato o esitano a consultare uno specialista per la paura di passare per folli, rimanendo così, spesso anche per lunghi anni, soli nel segreto della loro malattia. Il più delle volte, infatti, si rintanano in un proprio mondo dove il disturbo rappresenta un segreto da mantenere e camuffare in tutti i modi possibili. Prima di cercare aiuto in uno specialista, sovente passano anni ad affrontare da soli il loro disturbo.

In Italia sono presenti pochi testi che trattano l’argomento; vi sono per lo più articoli che presentano semplicemente la descrizione del disturbo.

Devo confessare che la mia impressione complessiva, dopo una serie di accurare ricerche, è che della Tricotillomania, nel nostro paese, non si parli ancora abbastanza. Ho infatti trovato piuttosto sorprendente il fatto che molte di coloro che ne soffrono abbiano trovato un notevole sollievo scoprendo, per lo più, tra l’altro, navigando sul Web, che il loro disturbo aveva un nome, una connotazione scientifica, e soprattutto che non erano, come avevano temuto fino ad allora, le sole al mondo a soffrirne.

L’aspetto che forse mi ha maggiormente colpito leggendo i racconti delle esperienze di queste ragazze è la rassegnazione nel pensare che si tratta di una ‘cattiva abitudine’ con quale devono abituarsi a convivere, dalla quale non esiste via d’uscita, dove la sola soluzione per vivere meno la sofferenza è accettare di essere una persona che soffre e soffrirà inesorabilmente di Tricotillomania.

Ho deciso di scrivere questo articolo proprio per lanciare un messaggio di speranza a chi è vicino ad una persona che soffre e alla persona stessa.

Come per tutti i percorsi terapeutici, non posso nascondere che affrontare il proprio disturbo, andare a fondo di se stessi, sia motivo di dolore, che i tempi per guarirne possono essere anche lunghi, ma mi sento di dover dire che se ne può uscire.

Da qualsiasi disturbo o disagio si può guarire, l’importante è intervenire tempestivamente, per evitare una cronicizzazione che rende molto più lungo e complesso l’intervento terapeutico.

Dovete prendere il coraggio a quattro mani, non dovete rassegnarvi alla sofferenza che provate, a tutta quella serie di dolorosi riti ai quali vi sottoponete per nascondere i ‘danni’ del vostro comportamento compulsivo. Nessuno si merita di vivere accompagnato dalla sofferenza, dalla inutile vergogna e dal devastante senso di colpa. La via per uscirne c’è, e questo cammino verso la liberazione dal vostro profondo dolore può essere scelto solo da voi. Io posso solo dirvi che ho conosciuto ragazze donne che ce l’hanno fatta.

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