Ciao Chiara,
qui hai abbandonato per un pochino di tempo “la tua corazza”. Abbandonandola ti sei aperta.
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La considerazione che ho fatto dentro di me, leggendo la tua lettera, è che tu, nel momento in cui ti sei affidata a un’ idea positiva di chi può essere qui a leggerti, sei riuscita a compiere un piccolo “sblocco” e, quindi, a far fluire la narrazione di te e del tuo vissuto, venendo fuori come persona, con le tue difficoltà che constati.
Ma desidero spiegarmi al meglio. Perché spero possa aiutarti ad ampliare le tue riflessioni.
Tu, Chiara, come mai hai rischiato così tanto nell’aprirti qui? Solo perché cerchi una soluzione?
Sì, immagino che la voglia di modificare il tuo stato - che senti attanagliarti - ti abbia attivato a cercarla, ma immagino anche che a darti l’ulteriore spinta a scrivere e a “farti vedere a noi” (proprio tu che temi lo sguardo degli altri e fuggi quello degli altri!) debba essere stato un certo pensiero “buono e fiducioso” (pre-giudizio) sugli psicologi.
Ha senso per te quello ti ho appena detto?
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Proseguo con le mie considerazioni.
Molto spesso le cause del nostro malessere, più che le persone o i luoghi di per sé, sono i nostri pre-giudizi, ossia i pensieri o le opinioni a priori - che abbiamo o ci siamo costruiti – su noi stessi e sugli altri. Essi determinano come effetto una certa rigidità dei nostri pensieri e delle nostre emozioni che poi ci impediscono di entrare in relazione con noi stessi e con gli altri, in modo piacevole, sereno e costruttivo.
La persona non è una realtà rigida, fissa, in quanto l’essere persona implica l’evolversi come persona. La persona implica un processo dinamico.
L’essere persona consiste in quello che sento, valuto, penso, giudico, amo, detesto, credo, spero e in tutto ciò di cui sono responsabile. Tutti questi fattori, che mi fanno persona, dunque, si modificano continuamente. Tranne che io abbia congelato (bloccato) la mia mente e il mio cuore.
Il tuo cuore e la tua mente, Chiara, senti che sono congelati?
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Ti invito a sperimentare parti di te diverse da quelle finora utilizzate. Potresti rischiare di sorprenderti piacevolmente. Ma, per sperimentare diversamente, devi essere disposta ad abbandonare l’idea che il mondo fuori “sia lì pronto a guardarti male!”.
Tu, Chiara, il mondo è così che lo guardi? Tu, quando guardi gli altri, li giudichi male o bene a prescindere?
Rifletti.
Le relazioni si sperimentano, cioè si vivono, e non si possono valutare a priori (cioè non senza aver prima sperimentato). Solo vivendole possiamo scoprire parti di noi e dell’altro che ci piacciono oppure non gradiamo, parti che desideriamo accogliere oppure respingere, parti che vogliamo ampliare oppure limitare. Le relazioni sono fatte di tante sfumature e colori emotivi.
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Chiara, se ti rendessi conto che la paura di provare a metterti in gioco è più forte della tua voglia di cambiare lo stato in cui sei, allora non avere timore a chiedere direttamente un aiuto professionale e lavorare con desiderio, slancio e impegno su di te.
Ti faccio un grande in bocca al lupo!