Nostra figlia è diventata a mano a mano sempre più irrispettosa

Alfredo

Io e mia moglie abbiamo una sola figlia, ora venticinquenne, da sempre al centro di tutte le nostre attenzioni. A partire dai 18 anni il suo carattere, in precedenza gioviale ed affettuoso, si è modificato in peggio. E diventata a mano a mano sempre più irrispettosa, sempre pronta a puntare il dito e maleducata con noi, e forse anche con gli altri, perchè spesso ci sentiamo dire che è una bella ed intelligente ragazza ma con modi alquanto ruvidi. Sono subentrati problemi di emicranie, finalmente speriamo risolti per sempre da un buon odontoiatra (si trattava di bruxismo), poi di esofagite... insomma un po di tutto..., ciclo doloroso, etc.etc. e ogni volta una tragedia da mobilitarci tutti. E' chiaramente ipocondriaca, negli ultimi due/tre anni ci ha fatto fare il giro di tanti di quei mediciche ho perso il conto, per disturbi che in fondo in fondo possono gestirsi con un po' di buon senso...(parole dei medici, spesso da me anticipate all'interessata), che poi puntualmente rifiuta eventuali presidi farmacologici (ha paura delle controindicazioni). Ha voluto frequentare fuori casa la laurea magistrale (da questo punto di vista non c'e' niente da dire, è molto brava e riesce bene, anche se con una latente svogliatezza che le impedisce non dico di dare una mano alla mamma in cas, ma persino di badare al suo ordine personale)... ed è allora che le cose sono peggiorate se possibile ancora di più.... attendevamo con terrore che il telefono squillasse due o tre volte al giorno per l'elencazione dei suoi fastidi e della sua insoddisfazione, gettando sia me che mia moglie (che peraltro è reduce da una malattia oncologica per fortuna risoltasi bene) nello sconforto più totale, il tutto accompagnato sempre da una buona dose di acidità nei ns. confronti...Non nascondo che negli ultimi tempi ho volutamente cercato di evitare di parlare a lungo con lei e che dopo le telefonate spesso ho dovuto ricorrere ad un ansiolitico per dominare l'agitazione in cui mi gettava. Ora è a casa, molto deperita perchè già di suo mangia poco e tende spesso ad eliminare questa o quella pietanza perchè o le da fastidio allo stomaco o per altre ragioni spesso fuori luogo.Dopo numerosi nostri inviti ha accettato già da oltre un anno di recarsi con regolarità da una psicologa. Il comportamento di nostra figlia però a distanza ormai di mesi non ci sembra migliorato, almeno nei nostri riguardi; continua a trattarci con poca o nessuna gentilezza, e non serve farle notare che ormai anche lei è un'adulta che vive con altri due adulti con tutto ciò che consegue in termini di rispetto e reciproca autonomia comportamentale. Ora chiedo: spesso con mia moglie ci siamo posti la terribile domanda se al di la' di quello che può considerarsi un semplice carattere di merda non si celi magari una patologia psichitrica.. ma chi ce lo potrebbe escludere? Non ci dice granchè delle sedute con la psicologa, ed io non so se sia deontologicamente corretto chiedere alla professionista, di cui pure ho il recapito ,che idea si è fatto dei problemi di mia figlia... e allora??? Secondo voi posso contattarla per esplicitarle le mie preoccupazioni? Nel caso avesse notato qualcosa che richiedesse un diverso approccio terapeutico dovrebbe informarci o dobbiamo solo subire questa triste situazione che ci sta avvelenando quella che una volta era una tranquilla vita familiare?

10 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno Alfredo, ho letto attentamente la sua lettera, dalla quale traspare tutta la preoccupazione per la situazione che attualmente vive. Mi sento di rassicurarla riguardo la scelta di suggerire a vostra figlia un percorso terapeutico, e anche per quanto riguarda il lasso di tempo che non mi sembra molto lungo, considerando il complesso quadro che lei presenta. Sua figlia è maggiorenne, quindi non credo la collega si senta in dovere di infofmarvi, del resto, la relazione terapeutica è una cosa molto delicata e personale. Non credo si possa parlare di caratteraccio, nè di patologie psichiatriche, almeno da ciò che lei espone, ma di problematiche di ordine psicologico. Dia tempo al percorso di sua figlia, e intanto pensi a se. Mi pare che anche la sua situazione personale sia molto pesante, anche per la gestione del problema di sua moglie, che deve essere stata non facile.

Resto a sua disposizione nell eventualità sentisse la necessità di contattarmi. la saluto cordialmente.

Salve, leggendo attentamente la sua lettera e le problematiche da lei esposte ho il dubbio che il disagio riguardi tutta la sua famiglia e non solo sua figlia...il mio consiglio è di pensare di intraprendere un percorso terapeutico familiare, senza per questo far interrompere il percorso terapeutico individuale di sua figlia con la collega. Le due cose potrebbero anche coesistere e dare risultati migliori. Io credo che il vostro mettervi in gioco (intento lei e sua moglie) possa dare una scossa e quindi invertire la rotta di questo circolo vizioso che pian piano stà logorando le vostre relazioni familiari. 

