Salve a tutte, sono la mamma di un ragazzo di 11 anni, che frequenta la 1ª della scuola secondaria di primo grado. Ieri ho avuto il primo colloquio delle prof, dove alcune battevano su un aspetto di mio figlio: lo hanno definito superiore di dislessia, o addirittura iperattivo. Premetto che abbiamo finito il percorso con mio figlio a luglio 2025 per sospetta dislessia, detta dalle maestre delle elementari, dove mio figlio ha fatto logopedia, test QI, insomma tutto il programma, ed è uscito come bambino normale: non ha distrazioni, segue le regole, non ha iperattività, frequenta lo sport, amici, esce, fa tutto in maniera adeguata alla sua età. Hanno riscontrato solo stati di ansia da prestazione che gli portano difficoltà di apprendimento quando ha questi attacchi, ma nel contesto studia e impara gli argomenti assegnati.
Non so cosa fare, visto che le prof insistono sulla loro teoria dell’iperattività. A casa resta seduto, si alza quando gli viene permesso; lo stesso se esce, sa stare insieme agli altri e a calcetto ascolta il mister. È stato definito, sempre a detta delle prof, bamboccione e troppo buono. Mi sono sentita inadeguata in quel momento: se mio figlio è educato, quando sbaglia chiede scusa, e se quelle poche volte che magari si alza dal banco per parlare portano a una diagnosi finale di iperattività, allora all’ASL che ci sono andata a fare? Penso che avrei accelerato i tempi facendo fare le sedute a mio figlio direttamente con le prof.
Capisco perfettamente la sua preoccupazione riguardo alle osservazioni fatte dalle insegnanti su suo figlio. La situazione che descrive potrebbe generare confusione e, a volte, anche frustrazione, specialmente dopo aver completato un percorso diagnostico che ha escluso condizioni come la dislessia o disturbi più gravi.
Prima di tutto, è importante ricordare che ogni bambino ha un modo unico di imparare e di interagire con l’ambiente scolastico. Non sempre le difficoltà osservate in classe sono indicative di un disturbo specifico, ma potrebbero essere legate a fattori temporanei come l'ansia, che lei stessa ha menzionato. Gli "attacchi" di ansia da prestazione, infatti, possono influire sul comportamento e sull'attenzione del bambino, creando difficoltà nell'affrontare le attività scolastiche in modo sereno, ma non necessariamente essere il segnale di un disturbo permanente come l'iperattività.
In questo caso, le raccomando di confrontarsi con le insegnanti per chiarire meglio le osservazioni che sono state fatte e cercare di ottenere esempi specifici di quando si sarebbero manifestati i comportamenti di "iperattività". Le descrizioni generali possono essere difficili da interpretare senza un contesto preciso. Potrebbe essere utile chiedere di fissare un incontro con il consiglio di classe o con un esperto, come uno psicologo scolastico, per valutare insieme le osservazioni in modo più approfondito e fare il punto della situazione.
Inoltre, se non l'ha già fatto, le suggerirei di far riferimento al percorso diagnostico precedente, includendo la valutazione psicologica e logopedica che suo figlio ha seguito. Questo aiuterà a fare un quadro completo, per escludere disturbi che possano non essere stati individuati in modo chiaro e a confermare che, fino a quel momento, non sono stati riscontrati problemi significativi.
Nel caso ci fossero dubbi sull’eventualità di un disturbo come l'ADHD (iperattività), sarebbe utile sottoporre suo figlio ad una valutazione neuropsicologica specifica, che può fornire risposte più precise e chiarire se c'è effettivamente una condizione sottostante. Una diagnosi chiara e precisa è fondamentale per fornire a suo figlio il giusto supporto.
Spero che questo aiuti a chiarire alcuni aspetti. Se ha bisogno di un supporto specifico nella gestione di questi colloqui o desidera maggiori informazioni su come procedere, non esiti a contattarmi. La sua preoccupazione è legittima e fare chiarezza è il primo passo per garantire il benessere di suo figlio.
Milano
La Dott.ssa Beatrice Scutieri offre supporto psicologico anche online