Come gestire la situazione con questo ragazzo portatore di un grave handicap?

Marco

Salve Ho 28 anni e di recente sono stato contattato da un ragazzo, portatore di un grave handicap sia fisico che mentale, che frequentava con me una delle associazioni scout della mia città. Ai tempi, circa 14 anni fa, si legò particolarmente a me visto che ero l'unico che non lo prendeva continuamente in giro ecc. Una volta uscito dall'associazione non l'ho più sentito, salvo qualche sporadico contatto da parte sua (auguri di Natale o Pasqua), nel quale continuava a dimostrare un certo attaccamento nei miei confronti. Di recente, tramite facebook e whatsapp mi contatta e mi chiede di uscire; io accetto, facciamo una passeggiata e una chiacchierata. Da allora ha iniziato a cercarmi con una certa insistenza, rinnovando le richieste di uscita ecc. Ora, non sono un ipocrita, e dico subito che la cosa mi secca e non poco. Se esco lo faccio solo per pietà della sua condizione di disabile, della sua solitudine e della sua situazione familiare. Dall'altra parte mi vergogno fortemente del mio sentimento di repulsione nei confronti di questo ragazzo, il quale ha tutto il diritto di avere una vita relazionale come qualsiasi ragazzo della sua età. Per quanto mi riguarda, sono una persona abbastanza solitaria, ho pochissimi amici, relazioni familiari buone solo in apparenza, e per 10 anni ho combattuto con disturbi della sfera sessuale, che solo da poco e con enorme fatica sono riuscito a superare, grazie anche ad un percorso psicoterapeutico. Sto ultimando i miei pessimi studi universitari e da poco ho cominciato a lavorare, cercando di prendere una direzione e ricominciare a vivere dopo tutti questi anni di totale sbandamento. Vorrei qualche consiglio su come gestire la situazione con questo ragazzo, questa amicizia del tutto ipocrita da parte mia, senza ferire i sentimenti di nessuno, né i miei, né soprattutto i suoi. Vi ringrazio per la pazienza.

8 risposte degli esperti per questa domanda

Buonasera, 

penso che questa sia l'occasione giusta per aiutare questo ragazzo a non sentirsi sempre "poverino" o "sfortunato" di fronte alla condizione di malattia o disabilità. Spesso vedere ragazzi con difficoltà porta a comportarsi come dei crocerossini in cui l'altro viene sottovalutato o scambiato per una persona da "non ferire".

Io penso che il rispetto per l'altro ci debba essere a prescindere dalla condizione medica. Spesso persone con queste condizioni sono circondate da altre che provano tenerezza o dispiacere per lui, fino a sfociare alla commiserazione. Ciò che lei prova è un disagio legittimo legato probabilmente ad un forte bisogno da parte del ragazzo di avere qualcuno accanto, tuttavia, non è quello il suo ruolo e lei non è tenuto a salvarlo.

Detto ciò, ribadendo il rispetto e la tutela dell'altra persona, le consiglio di parlare in maniera autentica con lui di quello che sente e di quelle che sono le sue possibilità relazionali attuali. Il piacere di essersi visti va bene ma, visto che in questo momento sta passando anche lei un momento importante, è bene che se ne prenda cura.

Questo non è necessariamente un "mai più" ma ogni persona ha dei confini e dei momenti da rispettare, lui ha i suoi e lei i suoi.

In tutto questo non c'è ipocrisia, solo un autentica relazione legata alla sincerità e al rispetto. Sono certa che detto nel modo giusto, verrà capito anche dall'altra persona e finalmente qualcuno lo tratterà come una persona come altre, senza condizionamento di malattia o disagio.

Resto a disposizione

Carissimo Anonimo, mi ha colpito molto la tua mail: possiede un'umanità rara, non-gratuita, e anche sofferta. Per questo ti voglio rispondere. Ed è una risposta che non può contenere indicazioni di tipo pratico, tanto meno consigli. La mia risposta può contenere solo la valorizzazione delle tue parole. Che mi hanno fatto venire in mente Lévinas, i suoi scritti sul "volto dell'altro", che, secondo questo filosofo francese, costituisce la nostra etica. E, quindi, anche il proprio volto, messo di fronte al disagio altrui, che diventa disagio proprio, e, quindi, ci porta a riflessioni sulla propria persona, sul proprio esistere. Che trae benefici, comunque movimento interiore, ma anche oggettivo, da questo tipo di incontro. E l'incontro genera l'ascolto, anche l'ascolto dell'altro da te. e in questo ascolto è anche possibile pensare a una comunicazione, in cui questo disagio che ci esprimi può essere manifestato, narrato. Perché la verità di quel che si è e si prova ha un suo grande valore quando viene comunicata. Il contatto con il reale può generare il cambiamento, la modificazione del reale stesso. Con molta stima

