Ma l'amore può essere davvero così stupido (più che cieco)?

marcella

Gentili dottori,
Si dice che durante la fase dell'innamoramento, la cascata ormonale ci impedisce di essere obiettivi e di vedere l'oggetto del nostri sentimenti come realmente è.
Passata questa fase di ubriacatura, finalmente ci rendiamo conto di chi abbiamo realmente davanti. Ne cogliamo pregi e difetti, ma spesso, anche se diciamo a noi stessi che questa persona non è adatta a noi, magari perché è molto diversa caratterialmente, o ha un modo di vivere la vita diverso dal nostro...non riusciamo a prenderne le distanze. Continuiamo ad amarla...perché ci accade ciò? E questo, alla lunga, ci può rendere infelici?

6 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno, ciò che dice è giustissimo. Questo rende infelici perchè perennemente insoddisfatti. Innamoramento significa "in amore-mento". Ci si identifica nell'altro, ci si rispecchia. Nell'innamoramento si tende ad un ideale che non si raggiungerà mai e questo provoca molta insoddisfazione e frustrazione. La storia che si ripete è sempre la stessa. L'amore è tutt'altro, significa scambiare con un altro, lavorare con l'altro per arrivare insieme a meta. Quando si crea questa partnership allora si riesce a stare bene con l'altro.

Un cordiale saluto

Dott. Giancarlo Gramaglia

Dott. Giancarlo Gramaglia

Torino

Il Dott. Giancarlo Gramaglia offre supporto psicologico anche online

I “luoghi comuni” ai quali fa riferimento la domanda/provocazione, testimoniano molto bene un’interpretazione dell’amore come momento di “confusione e instabilità” destinato (fortunatamente!?) a terminare, lasciandoci in compagnia delle delusioni derivate dalla relazione in corso con un partner che, poi, finisce per rivelarsi, alla luce del recuperato raziocinio, inadeguato e insoddisfacente.

La vera domanda dovrebbe essere: a quale scopo si vuole lasciar intendere che “l’amore” sia un patetico (e momentaneo) sbilanciamento biochimico destinato a confonderci e ingannarci?
Forse ha anche a che vedere col fatto che lo “scienziato” che divulga spiegazioni simili è il collega di quello che esercita la vivisezione nei laboratori “per il bene comune” e che studia nuove tecnologie per implementare armi di distruzione di massa come “dono all’umanità”? [Nel caso non fosse chiaro la domanda è “retorica”].

In sostanza al termine “amore” è accaduto ciò che accade ad ogni elemento di disturbo della “realtà condivisa” (che non ha nulla a che vedere con la “verità”) la quale deve essere lasciata così com’è, in modo da non disturbare il sonno della coscienza. È stato, cioè, irriso, banalizzato e inflazionato.

Tornando alla domanda formulata, se vogliamo comprendere perché continuiamo a “stare con” o a “desiderare” una persona che ci rende infelici, dobbiamo chiarire innanzitutto che non si tratta d’amore. Non è l’amore la forza che ci tiene legati ma la “dipendenza”.

Il punto è che chiamiamo amore qualcosa che con esso non ha nulla a che fare ma basta pronunciare la parola per legittimare ogni genere di lamentazione e condanna. Cioè non siamo noi che sbagliamo (e non abbiamo capito un bel niente) ma è “l’amore” che risulta “sbagliato e dannoso” (quando non il nostro partner, s’intende!)

La gran parte delle relazioni in questo mondo si fonda sulla “dipendenza”, ovvero sul “potere” (che, per inciso, non a caso, è considerato il “polo opposto rispetto all’amore” da autori come C. G. Jung e James Hillman).

Costruiamo relazioni basate sulla “mancanza”. Sul desiderio (impossibile) di trovare chi ci dia ciò che non abbiamo in noi stessi. Viviamo in balìa della paura di rimanere soli e, per questo, siamo disposti a convivere con persone che non amiamo ma di cui abbiamo bisogno.

La verità è che non sappiamo amare ne cosa sia l’amore.
L’amore supera ogni paura [cor-aggio deriva da “cuore”], non ha bisogno di nulla, è autoportante, indicatore di autonomia, evoca la libertà, non chiede di essere ricambiato, è un’energia universale (non un fenomeno riduttivamente ormonale!), è rivoluzionario, produce creatività e porta al “cambiamento”. Proprio per questi motivi viene spesso ostracizzato banalizzandolo e ridicolizzandolo.

Ovvio che una vita costruita nell’autoinganno e nell’autocommiserazione ci renda infelici. Come, forse, risulterà un po’ più chiaro ora: tutto ciò non ha nulla a che vedere con l’amore ma, al contrario, con la sua mancanza.