Spero le sia stato d'aiuto.

Dott. Gennaro Rinaldi

Dott. Gennaro Rinaldi

Napoli

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Gentile Alfredo,

sua figlia è maggiorenne, pertanto la collega non potrà riferirle molto in merito al contenuto dei colloqui ma di certo può contattarla per sapere se ritiene utile un colloquio con altro specialista e se ci sono informazioni di cui la collega può mettervi a conoscenza. 

Le informazioni che Lei fornisce sono tuttavia insufficienti per poter dare un parere personale, ma non escluderei un intervento di psicoterapia familiare per capire le dinamiche disfunzionali che si sono realizzate nella vostra famiglia.

Resto a disposizione per qualunque chiarimento in merito.

Cordialmente

Dott.ssa Ivana Gallo

Dott.ssa Ivana Gallo

Caserta

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Gentile Alfredo,

dalla sua mail si percepisce tutta la sofferenza legata ad una difficile situazione che crea difficoltà di relazione in famiglia.

Leggo dalla mail che da un pò sua figlia ha scelto di farsi seguire da uno psicoterapeuta anche con costanza ed assiduità; credo che questo sia un grande passo avanti ed interferire in questo percorso potrebbe essere deleterio, sua figlia potrebbe sentirsi invasa in uno spazio che con fatica è riuscita a costruirsi ed il rischio potrebbe essere quello di abbandonare la terapia.

Le consiglio di consultare uno psicoterapeuta che possa aiutarla a gestire tutta questa sofferenza che si porta dentro da anni in merito alla situazione di sua figlia, uno spazio solo suo e di sua moglie in cui potere ricostruire, grazie all'aiuto di un esperto, uno clima familiare diverso, fatto di tranquillità e di nuove consapevolezze.

Resto a Sua disposizione,

Cordialmente

Dott.ssa Giuseppina Barra

Dott.ssa Giuseppina Barra

Napoli

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Salve, data la situazione potrebbe provare a contattare la terapeuta dopo averne parlato con sua figlia; consideri che  il terapeuta deve tutelare la riservatezza del paziente (in questo caso sua figlia) e non ha alcun obbligo verso di lei. Suggerirei piuttosto di farvi seguire a vostra volta da un collega che possa offrirvi un supporto più diretto. Cordialmente. 

Buonasera Alfredo... mi dispiace quello che state soffrendo come famiglia e sembra veramente molto complessa la situazione che state vivendo. Prima di tutto dovete sapere che avete tutto il diritto di chiedere a qualsiasi professionista, qualsiasi tipo di risposta o dubbi in relazione al trattamento. Il nostro lavoro prima di tutto e dare piú chiarezza a nostri pazienti. No so che tipo di terapia state facendo, che tipo di indirizzo utilizza la psicologa, ma mi sembra che dovete fare una terapia familiare perché solo insieme potresti risolvere la complessitá della problematica che racconti. Ci sono molte problematiche tutte insieme e per ció credo che il meglio da fare sarebbe fronteggiare come famiglia il problema attuale che presentate. A volte la paura di confrontarsi come famiglia e cominciare a parlare tra di voi con tutto il cuore sembra un compito difficile, ma dopo, col tempo, diventa piú chiaro per tutti e sarete disposti a cambiare insieme e cercando tutte le risorse, di cui sono sono sicura che avete. A volte i cambiamenti attraverso il tempo non sono facili da capire per ognuno dei membri di una famiglia e diventa un gioco di potere e lotta per vedere chi vince, invece di cercare di risolverlo insieme. A volte la mancanza di comunicazione dopo molto tempo, fa si che uno si abitua a non parlare e i problemi col tempo aumentano e diventano impossibili da risolvere. Se volete un'altro parere della vostra situazione, rimango a disposizione. Troverete miei dati in questo sito. Tutto si puó fronteggiare, ma insieme. Individualmente sono si ottengono soluzioni parziali. 

Caro Alfredo,

le rispondo come psicologo e come padre . Sua figlia dimostra quei disagi e vive quei conflitti  che coinvolgono tanti giovani . L'ultima cosa che lei deve fare è cercare di "raddrizzarla", ovvero rimproverarla e dirle cosa deve fare. Lei mi permetterà e mi perdonerà se avanzo una ipotesi, che, pur ritenendola congrua, non ho modo di verificare. La ragazza è arrabbiata se non furiosa. Altro che malattia psichiatrica ! Occorre quindi andare alle radici della rabbia:  esse possono essere molteplici, ma quelle fondamentali si innescano a partire dalla prima infanzia e , poi, da quel nucleo originario, si possono diramare per qualsiasi frustrazione che la vita ci da. Detto ciò , io  mi centrerei sul rapporto di coppia intercorso con sua moglie, anche a ritroso nel tempo, che i figli, inevitabilmente introiettono anche perchè vedono e sentono tutto, e , poi, sul rapporto triangolare, lei-sua moglie-sua figlia . Io sospetto che qualcosa non è andata per il verso giusto, per quel verso a cui un bambino, poi ragazzo, e poi adolescente aspira.  Quindi se "correzione" si deve fare, questa dovrebbe riguardare, in primis,  la sua relazione di coppia specie quando essa è sotto la osservazione di sua figlia e, contemporaneamente,  la relazione duale o triangolare tra i genitori e  lei. Queste correzioni, da individuare, e non è semplice,  valgono, per un figlio,  più di cento psicologi . Lei adesso sta lavorando anche per voi .....non è un peso da poco. Non può essere delegata a farlo. Quindi il mio suggerimento è che siate voi a intraprendere un percorso di chiarificazione di coppia, e di genitorialità.  Mi scusi se sono stato troppo drastico e anche un pò fuori le righe della deontologia di uno psicologo , ma mi consenta di essermi espresso più come padre .........Se mi contatta in privato per darmi la sua impressione sulle mie ipotesi le sarei grato, può farlo dal sito.