Caro Marco, mi colpisce la sua richiesta che denota grande sensibilità ed attenzione per il prossimo. Credo che la soluzione migliore sarebbe fare compagnia a questo ragazzo quando si sente di farlo e cercare di inserirlo in contesti in cui potrebbe fare altre conoscenze, magari ricercando tra le associazioni, le onlus o le parrocchie del suo territorio, in modo che egli possa trovare la compagnia che cerca.

Spero di esserle stata d'aiuto. Cordiali saluti

Caro Marco,

non si può ignorare che il grave handicap fisico e mentale di quel ragazzo non gli ha impedito di costruire comunque un legame affettivo con te che sembra persistere.

E' apprezzabile il tuo "sacrificio" ma comprendo anche la tua difficoltà e la preoccupazione di essere "pressato" soprattutto se le richieste di incontri che ricevi sono troppo frequenti.

Personalmente penso che dovresti valutare il tuo livello di tolleranza nell'accettare gli inviti che ti arrivano e regolarti di conseguenza.

Nello specifico, se pensi che queste chiamate sono numerose, puoi dire con garbo a quel ragazzo che purtroppo per gli impegni che hai non ti rimane molto tempo libero e puoi accettare il suo invito solo ogni tanto.

Se nemmeno questo per te è sopportabile, non ti resta che dirgli che sei dispiaciuto ma non hai proprio spazi di tempo disponibili.

Cordiali saluti.

Ciao Napoli 28 anni.Io sono Carina e vorrei aiutarti. Credo che sia necessario che tu possa mettere una distanza mentale per primo dal tuo legame di inadeguatezza che hai provato x sicuramente tanto tempo. Quello che ti rendeva insicuro pieno di tanti sentimenti confusi come questo che provi adesso x questo ragazzo. E evidente che sei ancora labile su questo argomento. Affrontare le proprie difficoltà e il grande passo verso la guarigione. Bravo!!!ma ha volte uno che ti ricordi le tue debolezze di continuo e in certi momenti uno specchio di te stesso che non necessariamente devi x forza affronti ora. Magari più avanti. Non sei ultimo essere vivo al mondo.Trovata altri amici facendo il percorso come hai fatto tu. Sereno e allontanati in questo momento non siete in grado di aiutarvi e x di più lui sembra essere negativo x te forza e continua tuo percorso.... Carina. Spero esserti di aiuto.

Egregio signor Marco.

l'alternativa alla consulenza specialistica  personale (sempre molto più efficacie , soprattutto se mirata e personalizzata) è la cosidetta "consulenza psicologica a distanza". L'alternativa è nulla. 

A volte tale consulenza è offerta telefinicamente e a volte tramite email dopo avere ben conosciuto il problema nei suoi particolari.

Cordialità

Salve Marco

mi perdoni ma non ho capito bene se ilsuo percorso psicoterapico è terminato. 

Capisco il sentimenti ambigui che prova verso questa amicizia ma magari ha delle potenzialità e risorse che lei adesso ancora non vede. D'altra parte tutti abbiamo delle disabilità....più o meno visibili.

Lei stesso ci racconta di un handicap del suo amico ma anche di un handicap suo....quello di essere una persona solitaria e taciturna con alcune relazioni solo di apparenza.

Provi a vedere le risorse di questa relazione....e se per caso non ne trovasse provi a parlarne col suo amico in modo sincero e spontaneo.

Mi faccia sapere. Saluti

Gentile Marco, certo non sbaglia ad essere sincero con se stesso, ed a mettere su un piano adeguato i Suoi problemi psicosociali passati e presenti, ma non può naturalmente essere questa la soluzione del problema in questione. È evidente che sussiste un disturbo relazionale, che però, per un’analisi diagnostica fondata, avrebbe bisogno di ben più articolate e approfondite informazioni.  Una rieducazione psicopedagogica dell’approccio psicosociale potrebbe, a quanto pare, essere una soluzione appropriata per ristrutturare, reindirizzare e migliorare le capacità relazionali e psicosessuali. L’approccio A Distanza (online, ovvero via chat), previo consulto telefonico gratuito, potrebbe essere adeguato al caso in questione. Cordiali saluti.