Comportamento esplosivo

Andrea

Salve, scrivo per sottoporre alla vostra attenzione una situazione comportamentale che riguarda mia moglie.
Da quando la conosco (dall'età di 18 anni ad oggi 44) ha avuto questo "problema" che ultimamente si sta accentuando creando tensioni importanti in famiglia (abbiamo una figlia di 12 anni e una di 8 mesi).
Normalmente è una persona solare, sorridente, apparentemente felice; a volte però per cose anche banali "si trasforma" e sfoga una rabbia incontrollata perdendo completamente il senso della realtà. Recentemente per esempio, dopo avermi chiesto di portare nostra figlia più grande ad una gita di un giorno, al rientro era cupa, non rispondeva, era arrabbiata con me; il motivo? era rimasta sola a casa. Siccome non è la prima volta che accade, alla sua richiesta di portare la grande in gita mi ero premurato di chiederle di partecipare anche lei con la solita risposta negativa giustificata dalla necessità di accudire la bimba piccola. Premetto che anche quando la piccola non c'era riuscire a convincerla ad uscire e frequentare altre persone non è mai stato semplice. Sarebbe meglio dire non è semplice riuscire a convincerla ad adeguarsi o accettare proposte non sue. Il giorno seguente ci trovavamo in un luogo affollato, tornati sull'argomento, ha perso completamente la ragione: urlava (in presenza di altre persone estranee) che lei è sola, che la odiano tutti, che io le voglio rubare le figlie, che non ne può più; in viso era irriconoscibile, violenta, aggressiva. Tornati a fatica a casa dopo ore di miei tentativi di dialogo e di farla ragionare si è calmata. Il giorno successivo, come spesso accade in queste occasioni, è come se non fosse accaduto nulla. Quando le chiedo perché si sia comportata così non ne vuole parlare. Le chiedo: "perché se ti senti in difficoltà non lo dici e non accumuli per poi esplodere come una pentola a pressione?" risposta: "si va bene" ma si ricade nella stessa situazione periodicamente.
In famiglia si è creata una condizione di difficoltà: la figlia più grande, i suoi genitori ed io ci sentiamo come intimiditi; si vive in una condizione che possiamo paragonare al "camminare sulle uova", basta una parola, un comportamento uno sguardo sbagliato per veder "scoppiare la bomba".
L'ho invitata ad andare insieme da uno psicologo, offrendomi di andare io dallo psicologo visto che a suo dire sono la causa ti tutti i suoi problemi (anche se non credo sia così dato che la stessa cosa la dice ai suoi genitori e in passato la causa dei sui problemi era il fratello, poi la cognata, poi la collega, il lavoro e prima ancora la compagna di scuola). Ovviamente la risposta è stata un NO secco, "lei non ha problemi sono gli altri ad averne".
Quello esposto è solo uno degli episodi ce ne sono stati altri, in alcune occasioni l'ho vista anche mordersi le braccia.
Sono molto preoccupato, quando sono al lavoro non sono sereno sapendo che lei è a casa e potrebbe fare del male alle bimbe o farsi del male.
Potete cortesemente aiutarmi a capire cosa fare e come comportarmi? e come convincerla a parlarne con uno psicologo?

Grazie.

5 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno Andrea,

la situazione che racconta deve essere davvero molto faticosa e preoccupante per lei.

Purtroppo, quando si sta troppo male ci si sente così soli da pensare che nessuno possa comprendere il nostro dolore: mi sembra questa la difficoltà di sua moglie all'idea di rivolgersi ad uno psicologo. Inoltre, può essere che sua moglie realmente si senta ferita da comportamenti delle persone che le stanno intorno, ma non sembra in grado di comunicarlo in modo adeguato e attribuisce quindi agli altri l'origine della sua sofferenza. In questa condizione, non è quindi possibile "convincere" sua moglie a rivolgersi ad uno psicologo, finchè non sarà lei stessa a sentirne il bisogno. Questo non significa che non si possa fare niente, anzi. Nella mia esperienza, quando i famigliari di persone in situazioni di fragilità (come è quella che racconta di sua moglie) che percepiscono il malessere si rivolgono loro stessi ad un professionista non con l'idea di "curare" il famigliare, ma di prendersi cura di loro stessi, spesso si hanno dei cambiamenti significativi nella relazione che consentono di raggiungere migliori livelli di benessere.

Insomma: può rivolgersi ad uno psicologo solo chi sta ancora sufficientemente bene per essere in grado di chiedere aiuto.

Nella speranza di esserle stata di aiuto, rimango a disposizione se volesse un ulteriore confronto: mi scriva pure tramite questo portale.

Cordiali saluti.

 

 

Dott.ssa Laura Brambilla

Dott.ssa Laura Brambilla

Como

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Gent.mo Andrea, capisco la situazione drammatica che deve affrontare con sua moglie che, come ha capito anche Lei, è in difficoltà psicologica, in cui gli altri sono un problema che le creano uno stato di agitazione e rabbia.