Buonasera Alfredo,

leggendo la sua lettera si coglie tutto il disagio legato alla situazione che state vivendo in famiglia. D'altronde, il processo di differenziazione dei figli, a volte attraversa periodi burrascosi dove è necessario ricalibrare tutte le distanze, anche quelle emotive. Sua figlia, probabilmente, sta cercando di differenziarsi da voi pur non riuscendovi ancora appieno per cui in alcuni momenti vi rappresenta le sue angoscianti preoccupazioni attraverso una serie di allarmi ipocondriaci allo scopo di attirare la vostra “sollecita attenzione”, a volte vi fa sfuriate allo scopo di tenervi distanti.

La scelta di un percorso terapeutico, pertanto, sembra essere la migliore. Inoltre, essendo sua figlia maggiorenne non è possibile parlare al terapeuta senza aver preventivamente interpellato e concordato con la ragazza un incontro familiare.

Potrebbe, invece, intraprendere, insieme a sua moglie, un percorso di sostegno psicologico allo scopo di elaborare i vissuti di disagio legati alla fase evolutiva della famiglia.

Siamo a sua disposizione qualora sentisse la necessità di contattarci e cogliamo l’occasione per inviarle i nostri cordiali saluti.

 Solis Associazione

Solis Associazione

Caserta

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Salve Alfredo,

nella sua lettera ci sono tante richieste celate oltre quella di porsi la domanda, se come genitori bisogna attendere il cambiamento barcamenandosi nel silenzio e nel rispetto della privacy terapeutica di sua figlia. Mi permetto di chiarire intanto l'aspetto deontologico di un percorso di psicoterapia intrapreso da un adulto maggiorenne: quando si raggiunge la maggiore età il contratto terapeutico avviene tra lo psicoterapeuta (psicologo o medico specializzato in psicoterapia e iscritto all'albo) e il richiedente di cura, avvalendosi del segreto professionale . Ciò significa che sua figlia non sente di condividere con voi ciò che succede nel suo percorso. La psicologa /psicoterapeuta , anche se chiamata da qualcuno di voi, non può senza il consenso di sua figlia dirvi granchè sugli obiettivi del progetto terapeutico.Quello che potete fare come genitori, è chiedere un appuntamento per voi,per avere almeno delle indicazioni  o per poter spiegare il vostro malessere considerando che condividete spazi familiari. A mio parere, non solo necessita un percorso di psicoterapia individuale per vostra figlia, ma anche un percorso famigliare. Quando un elemento familiare arriva a stare cosi male e a "farla pagare" agli altri componenti familiari, è necessario fermarsi e mettersi un pò tutti in discussione.Un ultimo chiarimento, scegliete sempre professionisti iscritti all'albo (basta verificare sul sito dell 'ordine degli psicologi della  Campania nel vostro caso) autorizzati a esercitare la psicoterapia. Non tutti gli psicologi lo sono, un percorso di psicoterapia profonda atta al cambiamento solo uno psicoterapeuta può farla. Vi auguro un buon percorso, poichè si ha il diritto di stare male e chiedere aiuto ma non si ha il diritto di procurare dolore giustificandosi "malati".

Saluti

Gentile Alfredo, è chiaro, dal Suo partecipe racconto, che si tratta di un problematica non risolvibile a livello individuale, ma soltanto familiare. Solo un approccio sistemico e familiare, che consideri ciascun componente della famiglia nelle sue interazioni ed interrelazioni con tutti gli altri, potrebbe se non sanare almeno migliorare significativamente la drammatica situazione. Una rieducazione psicologica dell’approccio relazionale vigente in famiglia, con una ridiscussione e ricollocazione degli episodi salienti intercorsi ed ancora attivi nel vostro ‘vissuto’ psicologico, potrebbe, presumibilmente, essere una soluzione valida per ristrutturare l’insieme della relazionalità familiare, attualmente patologica perfino nella gestione dei conflitti. Tale approccio potrebbe in tal senso essere adeguato per porre le basi per uno stile relazionale diverso e ben più costruttivo ed efficace all’interno del sistema familiare in crisi. Cordiali saluti.