Gentile Marcella, durante l’innamoramento probabilmente ci sono alcuni aspetti del partner che ci colpiscono e questo ci induce ad una valutazione globale della persona prevalentemente in termini positivi con una forte idealizzazione del partner che porta alla sottovalutazione degli aspetti negativi che vengono solo parzialmente percepiti.

Attraverso la frequentazione, le esperienze vissute insieme, riusciamo a fare una valutazione più globale e realistica della persona oggetto d’amore. In questa fase possono emergere valutazioni più obiettive rispetto a stili di vita, valori, aspetti caratteriali che possono essere più o meno in armonia e coerenti con i nostri. Contemporaneamente però, le motivazioni inconsapevoli/inconsce che ci hanno attratto all’inizio dell’innamoramento, agiscono ancora a livello affettivo/emotivo ed è per questo che una persona dal punto di vista razionale può ragionare in un modo (per esempio: questa persona non fa per me …) ma a livello emotivo si sente ancora attratta, legata e fa fatica anche solo a prendere le distanze dal partner. Questo stato può portare con sé molta sofferenza e se si prolunga troppo nel tempo può essere opportuno farsi aiutare professionalmente.

 

Dott.ssa Monica Gozzi

Dott.ssa Monica Gozzi

Reggio nell'Emilia

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Gentile Marcella,

l'argomento di cui tratta è assai delicato, poichè tenere sotto controllo un sentimento così sacro, potente e misterioso quale è l'amore, non può che vederci perdenti in partenza. Ciò che però è possibile fare quando un attaccamento affettivo si riveli tossico fino a divenire autodistruttivo, è lavorare con grande impegno nel recupero dell'amore verso la persona più importante della proria vita, cioè se stessi/e. Recuperando autostima, amor proprio, orgoglio e rispetto per la propria persona, gradualmente in genere può accadere che si riesca maggiormente a tollerare quel sentimento così potente che sembrava trascinare lontano da sè e pur continuando forse a subire il fascino di quella forza misteriosa, non farsene più travolgere e danneggiare irrimediabilmente.

Cordiali saluti

Dott.ssa Giuseppina Cantarelli

Dott.ssa Giuseppina Cantarelli

Parma

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Buongiorno,
la fase dell’innamoramento è solo una di quelle che caratterizzano il “ciclo dell’amore”: è la fase in cui ci si sceglie, in cui si presenta se stessi nel migliore dei modi e si fa di tutto per legare a sè il partner che su di noi ha un effetto calmante e di appagamento totale. Nella fase successiva, quella dell’amore, diminuisce l’attività sessuale mentre aumenta il ruolo delle emozioni, si passa all’intimità e alla fiducia nell’altro: è questa disponibilità, questo benessere dato dal “poter contare sull’altro”, di essere protetti a rendere appagati a produrre sia le endorfine, che rendono calmi e appagati, che l’ossitocina, ormone che incrementa i legami affettivi: è lo stesso prodotto in grandi quantità durante la gravidanza e successivo parto e che contribuisce a far si che madre e bambino si leghino per la vita!; e come per mamma e bambino si presenta l’ansia in caso di assenza dell’altro (e conseguente mancanza di protezione).
Dopo l’amore la relazione si trasforma ancora, si passa a una fase in cui sono importanti il rispetto per l’altro e per “sè con l’altro”, per la coppia e per quello che si è riusciti a costruire assieme: un profondo coinvolgimento emotivo in quello che con impegno si è riusciti a creare dal nulla, una famiglia propria.
Le coppie che vivono nell’eterno innamoramento, che non riescono a vedere l’altro come una base sicura, possono avere maggiori difficoltà emotive e rischiano di vivere in una coppia che non funziona, che non guarda insieme nella stessa direzione!
Se la sua è pura curiosità le consigliamo di leggere, ad esempio, il libro “attaccamento e amore” di Grazia Attili, se invece è una curiosità dettata da una situazione analoga potrebbe rivolgersi a uno psicologo per capire come mai si sente infelice e, nel caso le motivazioni siano legate al suo legame di coppia, tentare un percorso assieme al suo compagno/a cercando assieme un nuovo canale di comunicazione che vi aiuti a superare l’eventuale fase di crisi.
Cordialmente

Dott.ssa Flavia Ilaria Passoni

Dott.ssa Flavia Ilaria Passoni

Monza e della Brianza

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Gentile Marcella

La domanda che si pone è una domanda che tutti noi ci poniamo.

Da quando scopriamo l’amore, ci sono momenti in cui spesso ci chiediamo il “perché” su tante cose.

Ci affanniamo cosi di trovar risposte giuste ma forse le risposte giuste non ci sono, o meglio non ci sono consigli pre-confezionati o strade da perseguire a priori.

Credo, invece, che il modo più opportuno per trovar le sue risposte sia rivolgere domande solo a se stessa, interrogando la sua natura più intima e nascosta.