Secondo me dovrebbe incominciare Lei, Andrea, a consultare uno psicologo o una psicoterapeuta, perchè è Lei che si è reso conto che c'è un problema, un disagio psicologico, e costruire una consapevolezza con sua moglie cercando di "agganciare" sua moglie proprio perché il suo desiderio di curare sua moglie, suo di Andrea, è causato però dal disagio della sua compagna, che è diventato in una certa maniera anche il suo. Magari non è così evidente il mio passaggio... Questo significa costruire, tramite la sua preoccupazione, un desiderio di cura in sua moglie, a cui come sembra, deve voler bene, tanto da farsi testimone del disagio. Certo, dovrebbe fare un passo in autonomia, ma ne vale la pena.

La saluto cordialmente.

 

Buongiorno Andrea, il problema che descrive è serio e la situazione se non trattata rischia di peggiorare. Da un sito come questo non si può dire molto. Penso che l'idea di contattare uno psicologo psicoterapeuta sia la cosa migliore. Se al momento la signora si rifiuta categoricamente ci vada lei da solo e si faccia aiutare a rileggere la situazione con calma per cercare un senso a tutto questo. A volte io provo in seguito a convocare il coniuge resistente chiedendogli di venire per aiutare a capire il comportamento del "colpevole", a volte funziona. Procedendo passo passo. In caso voglia altre informazioni o voglia contattarmi lo faccia pure, ricevo a Monza e Carate Brianza 

Buongiorno,

è evidente che sua moglie soffre di un disagio che è profondo e probabilmente origina da questioni altrettanto profonde e lontane nel tempo. Potrei dilungarmi nell'azzardare ipotesi diagnostiche ed etichette di disturbi della personalità ma in questa sede non sarebbe proficuo.

E' importante però che si faccia lei portavoce del disagio (che peraltro vede coinvolti due minori di cui avete responsabilità): prima di tutto perchè un occhio professionale la aiuterebbe a capire meglio quale sia il disagio di sua moglie, a dargli orientativamente un nome e a leggere quali sono i bisogni psichici profondi che nasconde dietro queste sue modalità così ambivalenti ed estenuanti per voi familiari. E poi perchè così facendo lei romperebbe uno schema relazionale rigido e che non è più funzionale per nessuno e fornirebbe l'occasione per avviare un cambiamento. Sembra che questa donna abbia un bisogno impellente di controllare ciò che sfugge al suo controllo e alle sue aspettative, generando il risultato che vi sentite effettivamente tutti bloccati e impauriti. Di certo questo suo bisogno la fa stare male e ha radici profonde come le dicevo, e non a caso si manifesta con comportamenti molto regressivi e immaturi, tipo dare la colpa a tutto ciò che è fuori di lei. Se ci pensa, dare la colpa al mondo fuori di noi, ci consente a volte di mantenere l'illusione che il mondo dentro di noi sia a posto, e di non dover fare i conti con il sentirsi invece molto fragili. Potrebbe anche esserci qualche componente depressiva legata alla seconda maternità, ma sarebbe tutto da valutare.

In qualche modo sua moglie sta chiedendo attenzione e chiede disperatamente di essere riconosciuta nella sua fragilità. Come marito, dica a sè stesso che non può avere tutti i mezzi per aiutarla ma che è necessario che inizi ad aiutarsi lei stesso con qualche mezzo. Quindi lasci andare il timore di sue reazioni rabbiose e contatti lei uno psicologo (potrebbe poi essere necessario anche un aiuto dello psichiatra...ma andiamo con ordine). Se vuole sono disponibile a incontrarla e a inquadrare con lei la situazione e un piano operativo.

 

Dott.ssa Letizia Sala

Dott.ssa Letizia Sala

Monza e della Brianza

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Buongiorno Andrea,

dalle sue parole traspare sia la preoccupazione che l’amore che lei sente per sua moglie e per la sua famiglia e percepisco la sua difficoltà nel vivere quotidiano e le paure che ne scaturiscono. Come suggerisce, ritengo sia importante ricercare un supporto, sua moglie in questo momento non accetta l’idea di rivolgersi a qualcuno perché evidentemente non è pronta per questo passo. Penso sia necessario per lei chiedersi come sta, cosa sente e prova, è fondamentale che lei si prenda cura di sé stesso prima di tutto. Inoltre un professionista può aiutarla a capire meglio la situazione, quali potrebbero essere le modalità più efficaci per rapportarsi con lei nei momenti di crisi e già di per sé questo potrebbe produrre cambiamenti o permettere a sua moglie di accorgersi delle proprie sofferenze. Vista la convinzione di sua moglie che “lei non ha problemi e sono gli altri ad averne” può provare a convincerla suggerendole che anche se la causa del disagio è fuori da noi un supporto psicologico resta comunque fondamentale per superarlo, qualsiasi sia la causa.

 

 

Dott.ssa Flavia Ilaria Passoni

Dott.ssa Flavia Ilaria Passoni

Monza e della Brianza

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