Disturbo d'ansia generalizzato o attacco di panico?

Ritengo che possa essere utile riuscire ad avere una corretta diagnosi sul proprio malessere così da potergli dare la giusta connotazione e capire come affrontarlo. Il motivo per cui queste sintomatologie vengono spesso confuse è che entrambe hanno in comune l’emozione che ne è alla base, ovvero l’ansia, ma si manifestano in modo differente per durata, intensità e per identificazione della causa scatenante. Per semplificare si può dire che tra ansia e panico c'è una continuità tale per cui uno stato d'ansia prolungato può sfociare in un attacco di panico.

L'ansia diventa patologica quando viene vissuta in modo amplificato e interferisce con le normali funzioni psichiche e intellettive, ciò impedisce a chi ne soffre di fissare la mente su problemi e situazioni specifiche e di elaborarli adeguatamente, limitando la possibilità di svolgere le attività abituali.

Il disturbo d'ansia generalizzata non insorge necessariamente in risposta a stimoli esterni, anche se eventi stressanti o un ambiente complessivamente sfavorevole possono influenzarne le manifestazioni. Nello specifico la sintomatologia può comprendere le seguenti manifestazioni: agitazione e irritabilità; difficoltà a dormire e/o a mangiare; tachicardia; difficoltà respiratorie; sudorazione; tremori; vertigini; sensazione di asfissia; dolori al petto; nausea o brividi; e bisogno di muoversi in continuazione. Chi ne soffre ha la percezione che l’ansia non se ne vada e che la mente non riesca a gestire un’ondata di emotività così forte, ciò ne amplifica ancora di più gli effetti sia a livello corporeo che mentale, lasciando una sensazione di costante malessere.

Con l’attacco di panico, accade diversamente, anche se sono presenti alcuni aspetti sintomatologici simili, ma differiscono per l’intensità e per le sensazioni che lascia. Nello specifico si tratta di un evento improvviso, di breve durata, con una fase acuta che può terminare entro un’ora; durante l’attacco di panico, la persona può avere la sensazione di distruzione e di morte, inoltre vi può essere una sensazione di soffocamento, vertigine, tremore, brividi di freddo, sudorazione e tachicardia, difficoltà respiratorie, e vampate di calore. Negli Attacchi di panico più gravi la persona può perdere il contatto con la realtà (derealizzazione) con la sensazione di vivere in una realtà nuova o la sensazione di essere una persona diversa, di non riconoscersi più (depersonalizzazione). Questi sintomi contribuiscono ad allarmare la persona che può pensare di avere una qualche grave malattia cardiovascolare o avere il pensiero poter impazzire, per cui spesso va o viene accompagnata al pronto soccorso.

Per la diagnosi sono richiesti almeno due attacchi di panico inaspettati, ma la maggior parte degli individui ne hanno molti di più. L’attacco di Panico produce nella persona l’aspettativa ansiosa che possa verificarsi di un nuovo attacco, una irritabilità diffusa, una ipersensibilità agli stimoli corporei e una preoccupazione generalizzata per la propria salute, che non fa che portare verso la cronicizzazione del sintomo. La paura che si verifichi un altro attacco di panico, immobilizza ulteriormente la persona, e se non risolta superata, col tempo può dar luogo ad altre fobie.

Molte persone che soffrono di queste crisi spesso iniziano a ridurre le attività sociali, smettono di guidare per paura di avere un’ attacco alla guida, non vanno più al cinema o a cena fuori per il timore di avere una crisi e di non riuscire a gestirla, evitano le uscite con gli amici per non dover spiegare le motivazioni del malessere e nei casi più gravi arrivano a lasciare il lavoro per paura che un attacco possa presentarsi all’improvviso Queste persone spesso sentono la casa come l’unico posto sicuro e cominciano a dipendere dalle persone per loro più significative, per poter uscire o non dover restare sole.

La sintomatologia dell’attacco di panico è più debilitante rispetto a quella del disturbo d’ansia generalizzato, ma nonostante il diverso grado di intensità, entrambe presentano la caratteristica della perduranza e della difficoltà ad essere superate.

Possiamo pensare a queste sintomatologie come a un messaggio che il nostro corpo ci manda, esprimendo qualcosa che noi a livello consapevole non riusciamo a percepire. Per capire cosa c’è dietro questi tipi di malessere, occorre fermarsi e cercare di individuare le cause più profonde, il perché e come mai si verifichino in quella specifica fase della vita in cui si manifestano; riuscire a raggiungere questa consapevolezza da soli non è semplice, per questo è opportuno chiedere un sostegno a un esperto che possa aiutare a cercare la strada per uscire da un circolo vizioso che se non bloccato, può cronicizzarsi e col tempo, diventare invalidante.

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